Il Sole ed il Vento

 

 

Secondo gli studiosi, Esopo visse tra il VII e il VI secolo a.C. in Grecia ed è considerato l’inventore della favola. Della vita dell’autore persino gli antichi sapevano ben poco: nativo della Frigia, visse come schiavo a Samo e fece numerosi viaggi in Oriente e in Grecia, soprattutto a Delfi.

Già alla fine del V secolo a.C. si attribuiva a Esopo un corpus di favole, la cui popolarità è attestata sin dagli inizi e che costituivano una delle prime letture scolastiche per i bambini.

A noi è giunta una raccolta di circa cinquecento favole, frutto di redazioni diverse: i protagonisti sono gli animali, la narrazione è breve, lo stile è semplice e chiaro; il fine è sempre un insegnamento morale.

Il SOLE ED IL VENTO[1]

Tratto da una favola di Esopo

Tanto tempo fa, il sole ed il vento litigarono tra di loro per stabilire chi fosse il più forte ed il più potente tra i due.

La faccenda stava cominciando a preoccupare un po’ tutti, anche perché i contendenti erano arrivati alle maniere forti e rischiavano di farsi del male; potete immaginare che, di un sole e di un vento acciaccati, non sapremmo che farcene:

come farebbe a scaldarci il sole se avesse tanti bernoccoli sulla testa? E che sollievo ci darebbe la brezza della primavera se a soffiare ci fosse un vento pieno di lividi? Era quindi evidente che bisognava trovare una soluzione…

Sembra che gli stessi dei dell’Olimpo, riuniti tra di loro a discutere, facessero del loro meglio per convincere i due a sottoporsi ad una prova: al vincitore della gara sarebbe stato dato in premio l’onore di potersi proclamare il più forte e il più potente tra gli esseri che abitano nel cielo.

Anche se all’inizio brontolarono non poco, alla fine il sole ed il vento acconsentirono a sottoporsi a questa prova; dopo lunghissime ed interminabili trattative, venne deciso di considerare vincitore colui il quale fosse riuscito a togliere di dosso i vestiti di un viandante.

Cominciò per primo il vento, il quale iniziò a soffiare vigorosamente per tentare di strappare, con tutta la forza e la violenza di cui era capace, gli indumenti di un ignaro e sfortunato viaggiatore, che si trovava a percorrere un sentiero nelle vicinanze.

Il vento si divertiva ad agitare raffiche e mulinelli per far volare il mantello del viandante, ma l’uomo si serrava addosso i vestiti per proteggersi da quella improvvisa ondata di gelo.

Il vento allora si scagliò con ancora maggiore impeto su quel povero malcapitato, per cercare di vincere la sfida con il sole. Invano: il viandante, intirizzito dal freddo, prese un altro mantello e si serrò sempre di più addosso i vestiti.

Alla fine, il vento, esausto ed esasperato da quei continui insuccessi, si allontanò con rabbia dalla scena e cedette il posto al suo rivale.

L’astro che fa risplendere le nostre giornate con i suoi raggi caldi e luminosi sfoderò un sorriso furbo e sornione, come se avesse già in mano la vittoria.

Il sole dapprima fece capolino timidamente tra le nubi e cominciò a godersi lo spettacolo; quando l’astro lucente cominciò a far scaldare i suoi raggi, il povero viandante, ancora sfinito per le terribili raffiche di vento che lo avevano tormentato sino a pochi istanti prima, cominciò a togliersi con prudenza il mantello supplementare.

A questo punto il sole iniziò a splendere con più vigore: man mano che passava il tempo, il viaggiatore si rilassò e, dopo aver ripiegato il mantello, riprese a camminare con passo più sicuro e spedito.

Ben presto, però, il caldo si fece più torrido perché il sole sprigionava vampate sempre più forti: il viandante continuò a camminare per alcuni istanti ancora; non potendo più resistere a quell’afa terribile, si spogliò completamente e si tuffò nel fiume che scorreva nei pressi, per fare un bagno rinfrescante.

Il vento fu costretto ad ammettere la sconfitta e, da quel giorno, il sole poté vantarsi di essere il padrone incontrastato del firmamento; anche questo è il motivo per cui noi riusciamo a proteggerci in qualche modo dal freddo e dal gelo coprendoci bene, mentre dal caldo torrido non c’è difesa.

Fabula docet: la favola insegna che la gentilezza e la delicatezza sono spesso molto più efficaci della violenza.

[1]    ESOPO, Favole, Milano, Rizzoli, 1989, LXXIII, p. 107.

di Daniele Bello

Febbraio 21, 2017

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