La sciamana – parte 2 di 4

LA SCIAMANA parte 2 di 4

La mattina dopo passò per l’università per prendere degli appunti sulla lezione che era stata fatta il giorno prima e che lui aveva saltato proprio per seguire la ragazza.

Era in segreteria quando udì una voce cristallina che parlava nella sua lingua, finora non ne aveva incontrata nessuna. Si affacciò dalla porta aperta, la segretaria non c’era e lui era dentro in attesa.

Dallo spiraglio della porta vide la misteriosa ragazza che parlava animatamente con alcuni studenti. Vederla in Università fu una piacevole sensazione. Incontrarla lontano da dove si erano incontrati sembrava essere un segno del destino. Lasciò perdere gli appunti e uscì di corsa per andarle incontro.

“Ciao, non sapevo che frequentavi anche tu questa scuola, allora ti ricordi di me? Sono Manuel ci siamo visti ieri vicino a Mc Donalds, stavamo parlando poi sei scappata all’improvviso”.

“Prego – fece lei con uno sguardo sorpreso – mi dispiace non credo di averti mai visto. Io di norma non vado da Mc, ti sarai confuso con un’altra”

“Non è possibile, ci siamo visti due volte ieri e anche l’altro ieri, posso dirti anche che vestiti indossavi. Un paio di pantaloni rosa e una blusa a fiori con un fermaglio a forma di condor”.

“Senti -rispose lei seccata- se è un nuovo sistema per attaccare bottone devo dirti che perdi tempo, non m’interessano questo tipo di storie, e poi sono impegnatissima con gli studi devo finire presto e tornare al mio paese”.

“Si lo so, sei messicana me lo hai detto tu proprio ieri”.

“Non è vero, come vedi ti sbagli io sono cilena, di una zona interna, lontano dalla capitale. Adesso se non ti dispiace dovrei andare, se studi anche tu qua dentro forse c’incontreremo ancora”.

“Scusa, solo un’altra domanda, conosci quel negozio di orologiaio che è proprio di lato al Mc? Te lo chiedo perché io vado tutti i giorni a studiare i comportamenti dei giovani americani e ti ho visto uscire da quel negozio. Sai sto facendo una tesi sulle superstizioni e fenomeni paranormali, il corso tenuto dal professor, Jean Luc  Bernard”

“Questa è bella, – esclamò lei accennando un sorriso- mi sono iscritta da una settimana allo stesso corso e ancora non ti ho visto una volta a seguire la lezione, che fai studi da lontano?”

No, queste le ho già studiate e allora preferisco come ho appena detto lavorare sul campo. Mi metto di fronte alla paninoteca e osservo i clienti. Come ho detto ti ho visto per due giorni di fila, è impossibile sbagliare, sei un tipo che non passa inosservato. E poi anche se a monosillabi mi hai anche parlato, abbiamo avuto uno scambio di battute. Ti posso assicurare che non sono matto e che non voglio agganciarti. Il motivo che mi ha spinto ad avvicinarti sta proprio nel fatto che il tuo comportamento quando ti ho incontrato al Mc mi ha incuriosito molto e vederti qui a scuola è stata una vera sorpresa.”

“Così secondo te io sarei venuta al Mc sono entrata e poi sono uscita dalla bottega dell’orologiaio?”

“Esattamente, questa è quanto è successo, capirai da sola che è alquanto strano, non trovi?”

“Beh se fosse vero avrei di che preoccuparmi, ma io sono sicura di non essere mai venuta dove dici tu, vedi io sono una tradizionalista e quasi vegetariana, entrare in quel posto che puzza di carne ancor prima di entrare mi fa schifo.”

Possibile che quella ragazza insisteva nel dire il contrario quando lui l’aveva vista più che bene?

“Senti – replicò Manuel che stentava a reprimere la sua irritazione possibile – allora io sarei un bugiardo o un visionario?

Ti dico per l’ennesima volta che ti ho vista bene e, posso aggiungere che la cosa strana era che sembravi come in trance; sai quando si è ipnotizzati… camminavi come uno zombie. Ci deve essere un mistero sotto e io intendo scoprirlo.

Se vuoi anche per tua curiosità, puoi darmi una mano, potrebbe essere una buona storia per i nostri studi in comune non trovi?”

A queste parole la ragazza rimase per un attimo interdetta, a vederlo quel giovane non sembrava un tipo svitato, se insisteva in quella versione voleva dire che era sicuro di sé, a quel punto la cosa diventava interessante anche per lei.

“Allora dimmi Manuel, così hai detto di chiamarti vero?”

