Capitolo 17. Le meraviglie di Oniwa

CAPITOLO 17°

Le meraviglie di Oniwa

«Vedete ragazzi? Quello è un esemplare di Lily Reins.»
«Che essere strano, è piccolissimo… ci possiamo avvicinare?»
«Certo Leodor, ma non spaventatelo, ama gli uomini ma allo stesso tempo è molto pauroso.»
«Allora come facciamo ad avvicinarlo e a farlo fidare? Guardate! Ha cambiato colore appena ci ha visti, perché?»

«Ha cambiato colore per comunicarci il suo stato di spavento. Cambia colore a seconda delle diverse circostanze o dell’ambiente nel quale si trova. In pratica si tratta di una sorta di mimetismo di protezione, ma anche sociale in quanto il cambiamento di colore della sua pelle o, addirittura, dei disegni presenti su di essa avviene anche in situazioni di non pericolo ma strettamente legate a un particolare stato sociale quali ad esempio: una malattia o un corteggiamento, un po’ come i tanto amati cavallucci marini. Li conoscete giusto? Comunque fate ciò che faccio io, ok ragazzi?»

Leodor e Oscar annuirono e osservarono Baulino che pian piano si avvicinava a quell’esemplare di Lily Reins che inizialmente, impaurito, si andò a nascondere dietro un coloratissimo corallo.
«E ora Baulino? Lo hai fatto scappare!»
«No Leodor, si è solo nascosto, adesso vedrai…»
Baulino dolcemente chiamava quel piccolo esserino con voce elfica, incantata.

«Cantate insieme a me ragazzi, è un’antica canzone elfica, funziona sempre, da secoli viene usata per far sì che la natura possa fidarsi degli uomini che sono accanto agli elfi e ai folletti.»

«Ma non hai detto che ama gli uomini? Che motivo aveva di nascondersi?»
«Sì Oscar, ma li ama nel momento in cui sa di potersi fidare al cento per cento. Ora ci sta studiando per capire chi siamo e da dove veniamo, se cantiamo tutti insieme vedrete che spettacolo! Si prostrerà innanzi ai vostri occhi…»
«Dobbiamo cantare necessariamente in elfico?»
«Certo Leodor, le parole non sono difficili ed è una buana scusa per iniziare a parlare il Turgon Telperiën… allora, ripetete con me queste parole: “Š’oak Ibe ĥon őwwěb. Fiet ëļ divĩne ivĵ ëlo fea ţỳ caĥa”, pronti?»

«Almeno dicci cosa significano queste parole…» domandarono Oscar e Leodor.
«“Di noi paura non abbiate. Amici della natura siamo e per voi cantiamo”.»
«E se dovessimo stonare?»
«Tranquillo Oscar, vedrai che voce ti uscirà, sarai un cantante, non crederai a ciò che tu stesso stai cantando! Siete pronti ora? Fino a quando non uscirà continuate a cantare…» così, insieme a Baulino, iniziarono quel meraviglioso richiamo della natura che, forse, da millenni non veniva intonato.

Nel frattempo, su Lemuria…

«Ma cosa succede? Che strano, mi sento come se, non so… ahi! La testa, mamma che male! Oscar, Oscar mi senti? Svegliati! Ho un forte mal di testa ed è come se mi mancasse l’aria. Oh ma insomma! Ora vengo a buttarti giù dal letto. Eh? Ma dove sarà finito? È notte fonda, proverò a vedere in cucina. Non c’è!

Mamma… mamma… mamma! Oscar è sparito! Però la mamma non si è svegliata, di solito al primo richiamo lei è già in piedi e corre da noi… È tutto molto, molto strano. Inoltre l’anello non ha mai fatto così tanta luce, soprattutto su Lemuria. Cosa starà succedendo? Effettivamente è tutto im-mobile o meglio, i miei genitori sono immobili. Oh mamma, vuoi vedere che…»

TOC! TOC!
«E ora? Chi sarà mai a quest’ora? Che poi chissà che ora è? Che giorno è? Giuro però che se sono andati via senza di me e senza Karin la pagheranno cara e non gli parleremo più! Ora capisco ancora di più Rillith. Oh Rillith, quanto vorrei che fossi qui…»

