Capitolo 21. Shingen, il ritorno

CAPITOLO 21°

Shingen, il ritorno

«Guardate è lui!» esclamò Setumal.
«Sì, è proprio lui…» affermò Davian.
«SHINGEN?» esterrefatta domandò Runa, «Dite sul serio? È tornato? Sono cinque anni che non faceva rientro a Talalum-Brich.»
«Com’è cresciuto! E il suo sguardo?»
«È solo stanco e forse perplesso. Del resto cinque anni sono lunghi, cara Karkan» rispose il signor Carter, allontanandosi.
«No! È freddo, più freddo del solito» disse Amros.

Shingen si diresse verso una taverna. La solita taverna che gli offriva un posto caldo per dormire.
«Ho sentito dire che abbia scalato e oltrepassato il monte Iyron ma che prima sia stato ad Aleran.»
«Sul serio Amros?»
«Sì Runa…»
«Ecco perché ci ha messo cinque anni per tornare» affermò Davian.
«Chissà quali cose ha visto!» concluse Setumal.

Il monte Iyron si trovava all’estremo est del continente di Linde.
Ci voleva circa un anno di cammino per raggiungerlo da Talalum- Brich che, invece, era all’estremo sud di quel vasto continente.
«Il solito posto letto, Ikyo…»
«Shingen? Sei proprio tu?»
«E chi altri!»
«Oh, Shingen! Sei ritornato… ho sentito dire…»
«Ikyo… per favore, le chiavi e taci.»
«Ma io…»

«Lascia che me ne occupi io…»
«D’accordo Alan.»
«Allora, ecco a te Shingen e buona permanenza.»
Shingen si alzò e, senza neanche guardarlo, iniziò a incamminarsi verso la sua stanza.
A un tratto iniziò a barcollare e, privo di sensi, si accasciò a terra. Ikyo corse e scuotendolo cercò di farlo rinvenire.

«Alan ti prego, fa’ qualcosa. Non startene lì impalato come al solito a ridere.»
«Ikyo, vedrai che il tuo eroe si riprenderà, è solo stanco, torna qui.»
«Io ti ordino di portarlo nella tua stanza. Passerà la notte al caldo e su un letto comodo.»
«Da quando prendo ordini da una ragazzina?»
«Alan! Fa’ come ti dice Ikyo…»
«Ma… signor Carter…»
«Alan, per una volta non fare lo sbruffone. Chissà questo povero ragazzo cos’ha dovuto affrontare, le tempeste dell’est non sono facili da attraversare ma lui è tornato vivo.»
«E va bene…» sbuffando, concluse Alan.

Alan prese in braccio Shingen, salì una rampa di scale, aprì una porta e, dopo aver attraversato altre due camere, adagiò il ragazzo su un lettone; poi ridiscese e, silenzioso, si sedette ad ascoltare il signor Carter.

«Shingen perse il padre sul monte Iyron. Si narra che tentò di oltrepassarlo ma venne annientato da una creatura oscura, sconosciuta… Da quel giorno Shingen, anche se era solo un bambino, non si dette mai pace. Ecco perché ha voluto tastare di persona cosa dovette affrontare il padre. Lui è tornato, dovrà parlare, lo costringeremo a parlare ma, ora, per il suo bene è meglio che riposi, era distrutto. È riuscito a oltrepassare…»

«Ma che racconti! Ancora con la storiella della creatura oscura? E poi chi lo dice che sul serio sia riuscito a oltrepassare Iyron? Secondo me non si è mai messo in cammino. Si sarà nascosto ad Aleran. Vigliacco e moccioso com’era, come del resto è tutt’ora, non avrà avuto il coraggio neanche di arrivare al lago di Obuma! Lui vuole farci credere di essere chissà chi ma è solo uno stolto» affermò con fierezza Alan, dopo essersi fatto una grassa risata ascoltando le parole del signor Carter.

«Scommetto che la tua sbadataggine non ti ha fatto notare cosa indossava Shingen. Oh povero Alan! Sei solo il solito geloso. Quel ragazzo ha un passato difficile. da dimenticare, anche se fa il duro ha solo bisogno di affetto, quell’affetto che gli è mancato da quando era solo un bambinello» affermò Ikyo.

«Tsk! Menzogne!» con voce indispettita, pronunciò Alan.
Poi il signor Carter interruppe il loro dialogo:
«Alan non perderti in chiacchiere, torna qui a lavorare. Se sul serio sei interessato alla mia piccola Ikyo devi portare avanti questa taverna e farla fruttare…»
«D’accordo signor Carter, farò sempre ciò che lei vuole, soprattutto se si tratta della piccola Ikyo.»
«A chi sarebbe interessato Alan?» domandò, con aria di superficialità, Ikyo.
«Come a chi sarei interessato? A te, solo e unicamente alla più bella di tutta Talalum-Brich, come se tu non lo sapessi! Eh Ikyo?»

Esordì Alan, abbracciando Ikyo e strizzandole l’occhio.
«Smettila Alan! Togli le tue manacce dalle mie spalle. Io ho progetti che vanno ben oltre il restare in questa squallida taverna a dar da bere a tutti questi uomini o a far da mangiare a donne che non conosco neanche e che non meritano il mio saluto.»
«Ikyo, Ikyo! Così offendi tuo padre che ha dato la vita per ricostruire questa taverna.»
«Alan mio padre lo sa, per quanto io possa volergli bene, stare qui, chiusa, per giunta con te, mi soffoca. Io amo l’avventura, i viaggi… io voglio vivere! Ora lavora, questo sarà solo il tuo futuro!»
«Tu cosa credi di fare? Vorresti seguire Shingen?»
«Chi lo sa, magari un giorno lo farò…»

Alan guardò Ikyo indispettito, poi con voce di rimprovero, le disse: «Sognatrice… Shingen non ha posto per altri. Lui è egoista, gli saresti solo d’impiccio.»

«Pensa agli affari tuoi, a me ci penso io, piuttosto lavora! Hai sentito mio padre vero?»
Alan rimase in silenzio a guardare Ikyo mentre, con viso seccato, forse triste, trasportava quei bicchieroni per posarli su di un tavolo rotondo, mezzo rotto, dove alcuni uomini ridevano, dopo aver ascoltato la loro conversazione.

Allora si alzò, fermò Ikyo e le disse: «Dammi quei bicchieri, il tuo posto non è qui, effettivamente non dovresti stare tra questa gente.»
Poi dolcemente le sorrise, tolse i bicchiere dalle sue delicate mani e le fece segno di allontanarsi.

Ikyo lo guardò quasi con ammirazione per quel gesto d’affetto e, frettolosamente, si allontanò.
Salì delle scale, entrò in una stanza fredda e buia e si accasciò su di un letto iniziando a piangere e invocando il nome della madre.

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di Annalisa Vozza

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