Le streghe di Albione 8

Il condottiero italiano cominciò a rivolgersi al luogotenente spagnolo.

«Mi sembra doveroso scusarci per un malinteso. Diciamo pure un’informazione non del tutto vera. Ma la nostra missione non può essere messa a rischio e quindi il fine giustifica i mezzi.»

Lo spagnolo aguzzò le orecchie, curioso e anche un po’ diffidente. Le donne e la nuova arrivata fecero altrettanto. Mary temette che il condottiero fosse tanto stolto quanto sincero rivelando chi fossero. Tutti trattennero il fiato.

«Siamo Cavalieri dell’Ordine di San Giovanni. Ospitalieri di Rodi.»

Bastò per mettere in ginocchio gli spagnoli.

«Siamo in missione in nome dell’Altissimo.»

Gli spagnoli già in ginocchio si fecero il segno della croce.

«Le signore qui presenti fanno parte della missione. Dietro i loro abiti si nascondono sorelle dell’Ordine delle Clarisse.»

Mary fu li per li a scoppiare in una risata ma fu lesta a coprire il volto giungendo le mani come in preghiera. Le altre la imitarono.

«E non siamo catalani.»

Il volto dello spagnolo espresse una vaga delusione.

Approfittò della pausa del collega per commentare.

«Buona parte dei Cavalieri di Rodi sono francesi. Quelli buoni, s’intende. Allora non mi ero sbagliato poco prima.»

«E invece sì. Siamo italiani. Di quelli buoni, s’intende.»

«Per chi si è votato all’Ordine degli Ospedalieri non esiste nazione» commentò il luogotenente. «E tra parentesi non ho niente contro italiani e neppure contro i francesi. Tengo solo alla Spagna, ma non disprezzo altri popoli.»

Guardò con aria curiosa gli italiani e le donne. Il condottiero informò subito.

«Loro sono inglesi.»

«Monache inglesi e monaci cavalieri italiani. Deve trattarsi di una missione importante, e di sicuro ordinata da… »

«Sua Santità, intendete?»

«Non posso immaginare altri mandanti, visto lo spiegamento di forze e la collaborazione.»

«Le vie del Signore sono infinite» concluse l’italiano.

«E forse è grazie a Lui e la Divina Provvidenza che le nostre strade si sono incrociate» continuò lo spagnolo.

«Decisamente, anche grazie alle nostre forze unite abbiamo debellato quei banditi” rispose l’italiano mentre volgeva lo sguardo alla donna irlandese aggiungendo: «Anche costei è inviata dalla Divina Provvidenza.»

Deidre sembrava  imbarazzata alla presenza di rappresentanti della Chiesa, in quanto peccatrice.

Il luogotenente decise di rompere il ghiaccio e dichiarò: «Monache  detite alla preghiera assieme a monaci guerrieri incontrano soldati laici e ora una donna che vendeva il suo corpo. Ma il Signore ama anche le pecorelle smarrite e noi uomini di Fede perdoniamo ogni peccato. Ti siamo grati per il tuo atto eroico, Deidre. Non convenite, luogotenente?»

«Mi rimetto al giudizio di un uomo di Fede. Dal canto mio non ho pregiudizi.»

«Sono felice che la pensiate così, luogotenente. Anche Nostro Signore disse “

Chi é senza peccato scagli la prima pietra.”»

«Avete ragione cavaliere. Ma a questo punto ci sarebbe da mettere a posto una questione alquanto delicata.»

«E sarebbe?»

«Nonostante in nome della Fede, voi cavalieri indossate delle uniformi spagnole. La cosa potrebbe creale malintesi, non convenite?»

«Avete ragione e cosa proporreste?»

«Due cose. Indossare abiti più adatti e meno vistosi e accettare che i veri soldati di Spagna, che si trovano in queste terre come legittimi alleati del Re vi scortino verso la vostra meta.»

Fu Deidre a intromettersi.

