Duccio di Buoninsegna

Siena1260 ca. – 1318 e 1321

Diverse notizie attestano la feconda carriera dell’artista senese: nel 1278 l’Ufficio della biccherna del Comune lo paga per dipingere casse di documenti; in seguito è incaricato di eseguire, secondo l’uso tipicamente senese, alcune tavolette (perdute) destinate a ornare i registri di biccherna. Data al 1285 la Pala di Santa Maria Novella per la Compagnia dei Laudesi, e al 1285 – 88 la grande vetrata per il duomo di Siena. Se è perduta la Maestà della cappella dei Nove nel Palazzo pubblico (1302), ancora si ammira al Museo dell’Opera la grande Maestà del duomo: opera complessa, che tiene impiegato Duccio per tre anni, raffigura sulla parte anteriore la Vergine in trono circondata da angeli in rigorosa simmetria. Considerato a lungo quasi un gregario di Cimabue, Duccio è oggi indagato con occhi diversi, e ritenuto capace di una precoce attenzione alle ricerche tridimensionali del giovane Giotto.

Maestà dei Laudesi, 1285, tavola. Firenze, Galleria degli Uffizi

Dipinta per la cappella della confraternita dei Laudesi nella basilica di Santa Maria Novella a Firenze, come attesta il contratto del 15 aprile 1285, è la prima grande opera conosciuta del pittore senese. Sei angeli ai alti del trono attorniano in simmetria la colossale figura della Madonna, dal volto ancora vagamente enigmatico come quello di un’icona, ma già addolcito da un abbozzo di sorriso.

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