L’acacia e il gatto colorato

C’è una grande acacia nella scarpata sotto la nostra casa, uno dei pochi alberi che sono riusciti a crescere su queste aride colline. Ha affondato le sue radici trai sassi e a fatica tende le sue foglie al vento.

‘Che ne pensi?’ le ha chiesto il gatto colorato, ‘che ne pensi, amica mia, di questa storia?’

Di quale storia parli?’ le rispose l’acacia, ‘della storia di questi tre gattini che giocano tra le mie radici, della storia di questa casa che non mi permette più di vedere il tramonto o della storia di questa vallata che brucia inesorabilmente, di quale storia parli?’

Di questa storia: che mi tocca portare a spasso tutte le sere un’umana al guinzaglio, non ti sembra una cosa strana?’

‘Certo che è una cosa strana, ma gli umani fanno spesso cose strane: passano la loro vita a tirare legami con altri esseri umani, con animali, piante, luoghi, persino oggetti cercano sempre di legare a se’ ciò che gli sta intorno fino a non potersi più muovere. Passano la loro vita come un ragno su una ragnatela.’

‘Più che un ragno su una ragnatela, io direi una mosca su una ragnatela’

L’acacia sorrise.

‘Dimmi acacia, tu pensi siano felici?’

L’acacia rise.

‘Tu sei felice?’

Il gatto colorato ci penso’ su un po’ e poi rispose: ‘si. Io sono sempre felice tranne quando entra il gatto senza l’orecchio a casa mia. E tu sei felice?’

‘Si, io sono felice tranne quando il fuoco sfiora i miei rami’.

‘Allora anche gli umani saranno felici tranne qualche volta.

‘Amica mia, se chiedi ad umano se è felice ti risponderà che è stato felice quando o che sarà felice se’

‘Quindi non sono mai felici. Ecco perché passano la loro vita a legare a se’ il resto del mondo: sperano così di legare a se’ un po’ di felicità’

L’acacia perse il suo sguardo nel tramonto nascosto dalla casa e  il gatto colorato si girò verso la sua umana, la guardò con i suoi immensi occhi verdi e ancora una volta le donò un po’ della sua felicità.

Tratto dalla pagina Fb Saffolina Saffolina, con racconti, avventure e miagolii della gatta Saffo tramite la penna di Cecilia Mardarella

di Cecilia Mardarella

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