François René De Chateaubriand

Da Milano, lunedì 21 giugno 1803. Lettera al Signor Joubert

Mio caro amico, comincio una lettera senza sapere quando avrò il tempo di finirla. Soddisfazione completa dell’Italia. Voi vi sarete accorto, dal mio giornaletto datato da Torino, ch’io ero rimasto mediocremente impressionato dalla prima vista.

I dintorni di Torino sono belli, ma sanno ancora di Gallia; fatta eccezione dei monto, ci si può credere in Normandia. Torino è una città nuova, ben tenuta, regolare, ricca di palazzi, ma un po’ monotona.

I miei giudizi sono corretti, traversando la Lombardia; tuttavia la simpatia si manifesta lentamente. Il paese ricchissimo nel complesso vi soddisfa, ma solo i particolari vi entusiasmano.

Praterie, che nel verde vincono la freschezza e la finezza dei pascoli inglesi, si alternano con campi di mais, di riso, di frumento; su questi campi s’alzano i vigneti che formano da un palo all’altro ghirlande sopra le messi; il tutto è piantato di gelsi, noci, olmetti, salici, pioppi e lo bagnano fiumi e canali.

Sparsi qua e là, contadini e contadine, con i piedi scalzi e con cappelloni di paglia sulla testa, falciano le praterie, segano i cereali, cantano, guidano coppie di buoi o fanno salire e scendere le barche lungo le correnti d’acqua.

La scena si prolunga per quaranta leghe e cresce d’interesse sino a Milano, centro del quadro: a dritta si scorge l’Appennino, a sinistra abbiamo le Alpi.

Si viaggia assai presto; le strade sono eccellenti; gli alberghi, superiori ai francesi, valgono quanto gli inglesi. Comincio a credere che la Francia, così civile, sia invece un po’ barbara.

Non mi stupisce più lo sdegno che gli italiano han conservato per noi transalpini, visigoti, galli, germani, scandinavi, slavi, anglo-normanni: per essi il nostro cielo plumbeo, le città fumose, i villaggi fangosi debbono essere orribili.

Le città e i villaggi hanno qui ben diversa apparenza; le case sono grandi ed esteriormente nettissime, le strade larghe e percorse talvolta da ruscelli d’acqua viva, in cui le donne lavano la biancheria e bagnano i piccoli.

Torino e Milano hanno la regolarità, la pulizia, i marciapiedi di Londra e l’architettura dei più bei quartieri di Parigi; vi sono anche raffinatezze particolari: in mezzo alle strade, perché il movimento della vettura sia meno violento, si son poste due linee di pietre lisce, sulle quali scorrono le due ruote: così si evitano le asprezze del selciato.

La temperatura è mite: eppure mi si dice ch’io troverò il cielo d’Italia solo al di là dell’Appennino.

François René De Chateaubriand “Viaggio in Italia (1803-1804)”

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