TOC! TOC! TOC!
«Ah sì, la porta. Controllerò prima dalla finestra. Karin?»
«Ah finalmente! Ce ne hai messo di tempo, apri?»
«Tu sai cosa succede?»
«La mia collanina ha iniziato a brillare forte e poi ancora più forte, il suo calore era diventato insopportabile; con fatica mi sono svegliata e ho dovuto toglierla, poi la luce si è concentrata in un punto ben preciso…»

«E cos’hai fatto?»
«Ho seguito la luce e mi ha condotta a casa tua…»
«Ma tu hai notato che il tempo è fermo?»
«Sì Hea… e non capisco perché io e te invece riusciamo a muoverci, a parlare, a respirare…»
«Tutto ciò è molto strano. Andiamo a Toran? Che dici? Forse Baulino ha fermato il tempo da poco e potremo chiedergli spiegazioni…»
«Credo sia un’ottima idea!»

Mentre s’incamminavano misteriosamente a Toran, nelle immense profondità di Oniwa, il canto di Baulino, Oscar e Leodor ebbe degli effetti spettacolari, forse inaspettati, orse troppo inaspettati. Una grande sorpresa, un bellissimo impre-visto: erano circondati da uno splendido e fenomenale arcobaleno di luci e colori, di minuscoli esemplari di Lily Reins che danzavano intorno ai loro corpi, li ricoprivano interamente quasi li facevano danzare con loro… sembrava di volare insieme a tutte quelle luci, quei colori incredibili che lasciavano scie a ogni movimento e che, fondendosi tra loro, davano l’impressione che la luce avesse vita propria.

Baulino fece un piccolo cenno per far smettere Oscar e Leodor di cantare.
I deliziosi animaletti non fermarono il loro danzare ma si staccarono dai corpi dei ragazzi e da quello di Baulino, il quale si rese conto che il piccolo Lily Reins era ancora nascosto; gli sussurrò qualcosa ma nessuno sentì, la piccola creatura inizialmente si ritrasse ma alla fine dovette cedere al forte richiamo della natura.

Quindi iniziò il suo spettacolo formando delle grandiose piroette, emettendo forti suoni ma allo stesso tempo delicati, tingendosi di volta in volta di colori diversi: verde, rosso, arancio, rosa, giallo. Lo spettacolo più bello che Oscar e Leodor avessero mai visto fino a quel momento, per poi sparire nel nulla, come la maggior parte di piccoli Lily Reins che d’un tratto sparirono.

«Ma cosa succede Oscar? La tua chiave…» gridò Leodor.
«Baulino aiutami! Baulino!»
«Oscar non mollare la mia mano! Oscar no!»
Oscar perse i sensi e scomparve.
«Leodor ascoltami, ora ti riaccompagno al tunnel e restarai lì. Io vado a recuperare Oscar…»
«Tu sai cosa sta succedendo?»
«Ne ho una vaga impressione…»
«Ma senza te non potrebbero attaccarmi?»
«Stai tranquillo, lo scudo ti proteggerà.»
«D’accordo Baulino, farò ciò che dici.»
Così Baulino fece rientrare Leodor nel tunnel e si diresse a nuoto alla ricerca di Oscar.

A Toran, invece…
«Ma qui non c’è nessuno!»
«Chissà dove saranno finiti…»
«Karin vedi il mio anello, cerca di indicarmi qualcosa…»
«Sì lo vedo, anche la mia collanina…»
«Puntano entrambi in direzione del mare!»
Negli abissi di Oniwa.
«Oscar! Oscar mi senti? Dove sei finito? Rispondi se riesci a sentirmi! Così non va bene, proverò a usare la mia percettività.»

Baulino si fermò e concentrandosi riuscì a percepire il pericolo in cui stava incorrendo Oscar, non perse altro tempo e si precipitò a salvare Oscar.
Nel frattempo un’altra splendida creatura, Hary, che volteggiava nelle profondità di Oniwa, vide il corpo di un umano adagiato sui fondali.

Purtroppo non fece in tempo ad afferrare il suo braccio perché Oscar venne di nuovo spinto da una fortissima corrente marina fino a essere trascinato nel mare di Yro.
Per un breve tratto lo inseguì ma fortunatamente il suo corpo si fermò proprio nei pressi della grotta di Dorya.

