I papiri egiziani

AMON, PTAH E ATUM-RA[1]

I PAPIRI EGIZIANI

La cosmogonia, vale a dire quella branca del sapere che indaga sull’origine dell’universo, ebbe sempre grande importanza presso gli antichi Egizi.

Non esistono, tuttavia, versioni ‘ufficiali’ sulla creazione del mondo ma una pluralità di tradizioni tra di loro eterogenee, sintomo di una cultura religiosa avente origini molto diverse, all’inizio, prima della unificazione politica e culturale dell’Egitto.

I frammenti di papiro giunti sino a noi ci hanno restituito le tre teorie cosmologiche principali, facenti capo alle città sacre di Eliopoli, Ermopoli e Menfi.

 

1.

IL DIO SOLE DI ELIOPOLI

Ra – il dio sole

Alla periferia del Cairo, è possibile rinvenire le rovine della città sacra di Yunu, che Erodoto chiama Eliopoli (la Città del Sole), dove la classe sacerdotale elaborò più di cinquemila anni fa la prima teoria coerente sulle origini dell’universo.

Si narra, infatti, che all’inizio esisteva nell’oscurità un infinito oceano di acque primordiali che gli antichi chiamarono Nu (o Nun).

All’alba dei tempi, scaturì a plasmare gli elementi il creatore dell’universo: questi era Atum (assimilato in tutto e per tutto con Ra, il dio del sole), il quale fece sorgere un tumulo primigenio a forma di piramide e dall’alto della sua visuale contemplò il caos.

Non esisteva il cielo, non esisteva la terra,

creai da solo tutti gli esseri.

Da un mio starnuto nacque Shu,

da uno sputo Tefnut.

 

Il primo atto creativo aveva dunque generato le due divinità più antiche, spesso raffigurate nell’iconografia religiosa come due leoni: Shu (che personifica il Vuoto, l’Aria) e Tefnut (che letteralmente significa la rugiada, l’umidità dell’aria; ma i sacerdoti insegnavano che essa poteva essere identificata anche con l’atmosfera dell’oltretomba).

Dall’unione di Shu e Tefnut nacquero Geb, il dio della terra (nonché personificazione dell’Egitto stesso), e Nut, la dea del cielo. La cosmogonia eliopolitana raffigura spesso la dea del cielo piegata ad arco sopra il dio della terra, divenuto suo marito.

Il mito di Nut e Geb

Dall’unione di Geb e Nut nacquero quattro figli: Iside, Osiride, Seth e Nefti, completando così la genealogia delle nove divinità principali (la famosa Enneade). Successivamente, per volere di Atum, i due consorti vennero separati a opera di Shu, che da allora si frappone tra terra e cielo.

L’Enneade di Eliopoli

Il mito della creazione concepito dai sacerdoti di Eliopoli a questo punto si ricollega ad un altro ciclo mitico dell’antico Egitto, originatosi nella zona del Delta del Nilo e precisamente nella città di Menfi: quello della sovranità.

Secondo la tradizione, fu Osiride a ereditare il diritto a governare il mondo in quanto primogenito di Geb e Nut. Egli prese in sposa la sorella Iside e questo costituì per millenni il modello di regalità di tutto l’antico Egitto (i faraoni erano infatti soliti prendere in sposa una loro sorella).

Durante il regno di Osiride, le terre del Nilo prosperarono anche perché il dio era in grado di plasmare e modellare gli elementi a beneficio del paese.

Quel periodo così felice, tuttavia, venne sconvolto a causa della usurpazione dell’antagonista di Osiride, il malvagio dio Seth: questi squarciò il ventre di Nut e diede inizio ad un periodo di violenza e di caos; poi rivolse la sua ira nei confronti del fratello, che prese a tormentare in tutti i modi, giungendo infine ad ucciderlo presso il fiume Nedyet. Seth divenne così il sovrano assoluto dell’Egitto e associò al trono la sorella Nefti, che prese in moglie.

