Amazzoni e robot – Seconda parte – Decima puntata

 

Mandy tolse il bavaglio a Mildred dicendo: «Anche se urli qui non ti sentirá nessuno. Siamo al sicuro.»
«Dove ci troviamo?» domandò la prigioniera.
«E io sarei tanto scema da dirtelo? Perché credi che ti abbia bendata?» rispose Mandy usando il frasario di Ippolita.
«Così non ne rivelerò l’ubicazione quando mi libererai, giusto?»
«Corretto. Voglio soltanto delle informazioni. E se me le darai, stai sicura che le tue subalterne non sapranno mai che ti ho catturata.»

Allettata dalla promessa, la parte umana di Mildred, nella convinzione di potere salvarsi dalla imbarazzante situazione e di poter ottenere i gradi malgrado tutto, rivelò del microchip e della sua fedeltà a Klea.
Non appena venuta a sapere il tutto, a Mandy venne un’idea ispirata sempre dalle storie di Julia Verne nella quale Ippolita ipnotizza una regina nemica catturata e, soggiogatala al suo potere, diventa l’eminenza grigia di quel regno.

«Prima di liberarti devo assicurarmi che tu mi abbia raccontato la verità» mentì Mandy mentre collegava la testa di Argo a dei fili che fissò alla testa di Mildred in concomitanza del microchip.
«La macchina della verità?» domandò Mildred pronta a tutto per tornare libera.
«Certo» insisté Mandy a mentire mentre manovrava i dati della testa del robot, ubbidienti ai suoi ordini che vennero man mano trasferiti nel microchip.
«Pazienta qualche minuto e sarai libera» disse suadente Mandy.

Mentre la parte umana di Mildred fantasticava, il grado di generale qualcosa si inserì nella parte robottica.
Fedeltà.
Ma man mano l’oggetto a cui ubbidire sfocò. Klea scemò pian piano lasciando posto a un’altra.
Mandy.

Mandy camminava con le mani alzate e Mildred che le puntava dietro il fucile mentre le amazzoni accampate applaudivano al ritorno della loro comandante che apparentemente aveva catturato la fuggitiva.
Poco dopo Mildred sbraitava ordini a cui le subalterne ubbidirono senza discutere.
Ben presto si imbarcarono sulla navetta.
Mandy aveva ordinato a Mildred ogni istruzione per il suo piano. E Mildred, ubbidendo aveva a sua volta distribuito ordini alle subalterne.
Le aveva convinte che la testa di Argo conteneva informazioni importantissime sulle mosse dei robot dell’Impero.
Una per una si sottomisero allo stesso trattamento di Mildred divenendo in breve ubbidienti agli ordini di Mandy.
L’astronave salpò dal Pianeta Sacro carica di amazzoni ormai ubbidienti a Mandy. Meta: il Pianeta Imperiale.

Le note della Marcia Trionfale dell’aida di Giuseppina Verdi uscivano dagli altoparlanti mentre Mandy in uniforme da colonnello marciava a fianco di Mildred e in testa alle amazzoni entrando nel Palazzo Imperiale.

Alexandra aveva perduto un po’ della sua altezzosità per via del trionfante entusiasmo alla presenza della donna più ricercata della Galassia che si era presentata alla testa dell’arma segreta di Klea che lei aveva convertito alla sua causa, che per forza di cose era la causa dell’Impero.

Soltanto un anno addietro Mandy era detenuta in un pianeta penitenziario a scontare una pena secondo lei ingiusta. E adesso si trovava al cospetto della donna più potente della Galassia a cui aveva rivelato la Veritá su tutto. Le Ministre e la Papessa la guardavano con riverenza. Ma a lei poco interessava tutta quella gloria. E neppure il fatto di avere in suo potere una banda di amazzoni.

Lei era una giustiziera, come Ippolita. E aveva saldato determinati conti. Si divertì per aver dato una bella scrollata al Sistema svelando menzogne millenarie. Ben presto avrebbe trovato il modo di disattivare i microchips e allora Klea si sarebbe trovata senza la sua armata di amazzoni. E i suoi sogni di conquista della Galassia sarebbero andati in frantumi.

La riscossa dell’Impero sarebbe iniziata ben presto.

La riscossa di Mandy era giá iniziata.

CONTINUA

di Paolo Ninzatti

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