Capitolo 9. Un giorno per sognare

CAPITOLO 9°

Un giorno per sognare

«Piove…» esclamò Hea imbronciata.

È così che si presentava Lemuria in questo giorno di festa!

La prima domenica di ottobre, una domenica in cui tutti avrebbero dovuto divertirsi, invece, si scelse il calore di casa per trascorrere questa giornata.

Oscar ancora dormiva.

Era bello stare sotto la coperta al calduccio in quella mattinata così fredda, inoltre, i sogni potevano essere sul serio coinvolgenti e trasformare il nostro piccolo amico in un vero e proprio eroe.

“Si sa che la fantasia dei ragazzini è sempre molto spiccata, soprattutto se come migliori amici si hanno un elfo ed una follettina!”

Hea scese in cucina e vedendo la mamma indaffarata decise, da brava damigella, di aiutarla.

Fece una breve colazione e poi di corsa si avvicinò alla sua mamma e seguendo il suo esempio iniziò a riordinare la cucina.

Oscar aprì per un istante i suoi occhietti ma decise bene che era il caso di restare ancora un po’ nel suo lettino.

Intorno a lui solo il silenzio o meglio solo il rumore dell’incessante pioggia che cadeva, regalando suoni e visioni suggestive insieme a lampi, tuoni e fulmini, tra l’altro determinanti per il sogno del nostro piccolo Oscar.

Le avventure raccontate da Baulino il giorno prima furono la fonte da cui prese spunto Oscar per iniziare il suo favoloso sogno.

«Ah ecco, questo posto lo conosco! Ma sì Leodor, qui siamo a Lemuria!»

«Lemuria? Ma che dici Oscar, non ricordi? Qui c’era il nostro maestoso albero, la cascata della piccola Rillith, la pietra con le incisioni dei nostri nomi, ora il niente. Sì, il niente più assoluto…»

«Zitto, Leodor! Sento un rumore, un forte rumore. Presto nascondiamoci!»

D’un tratto il cielo si fece scuro, all’orizzonte solo una grande nube e qualcosa che si avvicinava sempre più, qualcosa che pian piano diventava sempre più grande, enorme… e volando arrivò e atterrò. Emise un forte gemito, come di sconfitta e stremato si rannicchiò al suolo e cadde in un sonno profondo.

Leodor e Oscar non credettero ai loro occhi e non sapevano cosa fare.

Il coraggioso Oscar, poi, d’un tratto propose: «Avviciniamoci!»

«Ok Oscar, ma prudentemente e tieni a portata di mano la tua chiave magica, io attuerò lo scudo guerriero in caso di necessità. Ah! Oscar, ma cosa sarà mai questo essere gigantesco?»

«Ma come Leodor! Non ricordi i racconti di Baulino di quando eravamo ragazzini? Questo è il maestoso drago giallo. Deve essere proprio lui, il creatore delle tempeste, Bestor. È il drago appartenente alla potentissima razza dei Draghi gialli, i draghi che sorvegliano le porte del castello di Ailar, il Tempio che custodiva il Cristallo di Luce generato da Bestor. Quest’ultimo infatti, era temuto per la sua capacità di evocare fulmini e provocare una vera e propria tempesta. Si distingue dai draghi della sua razza perché, oltre ad essere il più potente, possiede il dono della immortalità… Chissà cosa è successo, è allo stremo delle sue forze!» concluse Oscar, avanzando verso la nobile creatura.

Bestor aprì un occhio e i due sbalzarono indietro.

Si fermarono e aspettarono un cenno del drago.

Il quale, però, restò fermo con gli occhi socchiusi.

Oscar gli tese una mano ma Bestor si girò dalla parte opposta e con voce adirata disse: «Andate via! Non sono degno del

vostro aiuto. Ho lasciato che distruggesse Nyra, come ha distrutto Ailar e altri regni, altri mondi…»

«Chi ha distrutto cosa? Nyra? A chi ti riferisci, oh potente Bestor?» chiese Oscar.