Ella si avvicinò e vedendolo privo di sensi lo riportò in superficie. Oscar non si riprendeva ancora, Dorya iniziò a nuotare ma in superficie Oscar non poteva ancora respirare e Dorya per fortuna se ne rese conto. Hary era in superfice nel mare di Oniwa e con un impercettibile richiamo attirò l’attenzione di Dorya che velocemente si diresse dalla sua creatrice. Adagiò Oscar tra le braccia di Hary, la quale iniziò a nuotare per cercare di capire a chi appartenesse quella creatura.

Baulino era fermo a capire cosa stesse succedendo, vedeva Oscar galleggiare, quasi volare sull’acqua, Hary vide Baulino e gli andò incontro.
Baulino capì che c’era qualcuno con lui e facendo un sospiro di sollievo iniziò a nuotare anche lui in direzione di Hary. Una volta incontrati, Hary sussurrò a Oscar alcune parole e poi lo adagiò nelle braccia di Baulino scomparendo, senza lasciare traccia di quell’incontro.

Oscar si riprese ma l’unica cosa che riuscì a dire fu: «Non respiro bene.»
«Certo Oscar, lo so. Siamo in superficie, devo far ritornare la tua normale respirazione» e così fece.
Nuotò con Oscar in braccio fino alla vicina riva, lo adagiò sul terreno e gli si sedette accanto.
La spada di Oscar era come se vivesse, si muoveva e luccicava come non mai.
Baulino a questo punto capì tutto, ed ebbe la conferma di ciò che immaginava.
Aspettò che Oscar si risvegliasse per poi raccontargli tutto.

«Oscar dobbiamo andare a Toran…»
«Ora dove siamo?»
«Sulla riva di Oniwa.»
«Cosa succede? Io non ricordo nulla, mi sembra di aver dormito per tutto questo tempo e poi ho come la sensazione che qualcuno mi abbia trasportato in mare. E alla mia spada cosa succede?»
«Bene… ricordi solo questo? Nessun tunnel di vetro, le mante, i Lily Reins?»
«No Baulino, nulla.»
«Ti racconterò tutto mentre ci dirigiamo a Toran. Leodor dovrà attendere ancora un po’.»
«La spada è rovente ma cosa succede?»
«Tranquillo nulla di brutto ma devo capire com’è possibile una cosa del genere, per il momento la porterò io.»

Baulino prese la spada e vedendo Oscar in difficoltà, perché ancora debole, decise di prenderlo in braccio.
Leodor, nel frattempo era nel tunnel e cominciava a porsi delle domande.

«Ma quanto ci mettono? Stare qui è inquietante, soprattutto con tutti questi squali che mi girano intorno. Spero non mi vedano altrimenti avranno del cibo prelibato gratis. E ora cosa succede ancora? Perché il mio scudo prende decisioni da solo e mi trascina? Baulino ha detto che devo stare fermo, ora lo appoggio a terra. Uffa, però che noia! Ma cosa succede? Lo scudo! Ehi dove vai? Devi proteggermi!»

Lo scudo iniziò a muoversi e da esso fuoriuscivano scariche elettriche, poi “volando” si allontanò da Leodor.
Leodor allora lo seguì ma all’improvviso scomparve.
«E ora cosa faccio? Quasi quasi continuo a camminare, se Baulino sta ritornando con Oscar, li incrocerò…»

Hea e Karin nel frattempo erano ancora a Toran.

«Karin cosa facciamo? Seguiamo ciò che ci indicano i nostri oggetti magici?»
«Hea non lo so, io credo sia meglio restare qui. Guarda c’è Zerì! Zerì, che bello rivederti! Come sei cresciuta, fatti abbracciare!»
«Non è che c’è lo zampino di Rillith?»
«E chi lo sa? Sarebbe magnifico…» concluse Karin.

