I rimatori siculo-toscani

I rimatori siculo-toscani

Minitura di Guittone d’Arezzo

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I rimatori siculo-toscani

La lirica in lingua volgare coltivata dai Siciliani si diffuse anche in Toscana, ma su di essa influirono anche le condizioni politiche e sociali della regione, tormentata dalle rivalità tra Guelfi e Ghibellini. Al canto d’amore si integra il tema morale e tra i poeti spicca Guittone D’Arezzo.

Figlio di un amministratore del Comune di Arezzo, oltrepassò la lirica trobadorica e la poesia siciliana, superando le tematiche della poesia politica, come la deprecazione e lo scherno di questo e quel potente, per scegliere piuttosto la trattazione di valori morali universali.

Fu un innovatore in grado anche di mescolare latino, provenzale e siciliano. Fu considerato un importante caposcuola, infatti venne imitato a lungo da molti altri rimatori, anche non toscani.

I rimatori siculo-toscani

Guittone-dArezzo

Il quadro della lirica toscana è ricco di varietà liriche diverse. Per alcuni di questi rimatori il modello dei Siciliani rappresentava l’obiettivo supremo di una vocazione senza ambizione, che si fermava all’imitazione più o meno fedele. A questo modello si sommava il bagaglio della tradizione occitanica, dando vita al canto stilnovista.

Il ricordo provenzale si riconosce non soltanto nelle abbondanti similitudini animali e nelle garbate descrizioni primaverili, ma anche nel carattere della facile sentenziosità, spesso priva di un vero impegno morale.

Alle tradizioni maggiori appena richiamate, si aggiungono, con i Toscani, tendenze varie ed eterogenee, che si organizzano in un gusto sperimentale all’insegna di una sempre maggior rarefazione psicologica e intellettuale, condotta sugli schemi lirici della tradizione.

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Bonagiunta Orbicciani

Sono stati individuati, per comodità espositiva, alcuni centri d’irradiazione che fanno distinguere i lucchesi (tra i quali Bonagiunta Orbicciani), dai pisani (tra i quali Terramagnino e Pucciandone Martelli), dai pistoiesi (Paolo Lanfranchi), dai fiorentini (Megliore Degli Abati, Chiaro Davanzati).

Da notare è la testimonianza di una donna poeta appartenuta alla tradizione toscana.

Compiuta Donzella è lo pseudonimo di una rimatrice fiorentina che ha goduto di una grande considerazione, soprattutto in ambito romantico. Dopo essere stata a lungo contestata, si è certi ormai della sua reale esistenza, testimoniata anche da una lettera di Guittone D’Arezzo.

Di questa prima voce al femminile della lirica volgare sono conservati tre sonetti ispirati alla scuola siciliana e alla poesia provenzale, ammirati da alcuni per una certa spontaneità. Uno di questi è riportato sotto:

A la stagione che ‘l mondo foglia e fiora

 A la stagion che ‘l mondo foglia e fiora
acresce gioia a tut[t]i fin’ amanti:
vanno insieme a li giardini alora
che gli auscelletti fanno dolzi canti;

la franca gente tutta s’innamora,
e di servir ciascun trag[g]es’ inanti,
ed ogni damigella in gioia dimora;
e me, n’abondan mar[r]imenti e pianti.

Ca lo mio padre m’ha messa ‘n er[r]ore,
e tenemi sovente in forte doglia:
donar mi vole a mia forza segnore,

ed io di ciò non ho disìo né voglia,
e ‘n gran tormento vivo a tutte l’ore;
però non mi ralegra fior né foglia.

Compiuta Donzella

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