Luna rosso sangue

racconto di Davide Stocovaz

Il trentaduenne Massimo Gerardi inforcò il lungo viale alberato. Erano le tre e venticinque di una fredda mattinata di settembre. L’uomo si strinse nel cappotto sfregandosi le mani. Le poche stelle in cielo rischiaravano a malapena il viale costeggiato dalle automobili in parcheggio. La luna aveva già iniziato ad adombrarsi, causa un evento cosmico che si ripete ogni trecento anni.

Gerardi avanzava a passo spedito. L’eclissi, che sarebbe stata totale di lì a poco, non gli importava affatto. Camminava a testa bassa, rollando per il troppo alcol bevuto quella notte. Davanti a sé, aveva ancora l’espressione sconsolata del suo superiore che gli annunciava il licenziamento, dovuto a tagli del personale dell’azienda per la quale lavorava da più di sei anni.

Le numerose birre che si era scolato in solitaria avevano solamente annebbiato il ricordo, che adesso tornava intenso col passare della sbornia.

Si trovava a venti metri dal portone di casa quando, con la coda dell’occhio, vide un movimento alla propria sinistra; un’ombra che si staccava dalle altre ombre e gli si faceva incontro. Istintivamente, si fermò serrando i pugni. Non era raro imbattersi in qualche malintenzionato a quell’ora.

La sua sorpresa fu enorme quando vide che si trattava di una ragazza. Aveva biondi capelli fluenti che le contornavano un viso stranamente pallido, e due occhi di un azzurro intenso, tanto da scintillare nella poca luce stellare. Ammaliato dalla visione, Gerardi si paralizzò. La ragazza gli si piazzò davanti, occhi negli occhi.

– Sei… stupenda -, borbottò l’uomo.

La ragazza sorrise. Poi gli si fece ancora più vicina. Le loro labbra si sfiorarono, poi si toccarono. A Gerardi sembrò di spiccare il volo. Dopo qualche secondo, la ragazza si tirò indietro. Lui la guardò stralunato, sorpreso, eccitato. Fu un attimo.

Gerardi se la trovò avvinghiata al collo. Riuscì solamente a notare, in un balenare di stelle, i due canini aguzzi sfoderati. Sentì una forte pressione al collo, un dolore lancinante. Provò a dibattersi, ma le forze già lo stavano abbandonando. Potè sentire la ragazza succhiare avidamente il suo stesso sangue. Di lì a qualche secondo, si sentì leggero, preda di una spossatezza infinita. Adagiò il capo contro quello di lei. E si accasciò al suolo privo di sensi.

Quando si riebbe, la testa gli ronzava. La prima cosa che vide, tra le alte chiome degli alberi, fu la luna: un cerchio rosso al centro del cielo. L’eclissi totale aveva raggiunto il suo zenit.

Un fruscio alla sua destra gli fece girare la testa. La ragazza era ancora lì. Lo guardava in paziente attesa. Gerardi si rimise in piedi. Il collo gli pulsava e doleva. Toccandoselo, sentì due grossi fori che gli deturpavano la pelle. Lanciò un’occhiata sconvolta alla ragazza. Lei sorrise e gli si fece incontro prendendolo per mano.

– Non devi avere paura. Sei rinato -, sussurrò.

I due, mano nella mano, scivolarono via tra le ombre, agili come nessun essere umano può esserlo.

Fu così che il trentaduenne Massimo Gerardi divenne un Immortale.

di Davide Stocovaz

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