“Certo, però ancora non so come ti chiami tu”

“Ah scusa non mi sono ancora presentata, io sono Francisca e come ho detto prima vengo dal Cile.

Allora, mi stavi dicendo che mi hai vista per due volte nello stesso posto e sei sorpreso dei fatti accaduti, pensi che qualcuno possa avermi drogata o ipnotizzata?”

“Proprio così, confermo tutto e aggiungo che proprio il tuo comportamento da trance mi ha insospettito. È difficile a credere che uno entri in un Mc ed esca dal negozio di un orologiaio. Ci deve essere qualcosa che non sappiamo e che potrebbe essere pericoloso per te. Inoltre c’è anche un altro particolare curioso.

Quando ti ho fatto delle domande eri seduta vicino a me sulla panchina e tu a un certo punto mi hai risposto in una lingua a me sconosciuta. Hai detto delle parole, non tante, ma erano incomprensibili, una lingua mai sentita.

Ho cercato di ricordarle ma sono riuscito a trascriverne solo qualcuna, così a orecchio, ecco guarda – dicendo questo trasse dalla tasca il taccuino e lo mostrò alla giovane che lo stava ascoltando con molta attenzione – tu magari ci capisci qualcosa di più di me!”

“Fammi vedere, queste sembrano lingua maya, lo so perché sono stata un paio di volte a Machu Pichu e sulle pareti c’era una sequenza di parole uguale a queste. Si, posso dire che sono in lingua Maya, e tu mi stai dicendo che io ti ho risposto con queste?”

“Te lo posso giurare del resto me le sono segnate, io non avevo idea di cosa potessero essere.”

“Strano, davvero strano – disse lei pensierosa – credo che dovremmo indagare, hai qualche idea di come fare?”

“Al momento non so, se restiamo insieme possiamo mettere giù un piano d’azione. Ritengo che la prima cosa da fare sia tornare e prestare molta più attenzione a tutti i passaggi. Tu entri e io ti seguo a vista, e cominciamo a vedere come succede che ti ritrovi nell’altro negozio.”

“Si, sono d’accordo, per cominciare a capirci qualcosa è l’unica cosa da fare. Non credo che ci possano essere dei reali pericoli, se come dici è già successo due volte e sono ancora viva, penso che una terza volta non dovrebbe causare danni.”

“Su questo ho qualche dubbio, Francisca, se c’è un mistero e quelli si accorgono che sappiamo, la cosa potrebbe diventare complicata, non trovi? Non voglio che tu debba correre dei rischi inutili.”

“Hai scatenato tu questo mistero e ora ti vuoi tirare indietro?”

“No di certo, voglio scoprire il mistero, ma senza farti correre rischi, se possibile.”

“Dai, falla finita, ormai siamo in ballo e a me piacciono le avventure. Piuttosto come facciamo, io abito qui al campus e tu?”

“Io ho un appartamentino a Londra, è piccolo ma comodo. Tanto non vengo tutti i giorni qui a studiare, solo una volta a settimana, per il resto sono in città, se credi di poter accettare la mia ospitalità puoi trasferirti da me, così siamo vicini al luogo dell’indagine e ci faremo compagnia. Questo lo dico senza secondi fini, puoi credermi, al momento fra lo studio e questo mistero non ho la testa per altro.”

Lei lo guardò con un sorriso divertito, si vedeva che il ragazzo era timido e che nel dire quelle parole era quasi arrossito. La sua proposta non era niente male, restare all’interno del campus con gli insegnanti vicini ad ogni passo e con gli orari rigidi non era proprio una situazione divertente, vivere a Londra liberi da occhi severi era tutta un’altra cosa.

A guardarlo Manuel non era poi tanto male, un bel giovanotto, serio e anche timido quel tanto da poterlo gestire con facilità. Sorrise ancora di più apertamente e rivolgendosi a lui con un gesto di amicizia gli gridò in faccia:

“E sia! Mio bel cavaliere, accetto la tua proposta, se dobbiamo indagare su questo mistero sarà meglio restare nei paraggi. Dai adesso accompagnami a prendere le mie cose, così dopo ce ne andiamo subito a casa, ci sistemiamo e poi studieremo il piano d’azione.   Sei sicuro di avere spazio a sufficienza per un’altra persona? Non vorrei dormire subito nel tuo letto.”

“Cosa dici? – esclamò piccato Manuel – non sono così sfacciato, tranquilla il posto c’è”

“Allora cosa aspettiamo? Andiamo, il mistero ci attende!”

CONTINUA…

di Lorenzo Barbieri

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