La mucca Gigia

La  mucca Gigia

C’è una mucca di nome Gigia nella fattoria del vecchio Leopoldo.

In realtà, di mucche Leopoldo ne ha tante, ma la Gigia è unica e davvero speciale!

La comprò qualche anno fa al mercato del paese; quel giorno, Leopoldo non era là per acquistare mucche ma, appena la vide la volle per sé perché capì subito che era diversa da tutte le altre.

Per averla non dovette nemmeno trattare sul prezzo,  non ce ne fu bisogno, il proprietario non chiedeva che pochi spiccioli in cambio.

A Leopoldo parve un po’ strano, ma ormai se n’era già innamorato, senza chiedere niente pagò il dovuto, le comprò un bel campanaccio colorato, glielo mise al collo.

Lei si guardò in un vecchio specchio che vendeva un rigattiere e si piacque così tanto con quella bella collana che ricambiò Leopoldo con una musata di riconoscenza, poi si allontanarono tutti e due camminando piano come una vecchia coppia di sposi facendosi largo tra la folla e le bancarelle.

Arrivato alla fattoria e condotta Gigia al recinto insieme alle  altre mucche, Leopoldo sorridendo se ne andò nell’orto a raccogliere zucchine e cipolle per la sua cena.

Era un uomo schivo lui, di poche chiacchiere e molta fatica, di rado lo vedevi allegro, ma quel giorno gli si era stampato un sorriso sulla faccia che non riusciva a capire nemmeno lui.

Verso il tramonto, dopo aver cenato, felice e contento tornò al recinto per portare tutte le mucche a dormire nella stalla al tepore fra morbide balle di fieno.

Quando fu il turno di far uscire Gigia però, gli fece capire che lei non ci voleva andare nella stalla, non le girava nemmeno nell’anticamera del cervello di starsene al chiuso con quel bel cielo che cominciava a riempirsi di stelle e quella bella luna piena!

Leopoldo provò a spingerla, la tirò per le corna, la sgridò, la minacciò addirittura di riportarla al mercato se non gli avesse obbedito, ma la Gigia aveva infilato le zampe nel terreno e lo guardava minacciosa puntandogli le corna contro il petto.

Alla fine Leopoldo si dovette arrendere.

“Stattene qua fuori!” le urlò allora arrabbiato ma pur senza riuscire a strapparsi dalla faccia il sorriso “Però non voglio sentire un fiato se avrai freddo, stupida d’una vacca!

Voglio proprio vedere quanto resisterai qua fuori solo con il cielo per coperta!”

Fece per richiudere il recinto ma lei glielo impedì poi, dolce dolce, gli sfiorò la guancia col suo grosso muso e gli diede un bacio. Leopoldo le strofinò la mano sulla groppa, si voltò e se ne andò a rigovernare le altre mucche.

Gigia rimase a guardarlo finché non richiuse la porta della stalla, varcò la soglia di casa, si richiuse la porta alle spalle e spense la luce, solo allora oltrepassò lo steccato e si allontanò trotterellando fino in cima alla collina da dove si vedeva il mare.

Ferma col muso rivolto alla luna aspettando che accorgesse di lei e le desse il segnale per poter volare, spiegò le sue ali invisibili, fece qualche altro passo e si lanciò nel vuoto.

Dopo una capriola in volo che la fece restare per un bel tratto a zampe all’aria e il cuore in gola, trovò l’assetto giusto e volò sulle piccole onde spumose colorate d’argento.

Era proprio buffa la Gigia mentre, così grande e grossa, sorvolava il mare!

Volteggiò felice per tutta la notte, fino al canto del gallo. Al terzo chicchirichì dette un bel colpo d’ali per riprendere quota e planò sull’erba fresca di rugiada in cima alla collina.

Prima di tornare al recinto fece un breve inchino alla magica luna per ringraziarla di quella magia, lei socchiuse gli occhi e diventò trasparente per fare posto al sole.

Nessuno conosceva il suo segreto oltre la luna, il mare le stelle e qualche uccello notturno, ma tornando al recinto alla luce dell’aurora pensò che un giorno lo avrebbe rivelato al suo Leopoldo per esprimergli tutto il suo amore.

“Sì, glielo dirò prima o poi e, magari, lo porterò anche in groppa sulle onde del mare!”

Come tutte le mattine, anche quel giorno Leopoldo si era alzato di buon’ora per mungere le mucche e, andando alla stalla aveva notato che la Gigia non era più nel recinto.

Se si fosse trattato di Agostina o Claretta o qualsiasi altra sua mucca si sarebbe di sicuro preoccupato, la sarebbe andata a cercare nel bosco e fino in cima alla collina e l’avrebbe chiamata a squarciagola… non lei, non la Gigia!

Senza sapere perché sorrise ancora e decise che non gl’importava un fico secco di sapere perché gli si era stampato quel sorriso sulla faccia, per la prima volta si sentiva felice e leggero come non lo era mai stato in vita sua e tanto gli bastava.

di Vespina Fortuna

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