Capitolo 27. I ricordi

Capitolo 27.

I ricordi

«Papà, papà! Non andare via!» agitato e con voce singhiozzante, Shingen pronunciava queste parole mentre dormiva.
«Shingen calmati, sono io, Ikyo. Svegliati…»

Ikyo, piangendo, abbracciava Shingen e tra sé pensava:
«Shingen ma cosa ti succede? Cos’avrai passato in questi anni? Perché non mi hai ascoltata… perché?»

Il calore dell’abbraccio di Ikyo fece risvegliare Shingen che, adirato dal quel gesto, cacciò Ikyo dalla stanza.
Ikyo, alzandosi dal letto, decisa più che mai e con voce determinata ma stanca, pronunciò poche ma chiare parole:

«No! Adesso basta, sono stanca Shingen! Sei ritornato in questa taverna, ora mi spieghi cosa succede, altrimenti sarò costretta a farti andare via per sempre!»

«Credi che non abbia il coraggio di farlo? Di certo non sono tornato perché non avevo altri posti dove poter andare. Sono solo tornato per…»

TOC! TOC!

«Sono Alan. Ikyo tuo padre ha bisogno di te…»
«Alan ti prego, occupati tu delle consegne, io oggi mi sento poco in vena di lavorare.»
«Ma no, va’ pure Ikyo, tanto io sto andando via. Addio piccola…»
Ikyo trattenne Shingen per un braccio senza la minima esitazione e fissandolo negli occhi disse:
«No, tu ora parli… Alan sei ancora lì fuori?»
«Sì Ikyo, tutto bene? Hai bisogno di me?»
«Sì Alan, tutto bene e si, ho bisogno di te.»

Ikyo aprì la porta e, avvicinandosi ad Alan, gli disse:
«Ti prego va’ tu oggi a Sribè e consegna tu a Runa il pane, ricordati di passare dal Signor Davian, ci deve dare dieci monete d’argento.»
«D’accordo Ikyo!»
«Grazie Alan, sei un tesoro…»

Shingen osservava Ikyo, lei si voltò di scatto e disse:
«Ora accomodiamoci e parliamo con calma, forza Shingen, ho la giornata libera.»
«Avevo dimenticato la tua testardaggine ma credo anche io che tu debba sapere alcune cose, potrebbero aiutarci a ricostruire il nostro passato.»

Shingen, giratosi di spalle a Ikyo, guardava fuori dalla finestra stringendo tra le mani un pezzetto di stoffa. Ikyio gli si avvicinò e stringendolo a sé disse:
«Shingen io…»
«Ascolta Ikyio, senza dire nulla, ti prego è già difficile poter ricostruire in poco tempo tutti questi anni e ricordare ciò che già sappiamo non aiuta…»
«Perché poco tempo? Tu sei tornato, abbiamo tutto il tempo che vuoi, possiamo parlare con calma, scambiarci opinioni e ricostruire la nostra vita…»

«Mi dispiace Ikyio ma appena ti avrò raccontato tutto dovrò ripartire, il mio posto non è più qui. Ho viaggiato per tutto il continente di Linde in cerca di risposte e le ho trovate, ora vorrei dare la possibilità alla mia famiglia di riscattarsi nei miei confronti.»

«La tua famiglia, Shingen? Tuo padre è morto, tua madre è stata rapita insieme alla mia… hai sempre affermato che eravamo noi la tua famiglia e ora ci abbandoni per delle persone che forse mentono solo per sfruttare ciò che sei diventato?»

«Ma cosa ne sai di cosa sono diventato? Di chi sono? Da dove vengo?»
«Ho occhi per osservare Shingen e non sei più il ragazzino che è partito dicendomi che avresti fatto di tutto per ritrovare le nostre mamme, sei un guerriero e la gente ne ha bisogno e lo sai bene!»

«Se mi fai parlare senza interrompere potrai capire… Posso continuare o hai altre domande?»

«No, a questo punto continua pure ma non puoi abbandonarmi…»
«Non ti abbandono Ikyio, ma io ho ritrovato le mie origini e devo scoprire ancora molto…
Per quanto riguarda tua madre, non ti devi preoccupare è viva e sta bene, vuole ritornare ma purtroppo il passaggio è chiuso, io giuro che l’abbraccerai molto presto. “Mia” madre è con lei, presto ritorneranno e tu dovrai spiegarle ogni cosa!»

«No Shingen! Ora non puoi pretendere che io stia zitta. Ti rendi conto delle cose che dici? Io sono pietrificata, non vediamo le nostre madri da troppo tempo e tu mi dici che sono vive, che torneranno e me lo dici così, come se tutto fosse normale?»

«Per me è tutto più che normale avendo parlato con loro.»

