Il Drago di Cracovia

Concludo il mio rapido ‘excursus’ mitologico con una favola tratta dal folklore della cultura slava; anche questa storia, ovviamente, ha dietro un aneddoto che mi fa piacere raccontare per sommi capi.

Diversi anni fa decisi di raggiungere la Polonia con un folle viaggio in pullman e durato quasi ventiquattro ore; giunto a Cracovia rimasi particolarmente colpito dalle bellezze di quella città; acquistai un libro di fiabe popolari e un drago di ‘peluche’ per mio fratello, che allora aveva poco meno di due anni.

Ricordo ancora la faccia sorridente che fece quando glielo regalai al mio ritorno e l’orgoglio con cui lo portava in giro (all’epoca il pupazzo era alto quasi quanto lui) sussurrando quella parola difficile: “Dhaago! Dhaago!”. Questo racconto è dedicato a mio fratello Massimiliano.

Il Drago di Cracovia

Tanto tempo fa, quando le grandi città non erano state ancora edificate dagli umani e dai giganti e il solco degli antichi sentieri non era stato tracciato dal passo degli abitanti del nostro mondo, ancora quasi totalmente disabitato, alcuni dei nostri antenati vivevano in una terra brulla ed inospitale, funestata dal vento e da un clima ostile che rendeva ardua la sopravvivenza: ma era la loro patria e come tale essi la amavano e la cantavano nei loro inni.

I nostri predecessori la chiamarono Sarmazia o Polonia e ci raccontano che all’inizio la popolazione era nomade e viveva di caccia e di pastorizia; i più coraggiosi avevano fatto della vita a cavallo la propria ragione di vita, vivendo in simbiosi con quell’animale che veneravano come l’amico più fidato.

Il rapporto con il proprio cavallo era di fondamentale importanza anche per gli adepti della prestigiosa casta dei guerrieri: questi riuscivano ad avere sempre ragione del loro nemico travolgendolo con micidiali cariche guidate da squadre compatte di uomini armati di arco, lancia e spada.
Alcuni storici sostengono addirittura che i Sarmati sarebbero i veri progenitori degli antichi Cavalieri, che sono stati protagonisti di tante storie e leggende popolari, sopravvissute sino al giorno d’oggi.

Con il passare dei secoli, tuttavia, parte della popolazione rinunciò al nomadismo per dedicarsi alla coltivazione dei prodotti della terra. Una piccola comunità decise di stanziarsi ai piedi del colle di Wavel, presso il fiume Vistola, fondando il villaggio di Krakow (Cracovia).

Con il trascorrere del tempo, divenne una città fiorente che visse il periodo di massimo splendore durante il regno del Principe Knak, che elargiva benessere ai suoi sudditi dall’alto del suo castello edificato sul Wavel.

Un triste giorno, tuttavia, un orribile mostro apparve dalle cave sotterranee che si celavano al di sotto delle fondamenta del maniero: un drago sputafuoco dalle fauci enormi e dalla pelle coriacea ricoperta di scaglie di ferro.

Il drago imperversava tutte le notti, devastando la città e le campagne circostanti con il suo soffio portatore di morte e divorando i malcapitati che incontrava sul suo cammino.

Il Principe Knak, ormai troppo vecchio per affrontare il mostro, aveva promesso metà del suo regno e la mano della propria figlia in sposa a chiunque fosse riuscito a liberare la città da quell’incubo.

Molti furono gli eroi e i cavalieri che tentarono l’impresa, ma tutti morirono miseramente senza riuscire neppure a scalfire il drago: la sua armatura di scaglie lo rendeva pressoché invulnerabile contro lance, spade, asce e frecce, mentre le fiamme che fuoriuscivano dalle sue fauci erano letali per tutti.

Le ossa dei guerrieri caduti, sparse sul limitare della tana del mostro, erano un orribile monito per chiunque osasse solo sperare di sfidarlo.

Il caso volle che un giovane ed astuto ciabattino, di nome Dratewka, concepì per primo l’idea di combattere il drago facendo uso non della forza, ma dell’astuzia.

Questi decise di immolare un grasso montone e, una volta estratte le interiora, di farcirlo con grosse quantità di zolfo; poi avvolse l’animale con la sua stessa pelle in modo tale che, agli occhi del drago, potesse sembrare ancora vivo e lo collocò proprio davanti alle cave sotterranee del Wavel.

Il drago si risvegliò dal suo sonno e, appena uscito dalla tana, vide un animale ben pasciuto, apparentemente intento a pascolare; in un attimo, il mostro lo ghermì e lo divorò avidamente in pochi bocconi.

Ben presto, però, il drago cominciò a sentire un bruciore di stomaco, che cresceva via via con il trascorrere del tempo. Tormentato dal dolore e da una terribile sete, il mostro si precipitò verso il fiume Vistola e cominciò a bere enormi quantità di acqua per placare quella insopportabile sensazione che sentiva dentro le viscere.

Il drago beveva e beveva senza posa, ma non riusciva a placare il suo dolore; alla fine, il suo stomaco si riempì d’acqua in quantità inimmaginabile.

All’improvviso, una terribile esplosione squarciò il cielo della città, terrorizzando gli abitanti; il Principe Knak e tutta la popolazione di Krakow accorsero per vedere cos’era mai successo e una scena incredibile si parò loro davanti: di fronte al ciabattino Dratewka giaceva il corpo dilaniato del drago, che aveva bevuto così tanta acqua sino al punto di esplodere.

Dratewka sposò così la figlia del Principe Knak e, alla morte di quest’ultimo, divenne il reggitore di Krakow, che tornò al suo antico splendore.

Gli abitanti, tuttavia, non vollero scordare i tempi in cui erano stati funestati dal drago, che divenne da allora in poi il simbolo della città e venne esposto in tutti i vessilli e i blasoni del principe regnante.

Gennaio 31, 2017

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