Annabelle

Annabelle quando aveva accettato quell’incarico era cosciente di andare incontro a seri pericoli. Fare il doppio gioco con le forze dell’ordine e il mondo della malavita era un pericolo costante. Ogni volta doveva inventarsi risposte adatte nel caso fosse stata catturata o scoperta. Quella del doppio gioco era un’arte che in pochi potevano permettersi di giocare.

Lei era stata addestrata dal padre, una famosa spia che in tutta la sua carriera non era mai stata scoperta. Lui le aveva insegnato tutti i trucchi possibili per evitare guai, ogni volta che usciva di casa doveva avere già dei piani prestabiliti, risposte pronte e vie di fuga certe.

Spesso qualcuno si era messo alle sue calcagna, ma lei era riuscita sempre a sfuggire semplicemente facendo finta di niente. Camminava tranquilla con la sua borsa vuota o al massimo con cose femminili, i messaggi che doveva recapitare erano già stati distribuiti lungo il percorso e lei man mano li raccoglieva strada facendo.

Oltre a sfruttare la sua bellezza, non indifferente, per tirarsi d’impaccio, lei era esperta in arti marziali e nell’uso di armi di ogni tipo. Quei pochi malavitosi che si erano avvicinati più del dovuto ora non erano più in circolazione, vittime di spaventosi incidenti da imputare a nessuno.

Quella sera con la sua solita borsa scendeva le scale di Montmatre per recarsi ad un appuntamento sul sagrato del Sacro Cuore. Lei portava sempre scarpe morbide con suola di gomma o stoffa dura, dovevano essere pratiche per una fuga e nello stesso tempo non fare rumore nel camminare.

Scendendo le scale udì dietro di lei il rumore di passi, capì subito che qualcuno la stava seguendo, con calma e molto sangue freddo continuò la sua passeggiata senza dare segni di nervosismo, a un certo punto della discesa vide con la coda dell’occhio, spostandosi verso destra, che l’uomo era armato e aspettava il momento propizio per ucciderla.

Lei imperterrita continuò, ma approfittando di un angolo buio perché la lampada del lampione che illuminava la scalinata era rotta, si abbassò di scatto e si nascose dietro la balaustra e il lampione spento. Non passava nessuno in quel momento e appena la sagoma del suo inseguitore si avvicinò al suo improvvisato nascondiglio, lei da dietro gli diede una poderosa spinta che lo fece ruzzolare per la lunga scalinata, arrivò rotolando sugli scalini fino alla fine e là restò immobile per terra con tutte ossa rotte. Quando sarebbe stato ritrovato, nessuno poteva incolpare lei della sua morte. Era un incidente, del resto non c’era nessuna traccia di nessun tipo di arma, mentre lui, invece, aveva un mitra fra le mani.

Anche questa era andata, ma mentre scendeva le venne da pensare: fino a quando potrà andarmi bene? Sarà meglio che cambi aria, domani andrò a fare i biglietti per Rio.

di Lorenzo Barbieri

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