In cammino verso Toran.
«Allora Baulino, non devi raccontarmi nulla? Cosa sta succedendo?»
«Sì Oscar…»
«Mettimi giù però ora, ho recuperato un po’ di forze.»
«Non ricordi nulla, ma proprio nulla?»
«Si che ero nel mio letto a dormire…»
«Ok, benissimo! Dovrò raccontarti tutto dall’inizio. Avevo deciso di portare te e Leodor in viaggio a Oniwa. Abbiamo camminato per due giorni in un tunnel di vetro, vi ho fatto vedere le meraviglie di Oniwa, abbiamo salvato dei balenotteri in pericolo…»

«Aspetta, aspetta! Allora non ho sognato? Era tutto reale? Ricordo anche che stavamo danzando con degli esserini minuscoli nel mare e che per attirare la loro attenzione abbiamo cantato. C’era un meraviglioso spettacolo di luci e colori ma poi il buio più totale.»

«Sì Oscar giusto, non era un sogno. La tua chiave all’improvviso è diventata spada, poi ha iniziato a emanare delle luci strane che hanno accecato me e Leodor, io ti tenevo per mano ma poi ti ho perso.»

«Come si spiega tutto ciò?»
«Io credo…»
«Baulino, Oscar aspettate!»
«Eh? Leodor?»
«Che ci fai qui? Ti avevo detto di aspettare al tunnel!»
«Lo scudo, l’ho perso, è scomparso. Io l’ho inseguito ma poi non l’ho più visto.»
«Capisco…»
«Dove stavate andando?»
«A Toran.»
«Baulino ma come mai Leodor ci ha messo così poco a ritornare se in realtà abbiamo camminato per due giorni?»
«Nel tunnel passano i giorni ma in realtà il tempo è fermo, o, meglio, dovrebbe essere fermo!»
«Giusto.»
«Ma cosa succede? E poi perché hai detto che “dovrebbe” essere fermo?»

«Stavo giusto spiegando a Oscar che evidentemente la danza dei Lily Reins ha innescato un processo di forte richiamo che ha interagito con i vostri oggetti, che a loro volta hanno svegliato la collanina e l’anello. I vostri oggetti sono magici e si sono richiamati a vicenda, non potendo fare più a meno l’uno dell’altro. Di conseguenza, credo che si siano svegliate anche Karin e Hea.

Tutto ciò sembra assurdo anche a me perché comunque, e ora posso dirlo con certezza, il tempo su Lemuria è ancora fermo e se loro sono riuscite a oltrepassare le barriere temporali, perché chiamate dal richiamo degli oggetti, significa che il nostro viaggio deve attendere per poter essere ripreso, perché sta accadendo qualcosa nei nostri regni.»

«Ah. Ci dobbiamo preoccupare?»
«Oscar, spero di no…»
«Suppongo che tu debba andare, giusto Baulino?»
«Sì Leodor ma per ora raggiungiamo Toran, vedi che forte fascio luminoso?»
«Sì, fortissimo!» esclamò Leodor.
«Sono la collanina e l’anello a emanarlo.»
«Ma se Karin e Hea non ci sono?» chiese Oscar.
«Significa che possiamo continuare il viaggio perché c’è stata solo l’interazione tra gli oggetti ma ora affrettiamoci.»
«Ah Baulino! Ma chi mi ha salvato dai fondali di Oniwa?»
«Hary. È giunta in tuo soccorso prima di me.»
«Wow che forza!»
«Che forza? Per poco non ci facevi venire un colpo!»
«Sì ma Hary… lei mi ha salvato!»
«L’hai vista?»
«Per un secondo, Leodor. Solo per un secondo e mi ha detto di ritrovare dentro di me la forza per andare avanti. Poi sono svenuto di nuovo.»
«Uffa! Volevo esserci…»
«Ragazzi, forza! Non possiamo stare qui a chiacchierare ora!»
«Arriviamo!»

Giunti a Toran.
«Ah eccovi!»
«Hea, sono qui.»
«Chi?»
«Oscar, Baulino e Leodor…»
«Sì bene, poco importa visto che ci hanno abbandonate!»
«Posso spiegare…»
«Sì sì, certo Baulino, solite scuse da maschi. Non ci sono spiegazioni, lo abbiamo capito da sole.»
«Hea fai parlare Baulino. Le cose sono complicate…»
«Sì certo, lo erano anche quando ha fatto andare via Rillith.»
«Ok, se non volete ascoltare, fate pure, io devo andare a controllare…»
«A controllare chi? Luiné? E certo ormai…» lo punzecchiò Hea.
«Luiné non c’entra, volete ascoltarmi?»
«Va bene dai, sentiamo.»
«Ah, grazie Karin!»
«Sempre gentile tu, eh?»
«Dai Hea, credo che… non so, abbia una giusta spiegazione da fornire, del resto tutto è fermo e noi invece…»