«Mi fidavo di lui. Il mio unico figlio, North! Ha osato…»

“TOC! TOC! TOC!”

«Oscar! Ma insomma Oscar! Ora basta dormire, non hai fatto altro per tutta la mattina…»

«Bestor, North… dove sei Baulino?»

“In realtà era solo la sua mamma che bussava e che entrava nella sua stanza.”

«Oscar dai su svegliati, stai solo sognando non ti agitare così.»

«Ma devo salvare Lemu… Ah! Ma sei tu mamma?»

«Sì, sono proprio io… non hai fatto altro che dormire!»

«Sì lo so, anzi, non sapevo di dormire, sembrava tutto reale! Fammi restare un altro po’ nel mio lettino, mamma… oggi è domenica.»

«Ed è anche ora di pranzo, dai forza, lavati il viso e scendi che si fredda tutto.»

«Ok, dai arrivo!»

“Il nostro piccolo eroe, invece, riscivolò giù nella copertina al calduccio e in un sonno profondo…”

«Il mio unico figlio, North, ha osato ingannarmi, umiliarmi e ferirmi… lui mi ha tradito! Sconfitto dal mio stesso sangue, dalla mia stessa vita… contavo su di lui, gli ho insegnato tutto ciò che sa e lui è voluto andare oltre. Ormai l’intero mondo è sconfitto. Il Cristallo di Luce è finito nelle mani sbagliate. Credevo di essere il potente Bestor, invece non sono nulla. Andate via! Via!» urlò, con le poche forze che gli erano rimaste, colui che era il Re dei Fulmini.

«Parlami di questo Cristallo, oh potente Bestor! Dove si trova? Quali segreti nasconde? Perché il mondo è in pericolo? Posso, possiamo aiutarti…»

«Oh, stolto ragazzino! Tu credi di poter fare qualcosa? Ah, ah, ah! Mi fai solo ridere. Ora lasciami in pace, devo recuperare le forze per tornare ad Ailar.»

«Noi ti seguiremo! Ci sarà pure un modo per contrastare North…»

«No! Io ve lo proibisco, lui è… oh! Lui è mio figlio, il potente North. Il mio solo e unico erede. Il solo…»

«Sì, il solo che può polverizzare il mondo… dai Bestor, hai bisogno di noi. Lasciami avvicinare, la mia chiave magica unita al suo scudo guerriero aprirà un passaggio dimensionale che ci permetterà di arrivare ad Ailar prima che sia troppo tardi.»

«Sei insistente e impiccione, ragazzino! Allora, lo vuoi capire che non ho bisogno di nessuno? Lasciatemi qui, tra queste rovine. North sarà già lontano…»

«Non permetteremo che il mondo vada distrutto. Andremo ad Ailar con te o senza te. Uniamoci Leodor!»

Oscar prese Bestor per la coda ma questi si svincolò con molta facilità.

«Tzè! Ragazzini…»

Oscar ritirò la sua chiave, il passaggio si chiuse e con molta impertinenza si rivolse a Bestor: «Collabori oppure vuoi che la tua razza si estingua? Di voi non resteranno che le ceneri. Ti credevo un drago potente, invece, non sei altro che…»

«Ehi ragazzino, hai finito di darmi lezioni di vita? Tu non immagini cosa ti aspetta, come credi di recuperare il Cristallo con quel giocattolo di chiave che ti ritrovi? Hai visto come mi ha ridotto North? E conta che è la metà di me!»

“Nel sogno del nostro piccolo Oscar, Bestor era lungo oltre venti metri, il suo corpo era giallastro con striature marroncine, occhi molto grandi e profondi sul verdastro con punte di giallino, aveva una apertura alare immensa che allo spiegarsi lasciavano intravedere la loro robusta membrana, di un giallo più chiaro e le possenti nervature che le percorrevano in tutta la loro lunghezza, inoltre era l’unico della sua razza a possedere ben cinque artigli per zampa anziché quattro.

