La spada e l’archibugio

l'archibugio

«Scomunicati Veneziani!» urlo dal balcone

«Non temiamo i vostri macchinari creati dal pervertito Leonardo da Vinci che voi usate per difendere la nuova Babilonia che chiamano Rinascenza, basata sulla filosofia diabolica che pone l’Uomo al Centro dell’Universo e vorrebbe sostituirlo a Dio.

Lo spirito della Firenze di Savonarola è ancora vivo, e né i vostri congegni volanti, né le altre macchine spinte dal vapore del diavolo ci piegheranno. Dio è con noi…»

Anche  la Spagna è con noi, penso, omettendo di dirlo.

«Siamo pronti a sacrificare i prigionieri e morire. Io e i Nuovi Fragellanti ai miei ordini non ci vergognamo d’esser italiani, nonostante la nostra terra abbia dato i natali a Leonardo il Maledetto, incarnazione di Satana. La Sacra Repubblica è nata oggi, undici di settembre dell’Anno del Signore 1513, in questo palazzo che abbiamo conquistato con le armi.

Ben presto la nostra bandiera sventolerà sul resto della città, e Bergamo diverrà la capitale di una Repubblica protetta da Dio che un giorno non lontano si estenderà in un’Italia austera, senza donne vestite sconce, né uomini che si fanno femmine.

Le fiamme dei roghi della vanità distruggerano libri e dipinti peccaminosi. La nostra arma è il terrore.

Lo leggo negli occhi dei pervertiti che abbiamo catturato sorprendendoli mentre erano intenti nella loro orgia. Ora tremano davanti alle canne dei nostri archibugi e alle lame delle nostre spade.

Abbiamo imposto i cilici a tutti e le cinture di castità alle meretrici. Da ieri stanno espiando i peccati commessi.»

Fuori dal palazzo, le automovili corazzate con gli archibugi a mitraglia sulle torrette non osano attaccarci. Gli ornitotteri sorvolano a bassa quota, potrebbero lanciare bombe e missili a getti di vapore, ma non lo fanno, perché hanno paura di uccidere gli ostaggi.

E quando la nostra piccola enclave conquisterà la città, saranno i suoi abitanti il nostro scudo: ostaggi che un giorno diverranno fedeli e soldati.

Il Leone Alato tremerà davanti ai vessilli con  la Spada e l’Archibugio messi a croce, la mano armata di Dio.

Confischeremo ricchezze, gabelleremo ogni territorio conquistato e trasformeremo in crociati anche i fanciulli.

Detto all’ufficiale le mie condizioni: «Sgombrate il quartiere, consegnateci armi e macchine e ordinate agli abitanti di rimanere chiusi in casa. Vogliamo anche due rampe di missili a getti di vapore.»

Ahimè, se i miei prodi frati guerrieri non fossero solo dodici, avremmo potuto pretendere l’intera città. Purtroppo, la fondazione della Repubblica di Dio in Terra richiede tempo e pazienza.

Ma non appena avremo in mano una fetta della Città Alta, che domina la pianura, molti si convinceranno della nostra giusta causa e si uniranno a noi. Ne bastano un centinaio.

Grazie all’esperienza di quando ero condottiero al servizio degli Sforza, ho già in mente come bloccare le vie non appena avremo a disposizione i carri corazzati a vapore.

E quando avremo in mano tutta la città e un paio di rampe di missili  saremo in grado di respingere ogni attacco.

«Luogotenente, vi concedo un’ora per presentare le nostre condizioni al podestà…»

Vengo interrotto da urla femminili e un trambusto. I soldati si tirano di fianco lasciando passare due suore che camminano verso il palazzo. Una zoppica.

«Fate largo o ci ammazziamo!» intima una voce femminile decisa. Impugnano ciascuna un archibugio tenendolo puntato alla tempia. Sono giovani.

«Vogliamo unirci all’esercito di Dio!» sbraita la monaca non appena sotto il balcone.

I soldati non si oppongono. Non vogliono divenire responsabili di un suicidio. Povera Italia attaccata alla vita terrena e schiava di una filosofia sbagliata! Ringrazio il Signore per averci inviato le prime soldatesse volontarie della Sacra Repubblica.

Che il loro esempio venga seguito da mille, e un giorno la bandiera con la Spada e l’Archibugio sventolerà da Venezia a Palermo.

La porta viene aperta e le monache fatte entrare. Non appena al sicuro, quella dagli occhi bruni si inginocchia ponendo l’archibugio a terra e spingendolo davanti ai miei piedi, come fosse un dono. La zoppa, dopo un po’ di fatica a genuflettersi, imita la compagna, con gli occhi verdi che mi  guardano come se fossi l’immagine di Gesù in persona.