«Le Vossignorie mi scusino, ma mi sembra doveroso informarvi che i banditi avevano sacchi pieni di sai di monaci per i loro agguati. Abbastanza per i Cavalieri e le sorelle.»

«Mi sembra una soluzione ottima. Uomini e donne di fede indosseranno abiti adatti» rispose lo spagnolo.

«Gente di pace e gente di guerra fianco a fianco» concluse l’italiano.

«Ci sarebbe posto anche per una pecorella smarrita» propose l’irlandese.

«Benvenuta tra noi. Omnia munda mundis» rispose l’italiano traducendo in inglese il significato: che per i puri tutto è puro.

Nessuno si oppose.

Il viaggio proseguì. Le sbarre vennero asportate dal carro e le donne poterono viaggiare senza più sentirsi prigioniere anche se finte. Ora, travestite da frati, con i cappucci che nascondevano i loro volti, notarono sguardi senza più condanna nei loro riguardi a ogni passaggio attraverso villaggi e campagne. Lo stesso valeva per gli italiani, a cavallo, ma ora indossanti i sai da monaci.

Quanto agli spagnoli di scorta, gli occhi dei cittadini, dei villici o dei passanti variavano tra la solidarietà e l’astio malcelato, a seconda se si trattava di fedeli al Re o a Cromwell.

Quattro notti dopo, la vedova Jones ebbe un sogno: un uomo in armatura che scintillava nel buio e una luce che lo illuminava. C’era qualcosa di divino, o magico in quell’armigero. Da dietro la celata dell’elmo sembrava scaturire una luce e non se ne vedeva il volto.

Si svegliò di soprassalto. Anche Mary era sveglia. Le altre dormivano, ma qualcuna parlava nel sonno, mormorando. Sentì “San Giorgio”, “Lancillotto” e “Ivanhoe”.

Era palese che tutte stavano sognando quell’armigero.

Soltanto Deidre continuava a dormire, russando leggermente.

Mary le fece segno di ascoltare i soldati, sia gli italiani che gli spagnoli. Ma si poteva soltando udire lo sguaiato russare dei militi.

«Soltanto noi, diciamo streghe abbiamo avuto quel sogno» sentenziò.

«Non é un sogno, è una visione» contestò Angy.

«O forse un vaticinio?» ribattè Mary.

«Probabilmente. Ci stiamo avvicinando a Stonehenge» riprese Angy.

«E forse al cavaliere misterioso» aggiunse Mary.

Il giorno dopo proseguirono, ma di comune accordo le donne non fecero parola a nessuno della visione. Neppure a Deidre.

Angy cominciò a rendersi conto che gli italiani avevano ragione. Si stavano avviando verso un luogo in cui le loro prerogative sarebbero state usate. E man mano che passava il tempo, il senso di colpevolezza indotto dalle circostanze sparva sostituito dalla convinzione di essere in procinto di compiere una missione in nome del Bene. Anche il fatto di indossare abiti da uomini dediti alla Fede indusse loro quella convinzione, benché in qualche modo posticcia. Come attori che si identificassero nel ruolo.

Mary doveva sentirsi allo stesso modo perché d’un tratto declamò un passo di quel commediografo del quale, prima delle restrizioni indotte dall’Inquisizione aveva visto diverse rappresentazioni.

«Essere o non essere, questo è il dilemma.»

Le altre la guardarono come se avesse vaneggiato. Così lei specificò.

«William Shakespeare. Amleto. Una storia molto tragica.»

Deidre si intromise.

«Una suora che declama uno scrittore all’indice?»

«Per conoscere il bene devi confrontarlo col Male. Ho letto molto di quello. Era bravo a scrivere e descrivere persone infime: bisbetiche italiane che meritavano di essere domate e condottieri mori al servizio dell’Italia. Nell’Otello descrive la corruzione morale e la decadenza di quel paese.»

CONTINUA…

 

di Paolo Ninzatti

Racconto breve ambientato un secolo dopo nell’universo del romanzo
“Il Sole all’Orizzonte” dello stesso autore.

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