Un’affascinante sorpresa

Tram

La prima volta che la incontrai fu in tram. La linea 2, che collega la Riviera con la zona est della città, a diversi chilometri di distanza.

Il capolinea era proprio davanti al cimitero monumentale.

Mi ero seduto con la vettura ferma, nell’attesa della  partenza. Per arrivare alla zona mare, con il traffico ci voleva un’ora e mezza, a volte anche due.

Il tram si mise in moto, ma subito si fermò; un passeggero chiedeva di salire. Era lei! Trafelata. Ansimava e la massa di capelli color rame fluttuava come una vela al vento. Dopo aver ringraziato con un battito di ciglia l’autista, andò a sedersi nella fila di fianco a me, eravamo vicini ma in due file opposte. La guardai mentre lei si dava una sistemata.

La breve corsa le aveva colorato di rosa le guance. Aveva il viso perfettamente ovale, la bocca piccola a forma di cuoricino, un nasino appena accennato, e due grandi occhi color del cielo all’imbrunire completavano il quadro. Emanava una carica erotica da far fremere tutti i maschi.

Per fortuna, in quel momento la vettura era semivuota, ma da metà corsa in poi ci sarebbe stata una calca indescrivibile. Approfittai della scarsità di persone per osservarla meglio e con calma. Indossava un abito in tinta unita, fra il viola e il pervinca, una piccola collanina di perle e due orecchini, anch’essi di perle. Nei pochi attimi che l’avevo vista in piedi avevo notato, e non  avrei potuto evitarlo, il suo lato B.

Era molto pronunciato, rotondo, duro e alto, non troppo voluminoso, ma sporgente, come si dice dalle nostre parti, a mandolino! In realtà era solo una lieve forma di steatopigia, di  quelle belle da vedere. Il resto della figura era in armonia.  La vita snella e il busto sodo e proporzionato.

Era un bel vedere e anche l’autista l’aveva seguita con lo sguardo. Incrociammo, infatti, gli sguardi e facemmo un gesto eloquente d’apprezzamento.

Lungo il tragitto, lei rimase con lo sguardo fisso al finestrino, non si mosse, né diede  segni d’insofferenza, se ne stava lì, assorta nei suoi pensieri.

Cercai, osservando meglio tutti i dettagli, di capire qualcosa su di lei.  I vestiti erano un normale abbigliamento da grande magazzino. La borsa e le scarpe avevano visto giorni migliori.

Non era una ragazza di famiglia facoltosa, piuttosto l’avrei classificata appartenente alla medio borghesia, né povera, né ricca. Figlia di qualche commerciante o di un impiegato. Le mani erano morbide e curate, lo smalto forse un po’ troppo acceso, ma su di lei ci poteva anche stare.

Come previsto il tram si affollò e, con la gente in piedi non riuscii più a vederla. Non mi accorsi nemmeno a che fermata era scesa, perché vidi il suo posto occupato.

Una settimana dopo l’ incontrai di nuovo, alla stessa fermata del cimitero. Questa volta era un giorno festivo e il tram era già pieno, io ero seduto, quando lei salì. Rimase in piedi e mi accorsi che, un paio di giovinastri, avevano cominciato a importunarla.

Si strusciavano a turno, la palpavano, la premevano, la poverina sbuffava, ma non poteva reagire. Guardò verso di me, le feci cenno di avvicinarsi e le cedetti il mio posto. Mi alzai e mi misi di fianco a lei in modo da evitare altri contatti con quei teppisti, che ci provarono, ma visto il mio sguardo truce desistettero. Lei, alzò gli occhi verso di me e accennò un sorriso di ringraziamento, poi si mise tranquilla.

Ero deciso a non farmela scappare. Rimasi fermo vicino a lei, senza scambiare una parola, troppa folla. Fu un’impresa solo non allontanarsi da lei. Mi toccò la mano per segnalarmi che doveva scendere alla fermata, mi scostai e la seguii nel tratto fino alla porta. Scendemmo insieme e una volta a terra, lei si voltò per stringermi la mano.

“ La ringrazio molto della sua gentilezza, signore, mi ha salvata da una situazione imbarazzante. Io cerco di prendere il tram al capolinea proprio per questo motivo, mi siedo per evitare problemi, ma non sempre trovo delle persone gentili come lei”.

“ Non è nulla signorina, – risposi con il mio miglior sorriso – mi ero accorto di quei due teppisti. Lei è una bella ragazza e non ho potuto evitare d’intervenire.  Non le dispiace se l’accompagno fino a casa o dove lei è diretta, mi farebbe piacere parlare un po’ con lei. L’ho vista diverse volte al capolinea del cimitero,  spero non abbia nessuno in quel posto”.

“ No, non vado al cimitero, non ho nessuno a cui far visita, solo che, come ho detto, preferisco andare al capolinea per potermi sedere”.

“ Ah capisco, allora lavora da quelle parti!”

“ Non proprio, vado a scuola di recitazione, vorrei provare a fare qualcosa nel cinema o nel teatro”.

“ Ottimo, – mi venne da dire d’istinto – con il suo fisico e lo studio certamente  ci riuscirà. Lei è una  ragazza notevole, sarà bello vederla sullo schermo o su un palcoscenico”.

“ Grazie, è troppo gentile! Io abito dopo quel palazzo verde, vede quello grigio ad angolo, ecco quello lì, se vuole facciamo due passi in quella direzione”.

“ Perfetto, anzi, sa che facciamo, là vedo un bar, vogliamo prendere qualcosa, un aperitivo, poi la lascio alla sua famiglia”.

“ Non si preoccupi, io non ho famiglia qui, vengo dalla Croazia”.

“ Non lo avrei mai immaginato, parla benissimo l’italiano, anche meglio di me, brava!  Si vede che la scuola di recitazione funziona”.

“ Certo, ma io ho imparato in patria guardando la televisione italiana”.

Ci sedemmo ad un tavolino e prendemmo delle bibite.

Mi stavo innamorando di quella ragazza, aveva tutti i requisiti per essere amata. Era bellissima, non era sfrontata o eccessivamente vistosa, e educata.

Terminate le consumazioni dopo aver pagato, mi decisi a chiedere il suo numero di telefono.

Lei si fece pregare un po’, poi alla fine cedette. Una stretta di mano e me ne andai  con il cuore in subbuglio, era fatta! Non l’avrei più persa di vista.

Mi stavo allontanando, quando fui avvicinato da due giovanotti, avevano un’aria minacciosa. Il tratto di strada era deserto e fu facile per loro mettermi nello stretto e derubarmi d’ogni cosa. Il portafoglio con un bel po’ di soldi, l’orologio d’oro, l’anello e la borsa ventiquattrore con il tablet e il cellulare di servizio. Rimasi solo, senza nemmeno gli spiccioli per prendere un tram.

Facendo mente locale, mi sovvenne dove avevo visto le facce di quei due gaglioffi, erano i due che molestavano la ragazza sul tram.

Finalmente capii, avevo fatto la figura del pollo.

di Lorenzo Barbieri

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