La sua possente coda possedeva otto aculei lunghi e affilati, su tutto il dorso era ricoperto da aculei più piccoli che gli permettevano agilità di movimento soprattutto in volo.

Sulla testa aveva un solo corno ruvido incurvato leggermente all’indietro.”

«Se solo tu avessi voglia di collaborare, Bestor, insieme potremmo fermare North e recuperare il Cristallo.»

«Non ne sono tanto convinto ma la tua testardaggine, ragazzino, mi spinge a fidarmi di te, di voi.»

«Ah finalmente! Io sono Oscar e lui è Leodor, abbiamo rispettivamente ventidue e ventiquattro anni, puoi finirla di chiamarmi ragazzino! Ora permettimi di curarti queste gravi ferite che ti ha procurato North e nel frattempo parlaci del Cristallo di Luce.»

Bestor aveva una ferita sul dorso, uno squarcio profondo che gli stava per staccare un aculeo, in più all’altezza del torace un altro squarcio procuratogli da un fulmine che lui stesso aveva lanciato ma che North aveva contrastato rimandandolo su di lui.

Oscar si avvicinò, dalla sua chiave estrasse un diamante contenente un liquido blu e con molta dolcezza accarezzò Bestor.

Il drago si ritrasse.

«Non ti farò del male, Bestor!»

«Non sono abituato a essere toccato, non permetto a nessuno di avvicinarsi, soprattutto agli umani e soprattutto dopo che un umano mi ha tradito fingendosi mio amico…»

«Voglio curarti, devo toccarti per forza e salire sul tuo dorso. Mi avvicino, eh! Abbassati un po’…»

“Un brivido percorse Bestor e Oscar.”

Oscar lasciò cadere un po’ di liquido sulla ferita di Bestor, poi scese e fece la stessa cosa sul torace.

Le ferite si rimarginarono.

Bestor spiegò le sue immense ali al cielo e Oscar con un balzo si allontanò.

“Il saggio Bestor si sentì debitore verso Oscar, decise quindi di raccontargli il segreto racchiuso nel Cristallo di Luce.”

«Anni fa, quando ero ancora un piccolo e indifeso cucciolo di drago, mio padre, il saggio Thunder, potente Dio del tuono, rimasto solo dopo la perdita di Kiar, mia madre, decise di partire lasciandomi in custodia a uno dei guardiani di Ailar, allora ancora piccola cittadina e non fortezza. Io crebbi nella umile famiglia di Horn, il quale era a conoscenza dei miei immensi poteri. Horn pensò bene di istruirmi a usarli con saggezza.

Durante una battaglia tra me e uno dei guardiani di Loira, terra dei draghi del vento, Ailar venne semi distrutta da un mio fulmine. Il fulmine, rimasto sospeso, continuava a incutere paura negli animi degli abitanti di Ailar. Io non sapevo che fare e fuggii o meglio andai alla ricerca di mio padre. Nel frattempo Thunder, venuto a conoscenza dei fatti, stava facendo rientro ad Ailar, custodì il fulmine in una sfera di cristallo, fece di Ailar un castello e ordinò di proteggerlo.

Mio padre era anziano, gli restava poco da vivere, dopo la morte di mia madre aveva rinunciato all’immortalità. Passammo poco tempo insieme ma, in questo tempo, decise di infondermi saggezza e dignità. Fu un addio doloroso ma è come se il mio saggio padre vivesse in me. Ho voluto fare la stessa cosa con North ma ho dolorosamente scoperto che North non ha un animo buono, non più ormai…»

Oscar e Leodor lo ascoltavano in silenzio… quando a un tratto:

«Oscar! Ma Oscar ora basta dormire! Ti ho chiamato due ore fa e non sei ancora sceso! Noi siamo già a tavola, mangiamo senza te!»

“Era sempre la mamma di Oscar a parlare.

