Storia di una Maschera

 

Maschera

Il mio nome è Maschera. E vivo sul volto di ognuno di voi, appiccicata alla vostra pelle fino a diventare parte di essa, indistinguibile a qualsiasi occhio, divino o mortale che esso sia.

Posso sembrare invisibile, posso dare l’impressione di non esserci, ma io ci sono eccome. Sono parte di voi al punto che non siete in grado di liberarvi di me neppure per un istante.

Potete mostrare solo qualcosa del vostro vero volto, brandelli di chi siete veramente, ma io resterò sempre lì, vicino ad un occhio, accanto all’angolo della bocca, indelebile e onnipresente.

Non siete più capaci di vivere senza una Maschera. Non potete farne a meno.

Non potete fare a meno di nascondere il vostro abisso interiore dietro a una parete di carne, sulla quale si apre un sorriso, spesso non vero, usato per convenzione, imposto, non genuino.

Non volete che gli altri vi scrutino dentro, ma neanche voi a vostra volta volete guardare in quel buco che è la vostra anima, poiché temete gli orrori che si possono celare in essa.

Avete talmente bisogno di me che sono arrivata a paralizzarvi: siete diventati incapaci di agire, sebbene vi illudiate (la vostra vita non è nient’altro che questo, un’illusione) di poterlo fare, ma non agite mai veramente.

Vi lasciate vivere e permettete a me, La Maschera, di controllarvi, di incatenare le vostre pulsioni, i vostri sentimenti, le vostre idee più recondite, diventando così schiavi di voi stessi, di qualcosa che voi, e nessun altro, credetemi, ha creato.

È così. Voi mi avete creata e senza di me non sapreste sopravvivere nemmeno per un secondo. Io ghigno e sogghigno, mentre vi osservo dibattervi come vermi nel terriccio, senza poter pensare a qualcosa al di fuori di ciò che Io vi impongo.

Un buonuomo una volta scrisse: “Imparerai presto che nella vita incontrerai tante maschere e pochi volti”. Be’, non crogiolatevi in queste false e speranzose parole.

Poiché siamo tutti delle Maschere, per quanto voi vi ammantiate nell’idea di poter sfuggire a qualcosa che è intrinseco nella vostra natura: fingere e mentire.

È vero, potreste pensare che sia io a mentirvi, in quanto Maschera (e potreste avere anche ragione, chi lo sa?), ma vi chiedo questo: se vi mettete davanti allo specchio, riuscite a vedere qualcos’altro al di là di me? Riuscite a sfidare l’abisso che incombe in fondo ai vostri occhi?

Immagino di no. Io ci sono. Sempre, dovunque. In qualunque tempo e in qualunque luogo.

A tavola con i vostri cari, in compagnia dei vostri amici, accanto alla persona che amate, ci sarà sempre una parte, anche minuscola, che resterà sempre celata ai loro occhi, protetta da tutto e tutti.

E davanti ad essa, come uno scudo inafferrabile ci sono io, la Maschera.

Tuttavia, esiste anche per me una sorta di “fine”, un momento in cui anch’io, come le foglie secche in autunno, cado al suolo, tra la polvere e gli insetti.

È il momento della Morte, ovvero quando siete messi di fronte a ciò che avete fatto e non fatto nel corso della vostra esistenza.

Potete lottare, infuriarvi, aggrapparvi con le unghie e i denti alle bugie che vi siete costruiti nei decenni, ma non potete nulla.

E davanti alla Morte non ci sarò io, la Maschera, a proteggervi, poiché persino io, agli occhi della Morte, cado e mi accartoccio.

Come voi non potete nulla contro la Maschera, nemmeno la Maschera può qualcosa contro l’annientamento e l’oblio

 

di Isabella Colic

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