144 a.C. – Acqua Marcia

Resti dell’Acqua Marcia presso Tivoli

La costruzione dell’Acqua Marcia è stata voluta dal pretore Quinto Marcio Re e risale al 144 a. C., vale a dire al momento culminante dell’espansione di Roma nel Mediterraneo, dopo la conquista di Cartagine e la sottomissione della Grecia e della Macedonia.

Le sorgenti erano situate al trentaseiesimo miglio della Via Valeria, presso Marano Equo, ove esistevano numerose vene d’acqua, la cui qualità è elogiata da molti antichi autori, tra i quali Plinio il Vecchio e Frontino.

L’acquedotto, dopo un funzionamento ininterrotto per oltre un secolo, fu sottoposto a una serie di restauri, tra i quali ricordiamo l’intervento operato da Augusto, attestato anche nell’iscrizione sopra il fornice di Porta Tiburtina “rivos aquarum omnium refecit”.

Notevoli anche i lavori fatti eseguire da Caracalla nel 212/13 d.C. – tra cui l’immissione di un nuovo condotto, il Fons Antoninianus, per alimentare le terme fatte da lui costruire – e i successivi interventi di Diocleziano per l’alimentazione delle terme omonime.

Un tratto dell’Acqua Antoniniana è visibile nei pressi della Porta San Sebastiano dove, con un fornice monumentale – il cosiddetto Arco di Druso – attraversava la Via Appia.

Arco di Druso

Il percorso dalle sorgenti al castello terminale presso l’antica Porta Viminale misurava poco più di 92 km, la portata era di 4960 quinarie, pari a m³ 194.503 al giorno: tutte queste informazioni si deducono da Frontino.

Tra i resti più interessanti dell’Acqua Marcia va ricordato il Ponte degli Arci, con il quale l’acquedotto oltrepassava il Fosso dell’Empiglione e la Via Empolitana, e Ponte Lupo, che attraversava il Fosso dell’Acqua Rossa.

Ponte degli Arci (Tivoli)

Ponte Lupo

Altri notevoli resti si trovano verso la città, presso il Casale di Roma Vecchia; da qui iniziano le arcuazioni che sostengono il triplice speco della Marcia, della Tepula e della Giulia (Acqua Iulia).

Dal Casale di Roma Vecchia numerosi tratti della Marcia furono utilizzati da Domenico Fontana per la costruzione, tra il 1585 e il 1587, commissionata da Papa Sisto V (al secolo Felice Peretti), dell’Acquedotti Felice, per il quale furono riattate le sorgenti dell’Alessandrina presso Gabi.

Da Porta Maggiore il triplice speco della Marcia – Tepula – Giulia si dirigeva verso la Via Tiburtina, che oltrepassava sopra il fornice monumentalizzato da Augusto e poi inglobato da Aureliano nella sua cinta difensiva. Da questo punto il condotto si dirigeva verso la Porta Viminalis, dove si trovavano i terminali dai quali aveva origine la distribuzione capillare verso il centro della città, vale a dire il Quirinale e il sacro colle del Campidoglio; il Celio e l’Aventino erano alimentati da un canale secondario.

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