ColecoVision

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ColecoVision

Conneticut Leather Company era stata fondata nel 1932 ed originariamente aveva venduto prodotti in cuoio alle industrie calzaturiere, poi negli anni 60 si era specializzata nella produzione di piscine per bambini ed infine si dedicò alla commercializzazione di giocattoli come bambole di pezza e hockey da tavolo fino al 1976 anno in cui entrò nel mercato dei videogiochi con il Telstar, una classica console in stile Pong.

Nel giugno 1982 Coleco annunciò il ColecoVision, una nuova console con capacità hardware sia grafiche che sonore superiori a quelle delle due concorrenti che dominavano il mercato, l’Atari VCS 2600 e il Mattel Intellivision, ma ciò che contribuì maggiormente al grande successo commerciale della nuova console fu la felice scelta di includere nella confezione la cartuccia di Donkey Kong, un gioco da sala della Nintendo molto popolare in quel tempo: infatti nel dicembre 1981 in Giappone era stato siglato un accordo commerciale tra Nintendo e Coleco che concedeva a quest’ultima i diritti esclusivi di commercializzazione della versione casalinga di Donkey Kong.

Il grande successo della cosole fu certamente dovuto anche alla disponibilità di molti giochi da sala di grande richiamo tra cui ricordiamo Venture, Lady Bug e Zaxxon. La strategia di Coleco consisteva nel cercare di acquisire diritti esclusivi con le grandi case produttrici di successi da sala che Atari non aveva ancora acquistato e si rivolse soprattutto a Sega, Konami, Universal e Bally.

Putroppo non erano tutte rose e fiori e la Coleco si guadagnò una certa cattiva fama in quanto ci furono parecchi casi di conversioni di giochi annunciate sui cataloghi con tanto di foto in anteprima e poi mai realizzate.

La distribuzione della console e dei giochi in Europa fu affidata alla CBS Electronics che li rimarchiò con il proprio nome.

Le caratteristiche tecniche erano: microprocessore Z80A a 3,58 MHz, 8K RAM, 16K Video RAM, risoluzione video di 256×192 pixel con 16 colori e 32 sprites contemporaneamente, tre canali di suono più un canale di rumore e cartucce ROM da 8, 16, 24 o 32K.

Il ColecoVision non era superiore rispetto ai suoi concorrenti solo in fatto di grafica e suono ma anche in quanto ad espandibilità, un nuovo concetto che veniva introdotto per la prima volta nel mondo delle console casalinghe attraverso l’utilizzo di moduli di espansione. Ne furono progettati almeno tre ma quelli effettivamente commercializzati furono solo due.

Venne anche introdotto per la prima volta il concetto di usare le cartucce disegnate per altri sistemi di videogames tramite l’utilizzo di un modulo di espansione, una caratteristica aggiuntiva che fece preferire ancor maggiormente il ColecoVision ad altri sistemi.

I moduli di espansione furono:

Expansion Module #1: il famoso adattatore per i giochi Atari VCS con il quale era possibile usare la maggior parte delle cartucce disponibili per l’Atari e i joystick Atari direttamente sul ColecoVision;

Expansion Module #2: una base con volante e leva del cambio, un pedale acceleratore e un gioco di corse automobilistiche chiamato Turbo;

Expansion Module #3: fu annunciato con il nome di Super Game Module, un add-on che avrebbe dovuto aggiungere ben 30Kb di RAM e usare speciali cartucce dalla capacità di ben 128Kb… putroppo ad un certo punto venne deciso di non procedere alla commercializzazione neanche di questo modulo ed il progetto venne rimpiazzato da quello che sarebbe poi divenato il computer Coleco Adam.

Atari non apprezzò il tentativo di sconfinare nel suo territorio attraverso l’Expansion Module #1 e non tardò a fare causa alla Coleco ma il tribunale dette ragione a quest’ultima alla quale venne concesso di continuare a vendere i moduli di espansione che divennero molto popolari, ne furono venduti piu’ di 150.000 unità in soli due mesi.

Furono realizzati progetti anche per un adattatore per i giochi del Mattel Intellivision ma furono prodotti solo alcuni prototipi che vennero mostrati alle fiere e purtroppo mai commercializzati.

Sfortunatamente nel 1984 il mercato dei videogiochi che negli anni precedenti aveva vissuto un vero e proprio boom collassò su se stesso anche a causa dei nuovi home computer sempre più potenti e meno costosi con i quali era possibile non solo giocare ma anche programmare.

Tra le vittime ci fu anche il ColecoVision che smise di essere prodotto e venne interrotto anche lo sviluppo di nuovo software. Dal 1982 al 1984 furono vendute qualcosa come 6 milioni di console, un risultato eccezionale che porta il ColecoVision nel novero delle più grandi console della prima metà degli anni 80.

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Febbraio 24, 2016

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