Oscar non aveva proprio voglia di smettere di sognare ma fu costretto a svegliarsi…”

Scese in sala da pranzo, diede un bacio alla mamma e le disse che proprio non aveva fame, Hea lo guardò con sospetto, gli corse dietro e gli sussurrò qualcosa: «Non avrai mica qualcosa da nascondere, eh? Vedi che anche io voglio incontrare Baulino e Rillith.»

«No Hea, tranquilla, ho solo tanto sonno» e strizzandole l’occhio si allontanò.

La mamma un po’ contrariata non fece comunque il minimo cenno di rimprovero e si sedette al suo posto, ormai era rassegnata alle stranezze dei suoi figli.

Hea ritornò a tavola, mentre il papà già mangiava.

“Che domenica di festa, eh?

Oscar corse su per le scale, entrò nella sua cameretta e si gettò sul lettino, sotto le coperte, al calduccio, sperando di poter riprendere il suo meraviglioso sogno.

Fece con la mente un breve ripasso per ricordare a che punto era e poi, come se non dormisse da chissà quanto tempo, ripiombò in un sonno profondo.”

«North non ha nulla di nobile e saggio. Io sono stato ingenuo. Credevo di potermi fidare e lui, invece, si è preso gioco di me. Ha rubato il Cristallo di Luce, ha distrutto già cinque mondi e questo favoloso regno, il regno di Nyra… e ora solo lui sa ciò che gli passa per la mente.»

“C’erano cose che ancora Oscar non conosceva ma che per il momento, per quanto potevano confonderlo, anche se solo in sogno, non sembravano così importanti… l’unica cosa che sperava era di riuscire a fermare North, insieme al suo amico Leodor.”

«C’è un modo per fermarlo?» chiese con voce ferma, Leodor.

«Sai, Leodor, io a questo punto non riesco più a capire come sia potuto accadere tutto questo e di conseguenza l’unica cosa che posso dirvi è che non so più chi sia North, per me è un perfetto sconosciuto e non so da dove partire per fermarlo!»

Oscar, intervenendo, esclamò: «Portaci ad Ailar! Da lì partiremo alla ricerca di un segnale che ci indichi come calmare la furia di North.»

«Oscar, mi stai dimostrando saggezza e tenacia, ho deciso di unire la mia coscienza alla tua e farti divenire mio protetto. Poggia le tue mani sulle mie ali spiegate, una piccola scossa percorrerà il tuo corpo ma non avere paura, sarà il sigillo che ci unirà per sempre e spero, questa volta, di non dovermi pentire!»

Emozionato, Oscar si avvicinò a Bestor.

«Pronto Oscar?»

«Sì, prontissimo!»

Oscar, salito sul dorso di Bestor, socchiuse gli occhi e allo spiegare delle ali poggiò le sue mani su di esse.

Una luce forte, giallastra, invase Bestor e Oscar.

Da questo momento nessuno poteva dividerli, ogni gioia di Bestor sarebbe stata gioia di Oscar, così come ogni sofferenza, ogni emozione di Bestor sarebbe stata condivisa anche da Oscar e viceversa.

La luce pian piano si dissolse.

I loro spiriti, le loro menti e i loro cuori sarebbero stati uniti per sempre.
Bestor fece cenno a Leodor di salirgli sul dorso e con uno spericolato volo raggiunsero Ailar.

Arrivarono alla fortezza di Ailar, solo rovine, il deserto la circondava.
Solo il rifugio di North era ancora in piedi.
Bestor si avvicinò a esso e intravide la dolce Atma che piangeva.

Con voce rassicurante invitò Atma a uscire dalla tana e chiese notizie dell’ormai terrificante North.

«Dimmi, Atma, ha ferito anche te? Ti ha in qualche modo coinvolta in questa orrenda guerra?»

Atma non riusciva a parlare, era impaurita e per di più non si fidava di quei due esseri umani.

Bestor la rassicurò e lei, con voce tremante, iniziò a raccontare: «North è impazzito, ha letteralmente raso al suolo il nostro regno, Tarà, il regno che avevate costruito per noi. Io sono scappata da Tarà per cercare rifugio ad Ailar ma del vostro regno non ho trovato più nulla, come puoi vedere anche tu.