Soffoco la vanagloria ringraziando Dio per i rinforzi e due archibugi in più.

«Alzatevi!» esorto «Da questo momento vi dichiaro cittadine della Sacra Repubblica.»

Dubito però che le due suore siano in grado di combattere. Ho notato quanto siano maldestre nell’impugnare le armi. Non importa: quello che conta è che già si parlerà di giovani religiose che hanno scelto la via guerriera del Signore.  Un esempio da imitare.

«Sono scarichi». Indico i due archibugi che ho appena ispezionato.

«Ma i soldati del Diavolo ci hanno creduto. Adesso, fratello, insegnaci a caricarli e siamo pronti a combattere e morire per Dio!» risponde la monaca alzandosi e aiutando la compagna claudicante a fare altrettanto.

Mille come queste, e vinceremo, penso mentre conduco le due nuove accolite nella sala piena di ostaggi tremanti.

«Dodici, come gli Apostoli» commenta la zoppa dopo aver contato i miei uomini.

«Quattordici con voi» rispondo. «Ma un giorno saremo migliaia!»

«Dubito!» risponde quella dagli occhi bruni. Un attimo dopo mi colpisce alla base del collo col palmo della mano.

Paralizzato dal colpo, assisto alla scena della zoppa che si alza la sottana come una volgare prostituta, mostrando una stampella. No! Non è una stampella, sembra una balestra. Guardo meglio, impotente a muovermi, ma spettatore della tragedia: un archibugio con un supporto a più canne disposto a croce.

Una versione portatile dell’organo a mitraglia inventato da Leonardo il Maledetto.

La finta zoppa impugna l’arma e spara a raffica. Sette dei miei uomini vengono falciati  prima che abbiano il tempo di reagire.  I superstiti alzano le mani in segno di resa. Vorrei urlare di combattere fino alla morte, ma il colpo della donna mi ha tolto la voce.

«Bravi, fraticelli. Tenete le mani bene in alto e non fate mosse false!» urla la donna con gli occhi color castagna. «La mia compagna veniva chiamata l’Artemide dell’Archibugio dalle sue parti, quindi siete avvisati. Tranquillo, tu: il colpo da me inferto non è mortale.

Ringraziamo le arti marziali cinesi. Se avessi dato un po’ più di forza saresti rimasto paralizzato a vita. Un poco ancora e saresti morto. Un’ora e sarai di nuovo fresco, anche se in catene.»

Mi guarda con un misto di compatimento e disprezzo.

Quella dagli occhi verdi prende parola.

«Non mancavo una lepre nei boschi tra i miei monti prima di servire la Serenissima. Niente scherzi o vi bucherello i sai!»

Un’arrogante bifolca valligiana, ma furba abbastanza per fingersi zoppa nascondendo quell’affare sotto le sottane. Quella che mi ha colpito ha l’accento veneziano.

Una coppia di donne diverse l’una dall’altra. Figlie del demonio! Ingannatrici come tutte le femmine, da Elena a Giuditta! La prima battaglia dell’esercito della Repubblica di Dio è stata persa, con vergogna:  tredici uomini vinti da due e femmine per giunta!

La rabbia mi visualizza quella coppia di streghe sul rogo, come quella Giovanna D’Arco che guidò i francesi alla riscossa bestemmiando e spacciandosi per inviata dal Signore! Un’altra becera contadina che osò  impugnare la spada.

Oggi sarà un giorno di lutto per i veri credenti, coloro che in nome di Dio sono disposti a morire e far morire. Impossibile sfoderare la spada e piantarmela nel ventre, paralizzato dalle arti guerresche degli infedeli cinesi. Pochi martiri, nessun peccatore punito.

Oh Signore, perché mi fai tutto questo?

Ho militato nelle tue file. Ho cercato di instaurare la Tua Repubblica in Terra e tu invece mi hai mandato due femmine a impedirmelo. Dove ho sbagliato?

Dove ti ho offeso, mio Signore?

Ho tentato di emulare i Crociati in Terrasanta, né più né meno.

Vivrò per sempre con l’onta peggiore: non battuto dalle terribili macchine da guerra di Venezia, ma da chi vestiva l’abito delle Tue spose e serve.

Perdonami Signore. Sia fatta la Tua volontà.

Di Paolo Ninzatti

Racconto breve ambientato nell’universo del romanzo Il volo del Leone dello stesso autore, edito da Delos Digital in ebook e BMS in versione cartacea per le edicole.

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