Mentre Seth governava con crudeltà e violenza, i lamenti struggenti della bella e sfortunata Iside, vedova del defunto sovrano, echeggiavano per tutta la terra; mossa a pietà per il dolore della sorella, Nefti si mise alla ricerca del corpo di Osiride, per potergli dare almeno una degna sepoltura.

Si narra, a questo punto, che Iside e Nefti riuscissero a ricomporre il cadavere del dio, che Seth aveva fatto crudelmente a pezzi, nella città di Abido; le due sorelle avvolsero Osiride nelle bende ponendo in essere per la prima volta quel processo di mummificazione che divenne poi tipico della cultura funeraria egiziana.

Il dio Osiride discese quindi nel Duat, il regno degli inferi, dal quale egli regna ancora come Signore dell’Oltretomba.

Osiride

Poco prima di ultimare il rituale di sepoltura, tuttavia, la dea Iside fece uso dei suoi grandissimi poteri magici per far risorgere l’alito della vita (sia pure per un attimo) nel suo sposo. Quanto basta per concepire con lui un figlio destinato un domani a riprendere il trono ingiustamente usurpato da Seth.

Il figlio di Iside e Osiride fu quindi Horus, il dio falco, fondatore della dinastia dei faraoni d’Egitto. Raggiunta l’età adulta, questi dichiarò guerra allo zio e lo affrontò in una serie di sanguinose prove e battaglie a seguito delle quali Horus uscì sempre vincitore.

Nonostante gli inganni di Seth (che sfiderà il nipote prendendo ora le sembianze di un ippopotamo, ora di un coccodrillo, ora di altro animale), Horus continuò a perorare i propri diritti di legittimo erede al trono davanti agli antichi dei.

Alla fine, l’Enneade rese giustizia al figlio di Osiride, cui venne assegnata la sovranità totale di tutto l’Egitto. Lo zio usurpatore e i suoi seguaci vennero esiliati ma non uccisi poiché Seth era sotto la protezione del dio Ra.

Horus associò al trono la regina madre Iside (nota, a questo punto, anche come Hathor) e cinse per la prima volta la doppia corona, simbolo di regalità nell’Antico Egitto.

 

[1]    Tratto da HART, Miti egizi, Milano, Mondadori, 1994.

2.

PTAH DI MENFI

Dio Ptah

Il dio Ptah era una delle divinità principali di Menfi, la più antica capitale dell’Egitto; questi viene presentato dai testi sacerdotali (tra tutte, la Pietra di Shabaka) come dio creatore, supremo artefice e demiurgo (e, in quanto tale, anche protettore del genio creativo e degli artigiani).

Secondo il clero di Menfi, Ptah era il tumulo primigenio sorto all’origine del tempo ed era per questo chiamato Ta-tenen, che in antico egizio significa “la terra che è diventata distinguibile”, ossia tutto quanto è derivato dal caos primordiale (Nu).

Ptah diede quindi vita agli altri dei, compreso Atum e tutte le altre divinità dell’Enneade di Eliopoli per mezzo del cuore e della lingua. Egli è perciò presente nel cuore e nelle bocche di tutti gli dei, di tutto il bestiame e di tutti gli esseri che vivono.

La concezione della creazione ad opera di Ptah è in verità assai singolare: il potere della sua parola era tale che tutti gli esseri mortali ed immortali vennero in essere solo pronunciandone il nome. In pratica, per la prima volta nella storia del mondo il principio primo della creazione è visto come un principio intellettuale, la mente è la causa del mondo materiale.

Nessuno è in grado di stabilire quanto le culture successive siano debitrici del patrimonio dei sacerdoti di Ptah; certo è che i papiri di Menfi ricordano in maniera troppo evidente la dottrina greca del Lógos (il Pensiero Razionale che permea il mondo, citato da Eraclito e dagli Stoici) nonché il celeberrimo passo del Nuovo Testamento:

In principio era il Verbo

e il Verbo era presso Dio

e Dio era il Verbo.

