Le grotte di Ajanta

Nel Maharashtra, regione nord-occidentale dell’India, sorge il complesso sacro di Ajanta: una trentina di grotte poste su più livelli scavate nel fianco di una collina. Si tratta di un importante insediamento buddista attivo dal I secolo avanti Cristo al VII secolo.

Nel 1817 un soldato inglese scoprì fortuitamente il sito, nascosto dalla fitta vegetazione dopo il lungo tempo di abbandono.

Sculture, rilievi, statue e un eccezionale repertorio di pitture murali formano il tesoro custodito dalle grotte, niente affatto grezze, ma al contrario ben strutturate architettonicamente.

Gli ambienti rispondono a due precise tipologie di luoghi sacri del buddismo: cinque delle cavità sono santuari (caitya), le restanti sono monasteri (vihara).

Gli interni dei santuari sono scanditi da pilastri decorati e da pareti coperte da minute sculture con motivi naturalistici. I portali di questi ambienti sono monumentali strutture scultoreo-architettoniche arricchite da statue del Buddha.

I monasteri erano luoghi riservati all’insegnamento e alla meditazione, e ospitavano le celle dei monaci. Numerose pitture adornano le pareti interne e la facciata delle celle, poste attorno a un chiostro centrale.

I dipinti presenti nei vihara costituiscono parte delle rarissime testimonianze della pittura indiana e illustrano scene di vita del Buddha e di altri bodhisattva, alternandosi a motivi simbolici, animali e vegetali.

“Il patrimonio dell’Umanità: siti archeologici e centri urbani” Unesco, 2002
“National Geographic” – Gennaio 2008, VOL. 213, numero 1

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