Non so dove si sia recato successivamente ma a distanza di tempo è tornato da me e mi ha implorato di seguirlo, io mi sono rifiutata e lui ha spiccato il volo e allontanandosi mi ha urlato che si sarebbe diretto a Hilo, il mio regno d’origine. Ho paura, sono preoccupata per il mio papà, per l’intera mia razza. È vero, inizialmente mi hanno rinnegata ma poi tu hai fatto di tutto per ricongiungermi con il mio papà; nel mio petto batterà sempre un cuore di drago verde…

Lui dice di avermi risparmiata per amore, che io e lui, insieme, dobbiamo combattere per ottenere tutto il potere dei regni dei draghi perché solo così potremo regnare senza essere contrastati, solo incutendo paura otterremo il rispetto che ci meritiamo… Io non lo riconosco più. Nel nostro regno vivevamo felici, senza bisogno di potere… quindi si, credo di essere stata ferita, ingannata. Mi ha ferita nel profondo dell’anima. Ha polverizzato Tarà, non lo perdonerò mai, mai!»

Bestor si rese conto che non c’era altro tempo da perdere e si rivolse a Leodor: «Leodor presto, sali su Atma, lei vola in modo meno spericolato e visto che prima hai avuto qualche difficoltà, credo che con lei tu possa stare più tranquillo. Dobbiamo raggiungere Hilo per mettere fine a questa inutile guerra.»

«Bestor, non vorrai mica uccidere North? Io non te lo permetterò, per quanto possa essere strano lui… lui sarà sempre il mio unico North. Forse se gli parlassi potrebbe… sì, lui potrebbe fermarsi.»

«Atma, sono un drago saggio, so quello che faccio e poi non siamo soli ci sono due ragazzini con noi che hanno dimostrato coraggio, sono valorosi e sanno che non devono ucciderlo ma aiutarci a recuperare almeno il Cristallo.»

Atma si lasciò convincere dalle parole di Bestor e volarono verso Hilo.

Arrivati a Hilo lo spettacolo che si presentò ai loro occhi fu terrificante: il regno era stato raso al suolo e in più stava per iniziare una dolorosa battaglia, quella contro Atheros, padre di Atma.

North era lì, in preda alla sua folle idea di voler a tutti i costi sentirsi il più potente tra tutti i draghi.

Fiduciosa, Atma, si avvicinò a North il quale la allontanò chiedendole di rimanerne fuori, di non provare neanche a fare un altro passo, le disse che erano stati traditi e non doveva assolutamente fidarsi di nessuno.

Atheros vide la figlia sofferente e distraendosi da North cercò di avvicinarsi a lei, ma North gli si lanciò contro e con un’artigliata gli squarciò il petto. Atheros cadde a terra.

Atma si precipitò dal padre che purtroppo presentava una ferita gravissima, l’artiglio era riuscito ad arrivare al cuore. Prontamente intervenne Bestor.

North sogghignò e mostrò il prezioso Cristallo a Bestor.

Stava per lanciarlo quando preso completamente alla sprovvista si ritrovò addosso Oscar che, avendo nel frattempo sfoderato la sua spada, la conficcò nell’addome di North.

I suoi occhi scuri si chiusero, le sue zampe di colpo si aprirono lasciando cadere il Cristallo di Luce.

Leodor lo recuperò in tempo e lo porse a Bestor.

North riuscì con le poche forze ad aprire le ali e sbattere al suolo Oscar.

Ferito, restò sospeso in aria e con sofferenza penetrò lo sguardo del padre che, mosso da compassione, gli si avvicinò, prima però, consegnò il Cristallo ad Atma.

La ferita di North era grave, Bestor gli fece cenno di stendersi. Non volle nessuno intorno a loro.