Egli era in principio presso Dio.

Tutto è stato fatto per mezzo di Lui; e senza di Lui

niente è stato fatto di ciò che esiste.

In Lui era la vita;

e la vita era la luce degli uomini. [1]

            I sacerdoti di Menfi discettavano altresì sulla natura del Lógos di Ptah, discutendo se questo avesse pianificato o meno il destino dell’universo: ma se la religione egiziana avesse sviluppato una vera e propria teoria della predestinazione, purtroppo non siamo in grado di dirlo.

 

[1]    VANGELO secondo GIOVANNI, I, 1-4.

3.

L’ OGDOADE DI ERMOPOLI

Rappresentazione dell’ Ogdoade di Ermopoli

Vicino all’odierno villaggio egizio di al-Ašmūnayn, si trovava la città chiamata dai Greci Ermopoli, nell’antichità fu il maggior centro di culto di Thot, il dio della sapienza che trasmise agli uomini il segreto della scrittura e dei geroglifici (per questo venne identificato con il dio greco Hermes e chiamato Ermete Trismegisto, cioè “tre volte grandissimo”).

Proprio dalla città di Ermopoli proviene una delle grandi visioni cosmogoniche dell’antico Egitto.

Secondo il mito della creazione dell’Ogdoade (letteralmente: otto dei), l’originaria essenza dell’universo non era costituita dal solo Nu, ma da otto divinità che vivevano assieme in un perfetto equilibrio all’interno della melma primordiale:

Nu e Haunet (le acque primigenie), Heh e Hauhet (la forza dell’acqua), Kek e Kauket (l’oscurità), Amon e Amaunet (il dinamismo occulto); ciascuna delle quattro coppie è costituita da un principio maschile, raffigurato in forma di rana (Nu, Heh, Kek e Amon), e da un principio femminile, raffigurato in forma di serpente (Haunet, Hauhet, Kauket e Amaunet).

L’equilibrio tra questi otto poteri elementari venne rotto dalla interazione tra le divinità: ci fu un’enorme esplosione da cui sorsero il sole, la terra e tutti gli esseri mortali ed immortali. Secondo i sacerdoti di Ermopoli, dunque, l’Ogdoade precede l’universo e ne rappresenta il principio primo: da essi derivarono Atum, il sole, e l’Enneade.

Successivamente, tre coppie dell’Ogdoade si estra-niarono dal processo creativo dell’universo, rimanendo immutabili ed impassibili, mentre la quarta (Amon e Amaunet) ne divenne parte integrante.

Durante il Nuovo Regno, i sacerdoti di Tebe (la nuova capitale dell’Egitto) esaltarono la figura del dio Amon, che viene visto sempre più come demiurgo e creatore nonché come una entità trascendente che esiste al di là del cielo e del più profondo degli inferi.

Se nel mito di Ermopoli Amon è solo uno degli elementi della Ogdoade, nella cosmogonia tebana egli diventa “colui che si nasconde”, un mistero la cui essenza è inconcepibile.

Come essere trascendente, Amon esiste prima di ogni altra sostanza: una volta emerso da un non meglio definito uovo cosmico, egli crea la materia primitiva e l’Ogdoade di cui è comunque parte divenendo così “il Primo che fa nascere i primi”.

Amon è anche l’impulso che dà inizio a quella esplosione creativa dell’intero universo. Sotto questo profilo, secondo alcune versioni, tutte le divinità (inclusa l’Enneade) non sarebbero altro che proiezioni di Amon, che però nella maggior parte dei casi è associato al dio sole per cui non è infrequente l’appellativo di Amon-Ra.

Successivamente, Amon avrebbe creato il dio Khnum, raffigurato con la testa di montone, cui viene conferito il potere regale sulla terra; nella cosmologia tebana, è Khnum il creatore degli uomini e di tutte le specie animali nonché il capostipite della stirpe dei faraoni, i reggitori dell’antico Egitto.

di Daniele Bello

Novembre 21, 2017

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