«Le hai viste Shingen? Perché non le hai portate con te?» domandò piangendo la piccola Ikyio.
«Il passaggio, Ikyio, ricordi? Ti ho appena detto che il passaggio è chiuso… sul monte Iyaron, nella bocca del vulcano c’è un passaggio dimensionale che conduce in un altro, chiamiamolo, mondo; ora questo passaggio è chiuso, io ci ho parlato mentre le creature dormivano, affinché potessi avere la loro fiducia mi sono piegato alle loro abitudini.»

«Passaggi? Creature? Abitudini? Vuoi per favore essere chiaro?»

«Non posso! Tu devi solo credere in ciò che dico e lasciarmi andare, questa volta per sempre, se vuoi salva la tua vita e quella di chi è imprigionato dentro quel vulcano. Sono tornato solo per dirti questo… e ora addio piccola!»

«Shingen, questa volta verrò con te, per sempre …»

«No, tu sei solo una fanciulla, non posso portarti, non potrei difenderti e il patto andrebbe a monte! Ora lasciami passare, tra qualche giorno rivedrai tua madre.»

«E alla tua non ci pensi? E poi so difendermi da sola…»

«Mia madre sa la verità nel suo cuore, tu dille solo che io sono dovuto andare, che il mio posto, purtroppo, non è qui e che un giorno, spero, ci rivedremo.»

«Perché in sogno gridavi? Ti prego Shingen cerca di dirmi più cose, io vorrei capire come faccio a ricostruire?»

«Chiamavo mio padre, se non fosse partito tutto questo sarebbe comunque successo; le creature ci cercavano, lui ha voluto solo evitare a voi una fine certa e si è sacrificato.
Ad Aleran ho conosciuto Taro, un dolce vecchietto che mi ha insegnato l’arte degli autentici guerrieri samurai e mi ha trattato come un figlio.

Al mio ritorno da Iyron purtroppo ho avuto la triste notizia che Lui, il mio dolce no… cioè, scusa, che quel forte e saggio maestro non faceva più parte del nostro mondo. Era morto, lasciandomi la sua fucina e questo prezioso materiale, di cui so le origini ma ignoro ancora che tipo di materiale sia. La sua morte mi ha sconvolto, ecco perché sono arrivato qui privo di forze, non mangiavo da giorni…

Mi ha insegnato tutto ciò che so. Mi ha insegnato a usare la mente e il cuore per sentire l’altro, per sconfiggere gli avversari, mi ha insegnato a procurarmi del buon cibo, mi ha insegnato a trattare bene le belle fanciulle come te e a proteggerle…

Mi ha lasciato un’eredità inestimabile: l’amore e il rispetto. Gli ho promesso che mi sarei preso cura di tutti e tutto, anche della sua cara moglie, che ora andrò a salutare; è una donna meravigliosa forte e coraggiosa, degna e fiera di un uomo come Taro.
Mi ha insegnato a impugnare la grande Elrinhien.

Vedi, questa preziosa spada l’ha forgiata sotto i miei occhi, con un solo pezzettino di questo materiale. È la spada più potente e docile che io abbia mai visto: sconfigge il nemico ma salva la vita di innocenti, è come se sentisse ciò che accade e previene le mosse, inoltre ora posso usarla solo io, lei mi ha scelto come suo unico maestro-guerriero!»

«Io sono sempre più confusa e inoltre ho ricevuto i complimenti del grande “maestro” Shingen… queste sono cose da memorizzare» affermò Ikyio, sorridendo a Shingen, il quale arrossì e disse: «Bé è più che giusto che tu sia consapevole della tua bellezza, tutte le donne dovrebbero esserlo e poi non ci pensa già Alan a farti i complimenti?»

«Ah Ah Ah! Shingen ma guardati, il grande guerriero che arrossisce al cospetto di una bella fanciulla e comunque i tuoi complimenti valgono oro rispetto a quelli del piccolo Alan» disse Ikyio avvicinandosi sempre più a Shingen, mentre gli tendeva la mano sul viso per accarezzarlo.

Lui abbassò lo sguardo, strinse la mano di Ikyo, la salutò e lentamente si allontanò, aprì la porta, scese le scale e uscì “per sempre” dalla sua taverna.

Ikyo iniziò a piangere e rincorrendolo cercò di fermalo ma Shingen non si voltò neanche per guardala un ultimo secondo e sparì nella fitta nebbia.
Ikyo si accasciò a terra e mentre le lacrime scorrevano sul suo volto ripensava alle parole del suo guerriero:

«Anche se lontani ti proteggerò, veglierò sul tuo cammino affinché tu possa continuare a vivere su una terra pura e sarò con te nei giorni bui per riportarti il sorriso.»

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di Annalisa Vozza

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