«Ecco, appunto. Lasciatemi parlare. Avevo deciso di portare Leodor e Oscar in viaggio…»
«E noi?»
«Aspetta Hea, se mi fai parlare capirai… Dicevo… così ho fermato il tempo, ci siamo diretti a Oniwa e per due giorni abbiamo camminato in un tunnel di vetro. Ho spiegato loro diverse cose e fatto vedere tanti fantastici esseri del mare. Ma all’improvviso la chiave di Oscar, richiamata dai segnali dei vostri oggetti, lo ha trasportato nelle profondità del mare facendogli perdere i sensi. Riesco a spiegarmi tutto ma non capisco come mai voi siate riuscite a svegliarvi. Devo ritornare nel mio regno, devo accertarmi che sia tutto apposto e trovare una spiegazione a questo fenomeno, mai accaduto fino a oggi…»

«Ok vada bene per tutte queste stranezze, ma perché non ci hai volute?»
«Piccola Karin, io ho pensato che, non so, vi sarebbe potuta mancare Rillith durante il cammino e allora…»

«Ho capito ma non chiamarmi piccola!»
Baulino le sorrise e si rivolse a Hea: «Tu Hea? Hai qualcosa da dire?»
«No, solo che avresti potuto chiedercelo. Rillith ci manca ma anche noi abbiamo diritto a vivere avventure, ci avete detto di non smettere di sognare e questo avvenimento mi ha un po’ delusa.»

Baulino annuì, la accarezzò e le disse: «Rillith mi ha parlato, non smettete di credere, le vostre speranze le servono per affrontare le sofferenze che sta vivendo. Ad Anarion-Isira servono le vostre speranze, i vostri sogni.»
Tutti guardarono Baulino, poi Karin gli si avvicino e gli disse: «Va’ se devi andare, ma torna subito, non vogliamo perdere anche te.»

«Baulino?»
«Dimmi Oscar.»
«È possibile che il motivo per cui Hea e Karin si sono svegliate sia legato a quello che sta accadendo ad Anarion-Isira?»
«Può essere una delle tante spiegazioni; forse la barriera temporale si è indebolita. Aspettatemi qui, torno in un baleno…»
«Non ritorni nel tuo regno?»
«No Leodor, Oscar sei un genio, ora so come rimediare…»
«Lo sapevo! Sono il genio del gruppo!»
«Sì sì bravo, ci sarei arrivato anche io…»
«È facile parlare per secondi…»
Tutti risero…

Poi…
«Allora?»
«Allora che?» rispose Hea.
Karin continuò ad accarezzare Zerì mentre Hea, altezzosa come non mai, si girò dall’altra parte.
«E dai ragazze, cercate di capire…» disse Oscar.
«Erano cose da uomini…»
«Ah sì? Da uomini? Eh Leodor! Allora vi dico una cosa da donna: non ci parlate!»
«Bravo Leodor! Hai peggiorato le cose.»

Leodor fece una smorfia e restrinse le sue spalle come per dire: “Non potevo sapere come avrebbe reagito. Volevo aiutarti!”
«Dai sorelluccia non fare così, abbiamo pensato tanto a voi.»
«Sì sì, ci credo proprio.»

Oscar prese la sorella per mano e fece cenno a Leodor di prendere Karin e di seguirlo.
«Lasciami Oscar!»
«Anche tu, Leodor!»
«Zitte e seguiteci.»
«Dove ci portate? Dai Oscar…»
«È un segreto.»
Leodor si girò verso Oscar per cercare di capire.
Oscar fece un occhiolino a Leodor, indicandogli il mare.
Così correndo arrivarono dove Oscar li stava dirigendo.

«Ah che bel segreto! Il mare. Infatti non lo avevo mai visto, grazie fratello e grazie anche a te, Leodor» disse sarcasticamente Hea.
«Hea, zitta e guarda dritto davanti a te», allora Hea si zittì.
«Mah!» esclamò Karin, «quella è… allora esiste sul serio!»
«Sì! Dolce sorellina mia…»
«Oh Leodor! Non ho parole…» così abbracciandolo, lo perdonò.
Hea fece una smorfia a Oscar ma poi disse estasiata: «Che meraviglia e che luccichio! Fratellino sei incredibile… Che essere è?»
«Una manta gigante» intervenne Leodor.

