Donne Maledette 8/13

VIII – Maddalena

Donne Maledette 8

Zuradili, 16 agosto 1659

Io qui ci sono nata e ci vorrei restare fino a vedere i miei figli crescere, e con loro, i figli dei miei figli. Io qui ci vorrei restare anche dopo, nel nostro piccolo cimitero, vicino a mia nonna, mio fratello e mio padre, ma le cose si mettono male.

Pare che Dio si sia accanito su Zuradili, chissà perché ha scelto proprio questo minuscolo villaggio sconosciuto al resto del mondo, un buco di posto che conta a malapena settecento anime, povera gente, perlopiù pastori, agricoltori e carbonai.

Qui non ci sono briganti né cattive persone, perché Deu meu  l’hai presa con noialtri?

Zuradili, 2 settembre 1659

Gira voce che a colpire le prime case ai piedi del monte Arci non sia semplice febbre ma qualcosa di più grave. Si teme un’epidemia, è per questo che vogliono farci fare fagotto e lasciare case e ricordi.

Don Michele, il prete, che sa leggere bene e spedito, l’ha detto: “Prepariamoci a partire, questa lettera del viceré parla chiaro, dobbiamo allontanarci alla svelta”. Oh, poveri noi! Pare che ci sfollino tutti a Marrubiu, ma come possiamo andarcene da qua?

Qui siamo nati, in questo posto ci siamo figurati il futuro e abbiamo terra e lavoro.

Zuradili, 30 settembre 1659

Oggi don Michele mi ha fatto  una strana  proposta  quando sono andata a confessarmi, dice che se mi concederò a lui nascerà una specie di nuovo Gesù Bambino che ci salverà tutti perché io sono immacolata e lui è mezzo santo, dice che seppure non riuscirà a sconfiggere la febbre almeno ci farà sopportare meglio la vita a Marrubiu.

Non lo so, mi ero conservata illibata per Tore che mi vuole sposare, come faccio a fare un bambino con don Michele? Come lo convinco a Tore di tenersi un figlio che non è suo, pure se sarà il nostro salvatore?

Zuradili 9 ottobre 1659

Don Michele mi ha convinta, forse. Dice che non devo dire niente a Tore, di concedermi anche a lui subito dopo così non si accorgerà di niente.

Dice che quest’epidemia per adesso ci ha risparmiati ma non è detto che riusciremo a scamparla fino alla fine, dice che bisogna provarle tutte pur di salvare la gente di Zuradili, che se non lo faccio sono un’egoista e Dio mi punirà.

Poverino, nemmeno lui vorrebbe ingravidarmi per concepire questo figlio benedetto, ma si sacrifica per il bene di tutti.

A me non va proprio di fare qualcosa di nascosto a Tore perché a un marito si deve dire sempre tutta la verità, ma sono sicura che lui non capirebbe e mi vieterebbe di partorire il salvatore.

Zuradili, 10 ottobre 1659

Ormai è certo, è febbre malarica, bisogna sfollare, gli ammalati sono già una settantina, non si può aspettare oltre, oggi si preparano carri e bagagli e da domani si ricomincia l’esistenza a Marrubiu.

Basta, mi sono decisa,  prima  di  partire vado da don Michele, dice che stanotte gli è venuta persino in sogno la Madonna a dirgli che se non concepisco questa creatura santa, entro stasera ci ammaleremo tutti e moriremo sulla strada per Marrubiu.

Marrubiu, 22 ottobre 1659

L’ho fatto! E’ stata dura giacere con don Michele perché sarà pure mezzo santo ma è vecchio, unto e moddhe.

Se avessi saputo prima che Marrubiu è così brutto, sporco e infestato dai banditi forse avrei lasciato tutto alle mani di Dio.

Il viceré ha ordinato persino di bruciare il bosco di S. Anna dove si rifugiano i briganti per stanarli e magari bruciarli vivi. Mi faccio il segno della croce e mi pizzico il braccio con la speranza di scoprire che quest’inferno è solo un brutto sogno.

Ah, nel frattempo mi sono sposata, ho detto a Tore che dovevamo sbrigarci perché non volevo morire zitella e lui mi ha creduta, povero Toreddu!

Marrubiu, 20 luglio 1660

E’ passato quasi un anno ma Dio non si è dimenticato ancora di noi. Adesso che i briganti se ne sono andati, che la febbre contagiosa è rimasta a Zuradili insieme alla mia verginità e che finalmente cominciavamo a stare un po’ tranquilli sono arrivate pure le cavallette a tormentarci.