«North, oh figlio mio, perché? Perché hai fatto tutto questo? Perché ti sei sentito tradito? Ti ritenevo un drago degno di questo nome, invece, hai solo portato dolore e distruzione. Guardati intorno, guarda Atma, il suo papà… guarda me! Deluso dal proprio figlio che ora giace al suolo sconfitto per la sua sete di potere, saresti stato il mio successore, avresti regnato in eterno, invece…»

«No! Padre, tu devi salvarmi, devi darmi la tua forza… Atma, oh Atma! Aiutami! Dillo tu a mio padre…»

«Io sono delusa da te, ora esiste solo la mia terra che ha bisogno di me…»

«Padre…»

Poi intervenne Oscar: «Bestor, non credi sia il caso di, non so, credere che North possa migliorare? Ha ancora tanto da imparare… custodirò io il Cristallo di Luce e sarà protetto dalla mia spada.»

Bestor non sapeva che fare. Per la prima volta nella sua vita non sapeva quale fosse la scelta più saggia da fare.

Atma nel frattempo cercò, invano, di rianimare il padre.

Oscar si avvicinò ed estrasse nuovamente il suo liquido magico.

«Ne basta una goccia, vedrai che guarirai» sorrise rivolgendosi ad Atheros e ne fece cadere una goccia sul suo dorso, la ferita si rimarginò.

Bestor, nel frattempo, prese la sua decisione.

Salutò Oscar, Leodor, Atma e Atheros e, certo che il Cristallo fosse in buone mani, caricò sul dorso North e spiccò il volo nella speranza di un futuro migliore.

Si girò verso Oscar, quello era il loro addio, anche se le loro anime erano unite da un sigillo che li avrebbe accompagnati per tutta la vita e oltre.

Il Cristallo contenente il fulmine era ormai al sicuro.

Quel fulmine dell’immortalità, uscito da Bestor, spaventoso e potente, distruttivo ma vitale allo stesso tempo, tanto ambito da North.

Ma North non avrebbe potuto possederlo, non era ancora abbastanza saggio da trarne beneficio, lui era accecato dalla sua immaturità per questo Bestor lo portò lontano da tutti e tutto, affinché potesse anche lui divenire quel drago saggio che avrebbe già dovuto essere!

Oscar avrebbe protetto il Cristallo e insieme a Leodor lo avrebbero dovuto sorvegliare.

Hea disturbò, l’ormai arrivato a conclusione sogno di Oscar, il quale, soddisfatto, si svegliò e iniziò a raccontare la sua straordinaria avventura alla sorellina.

La pioggia finalmente cessò di cadere, Oscar e Hea si affacciarono, le nuvole lasciavano intravedere il cielo azzurro e Oscar scorse una nuvola somigliante al suo Bestor, poi un raggio di sole la colpì come un fulmine.

Oscar si sentì percorso da un brivido, scese giù in giardino e con la sorellina raggiunse il nascondiglio, lì trovò Leodor e Karin.

«Oh il nostro Oscar», esclamò Baulino.

«Dormito bene?» continuò Rillith.

«Non sapete quale meravigliosa avventura ho vissuto questa mattina… Bestor, il drago giallo, contro North… Io ero lì con Leodor, in un regno, che sembrava la nostra Lemuria invece era Nyra. Regni, draghi, Cristalli di Luce e combattimenti…»

Oscar, fiero, iniziò a raccontare ai suoi amici.

Tutti in silenzio si lasciarono trasportare nel sogno di Oscar.

Era tardo pomeriggio e finito l’avventuroso racconto i quattro amici decisero di rientrare nelle proprie case, salutarono Rillith e Baulino, del resto ancora si dovevano fare i festeggiamenti per Lemuria. Infatti, finalmente, si riunirono tutti insieme, amici e parenti, conoscenti e non, tutta Lemuria si diresse nel parco centrale Vuran Lã Elòhir[1]  per festeggiare la piccola isoletta con un passato glorioso ma tanto temuto…

[1] Vuran Lã Elòhir: Villa di Cristallo.  

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di Annalisa Vozza

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