«Una manta? Allora esistono, Leodor? Tu dicevi che tuo padre inventava tante storie per farti dormire, invece…»
«Sì Hea, a quanto pare non erano solo favole.»
«Guardate come vola!» esclamò Karin.
«Già…» esclamò Leodor.
«Perdonati allora?» chiese Oscar.
Hea e Karin sorrisero ai loro “fratellini” abbracciandoli.
«Come mai ci avete mostrato questa meraviglia?»
«Per farvi capire che a voi ci teniamo, appena l’abbiamo incontrata abbiamo subito pensato al meraviglioso spettacolo da farvi vedere e che di certo in fondo a Oniwa non avreste mai visto» affermò Oscar.

«Abbiamo tanto da raccontarvi delle meraviglie del profondo Oniwa. Ad esempio, sapevate che esistono dei piccoli esserini chiamati Lily Reins e che rispondono al canto della natura? Un canto elfico che noi abbiamo imparato e che fa così… dai Leodor cantiamo!
“Š’oak Ibe ĥon őwwěb. Fiet ëļ divĩne ivĵ ëlo fea ţỳ caĥa” pronte? Cantate con noi…»
Così cantando, tutti insieme, Hea e Karin dimenticarono il piccolo torto fatto loro, anche se a fin di bene.

«Questo canto ha prodotto una danza, da parte di quei piccoli esserini, straordinaria; un tripudio di luci e colori, eravamo come in estasi, rapiti dai loro colori, dalle luci che ci avvolgevano….» continuò Oscar. Poi esordì Leodor: «Bé ora tocca a me raccontare una nostra avventura e magari lasciamo qualcosina a Baulino…»

Così Leodor iniziò a raccontare l’avventura con la Balena e i suoi cuccioli, raccontò dello scrigno nascosto e lasciò il racconto di Hary a Baulino.
Fu così che passarono il tempo nell’attesa del ritorno di Baulino, chiacchierando e ridendo e ricordando le poche cose viste e vissute.
«Secondo me, al ritorno di Baulino proseguiremo il viaggio, non si sa per dove ma voi sarete con noi e chiederemo a Baulino di farvi assistere a qualche meravigliosa danza o canto di Balena» disse Oscar.

Karin e Hea si sorrisero, poi Karin preoccupata disse: «Speriamo che nei regni sia tutto apposto…»
«Sì Karin, tranquilla! Baulino avrà già trovato una soluzione… giusto Oscar?»
«Ah sì sì! Lo credo anche io, ora, però, ritorniamo a Toran.»
Arrivati a Toran l’attesa si fece sempre più preoccupante.
«Oscar io sono preoccupato ma non possiamo lasciare qui le ragazze. Ho un’idea…»
«Dimmi…»
«Se tu provassi a cercare Baulino e io facessi compagnia a loro?»

«Che avete da bisbigliare?»
«Hea, Leodor è preoccupato, è inutile nasconderlo. Andrò alla ricerca di Baulino, aspettate qui con lui, d’accordo?»
«Ma solo?» esclamò Hea.
«Sì…»
«Oscar, ho detto a Zerì di venire con te ma non vuole proprio saperne…»
«E figurati, non mi sopporta, dovresti saperlo ormai Karin…»
«Se solo tu fossi più carino con lei, magari!»
«Karin la prossima volta le regalo una corona di carote.»

La cavallina sbuffò…
«Lo vedi? Sei tu che lo vuoi…»
«Ma dai Hea! Anche tu ti ci metti? Scherzavo…»
«Falcon!» esordì, all’improvviso, Leodor.
«Giusto! Sei un genio! Certo, non quanto me, però…»
«Ah ah ah! Spiritoso!»

Oscar iniziò a fischiare, Falcon senza neanche atterrare piegò verso terra la sua possente ala sinistra, fece scivolare Oscar sul suo dorso per poi, con un dinamico battito d’ali, riprendere il suo magnifico volo; e su in alto nel cielo sparì insieme a Oscar.

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di Annalisa Vozza

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