Il comune ha detto che non dovremo pagare le tasse per due anni, che ricompenseranno con una lira chi raccoglie un cantaro di cavallette e le porta per sotterrarle in una grande fossa costruita proprio per loro.

Io sono incinta grossa, dicono  tutti che sarà una femmina ma io  lo so che è un maschio perché a don Michele l’ha detto la Madonna in sogno, gli ha detto di chiamarlo Salvatore, sai che novità, qui si chiamano tutti così!

Marrubiu, 1 agosto 1660

E’ nata Salvatrice! Avevano ragione a dire tutti che era femmina, la Madonna ci sarà rimasta male, poveretta! Don Michele dice che secondo lui non è figlia sua perché somiglia precisa a Tore, dice che dobbiamo riprovarci, ma adesso ho deciso, io le corna non le faccio a mio marito, nemmeno per partorire Gesù.

Qui a Marrubiu non siamo benvisti noi di Zuradili, dicono che siamo maledetti da Dio e non portiamo che miseria e flagelli. Ma che colpa ne abbiamo noi?

Se non piove arrivano le malattie e le cavallette, si sa, lo dice pure Don Michele che ha studiato nelle scuole dei preti, conosce il latino, la medicina e parla in sogno con la Madonna, ma vallo a spiegare a quest’ignoranti.

Si stava tanto bene a Zuradili, se solo Dio non ci avesse mandato la febbre malarica.

Marrubiu 2 Agosto 1660

Dopo tanto tempo ancora non ce lo leviamo dalla mente che abbiamo cambiato paese: ieri, quando Tore è andato all’anagrafe a dichiarare la nascita di Salvatrice ha detto che era nata a Zuradili.

Dice che l’impiegato l’ha guardato un po’ di traverso, si vede che pure lui pensa che siamo maledetti, senza domandargli altro ha scritto “nata a Marrubiu”, povera Salvatrice, nata a Marrubiu!

Marrubiu, 2 novembre 1673

Ieri sono tornata a Zuradili. Dopo tanti anni ho portato mia figlia a mostrarle dove sono nata e dove lei è stata concepita. Adesso non c’è più il paese, sono rimaste solo rovine e case abbandonate coi tetti sfondati e finestre coi vetri rotti.

Tore mi ha stretta a sé vedendo una lacrima che mi scendeva sul viso, la piccola Salvatrice invece si è divertita a correre su quelle macerie che mi facevano sanguinare il cuore.

Tore e io siamo tornati indietro mesti, ma non abbiamo detto a nessuno dove eravamo stati per non intristirli. Quando mi sono coricata e sono rimasta finalmente sola coi miei pensieri e gli occhi chiusi, ho ripensato al mio paese com’era ma il ricordo si è confuso con le case diroccate di adesso.

Sono nata a Zuradili, un paese che non esiste più, che non è più segnato neanche nelle carte geografiche, un giorno glielo racconterò a Salvatrice e le racconterò pure che è stata concepita per salvare quel posto ma siccome era femmina non ha potuto farlo.

Anzi no, le dirò che Zuradili è un luogo magico che esiste solo nella fantasia e che tutti noi che veniamo da là siamo fate e folletti. Sì, questo le dirò, che anche lei è una fata di Zuradili perché è stata concepita là pure se poi è nata a Marrubiu, le racconterò che se vorrà andarci basterà solo chiudere gli occhi e sognarlo.

Marrubiu, 5 novembre 1673

Sono due giorni che Salvatrice vomita, ha la febbre alta e il mal di pancia, mio marito dice che è colpa mia  perché l’ho voluta  portare a Zuradili. Anche lui adesso dice che quello è un paese maledetto e comincio a pensarlo anch’io, se per disgrazia a Salvatrice succede qualcosa di brutto non me lo perdonerò mai.

Marrubiu, 7 febbraio 1674

Salvatrice è morta a metà novembre. Il dottore ha detto che era tifo ma a me e Tore nessuno ce lo leva dalla testa che l’ho ammazzata io per averla voluta portata per forza a Zuradili. Maledetta me, maledetto Zuradili, maledetto il mondo che m’ha castigata!

Marrubiu, 8 febbraio 1674

Ho deciso, stanotte stessa tornerò da sola a Zuradili, salirò per l’ultima volta sul monte Arci e ti raggiungerò, angelo mio, tanto che ci sto più a fare qua senza di te e con la maledizione di Dio sulla testa?

Donne maledette
storie, poesie, pazzie
di Vespina Fortuna

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