Herman Melville – Padova

PADOVA

1° aprile, mercoledì

-Giorno di pioggia. Al famoso Caffè Pedrocchi. Degno della sua fama, poiché è grande e bene arredato. M’han dato una guida, un uomo scuro e grave. Ho cominciato a visitare i luoghi da vedere con un ampio soprabito e un ombrello. Al Palazzo di Città.

Magnifico tetto (India). Al palazzo privato a vedere Satana e la sua schiera. Bello l’atteggiamento di Satana. Intricato come un groviglio di vermicelli.

La chiesa di S. Antonio. Una bacheca. Superba. Grucce e quadri. Bassorilievo in bronzo. Golia e Davide.

Passeggiata. Il Brenta che scorre in circolo. Piacevole l’aspetto del Brenta che avanza sinuoso attraverso la città.

Alla Cappella di Giotto. Le virtù e i vizi. Capitello. La rappresentazione delle scritture.

L’Arena. Una bella chiesa in prossimità. Vecchi palazzi, vecchie arcate, vecchie strade.

Alle due del pomeriggio preso il treno per Venezia. Piove a dirotto. Vetture confortevoli. Paesaggio piatto.

Avvicinarsi a Venezia è come avvicinarsi a Boston dall’occidente. In gondola all’Hotel Luna. Cena alla table d’hote e partenza per piazza S. Marco, per restare lì fino a circa le otto di sera.

Herman Melville, “Diario italiano” 1857, trad. Guido Botta

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