Thomas Babington Macaulay – la tomba di Virgilio

Domenica – 6 gennaio

Mi sono arrampicato sino alla cima della collina per ammirare la tomba di Virgilio. Il sepolcro in sé non riveste interesse alcuno; il tutto si basa esclusivamente sul nome del poeta.

Non conosco la storia di questi ruderi. Ma se la tradizione che li addita come tomba di Virgilio si sperde nella notte dei tempi, se nessuno può effettivamente indicarne l’epoca di origine, sarei portato a crederla autentica.

Virgilio era proprio il genere di personaggio il cui sepolcro avrebbe dovuto essere noto a tutte le generazioni vissute dopo la sua morte. In nessun tempo, da Augusto in poi, l’”Eneide” è stata a corto di lettori in Italia.

Un primo periodo è rappresentato dai tempi tenebrosi della chiesa cattolica.

Suppongo che nessuno dubiti che il sepolcro che ai nostri giorni viene indicato come quello di Cristo sia la stessa cosa del sepolcro di Elena, o che il luogo oggi definito come la tomba di San Paolo sia lo stesso dei tempi di Crisistomo.

Le tradizioni locali della cristianità sono abbastanza chiare per gli ultimi 1300-1400 anni. Gli anelli della catena si allentano solamente nel corso dei primi due o tre secoli.

Ora , per quello che riguarda Virgilio, non vi sono dubbi che la sua tomba sia stata nota almeno  sino alla dissoluzione dell’impero d’occidente, né più né meno di come lo è oggi la tomba di Shakespeare; e anche nei secoli più oscuri, vi sarà certamente stato qualcuno interessato in queste rovine.

Ho fatto ritorno al mio albergo molto affaticato, stanco della passeggiata e della arrampicata.

Ho bevuto una pinta di Porto che vale tutti i Falerni di questi tempi; e ho terminato la serata vicino al focolare, sprofondato nella lettura di “Jack Brag” di Theodore Hook. È uno scrittore intelligente, rude e volgare.

Thomas Babington Macaulay, “The life and letters”

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