I vaticini della völva – 2 di 2

3.

YGGDRASILL

Il frassino Yggdrasill sorregge il mondo, disegno di Friedrich Wilhelm Heine (1845-1921)

Se un uomo potesse chiedere agli dei: “Qual è la più santa, la più importante sede del divino?”, essi risponderebbero: “E’ presso il frassino Yggdrasill, dove gli dei tengono ogni giorno consiglio”.

Il frassino denominato Yggdrasill è il più importante ed il migliore di tutti gli alberi ed è anche chiamato l’Albero del Mondo perché i suoi rami si estendono per tutti i nove mondi e coprono il cielo. Esso deriva il suo nome da uno degli appellativi di Odino, il nome più sacro agli uomini del Nord.

Si narra, infatti, che Odino in persona, per impadronirsi del segreto delle magiche rune, i simboli magici da cui è nata la scrittura, abbia dovuto sottoporsi ad un grande sacrificio, pendendo da un ramo del Frassino che sovrastava l’abisso per nove giorni e nove notti, oscillando in quel mondo di tenebre squassato da un vento che avrebbe fatto impazzire qualsiasi essere mortale.

Tre radici ha Yggdrasill, che sorreggono l’intero universo; una di esse arriva nell’Asgard, la dimora degli dei, l’altra nella Terra dei Giganti e la terza nell’eterno Regno del Ghiaccio; a nutrire le radici è l’acqua di tre pozzi.

La radice che ha dimora nell’Asgard è curata da tre sorelle vestite di grigio, le NORNE, che mescolano l’acqua del pozzo di Urd con argilla e la spargono poi sull’albero per preservarne le radici. Una parte dell’acqua del pozzo cola sulla terra sottostante e viene chiamata dagli uomini rugiada.

Le tre norne

La seconda radice si trova, invece, all’interno dello Jötunheim, la Terra dei Giganti e alla sua estremità si trova l’acqua del pozzo di Mimir. Questi era un dio traboccante di sapere, ucciso mediante decapitazione da parte di alcune divinità ostili a Odino; tuttora, grazie alle arti magiche di Odino e all’acqua del pozzo, la testa di Mimir è ancora in vita e in grado di parlare a patto che a rivolgergli la parola sia il padre di tutti gli dei.

Quando Odino giunge nella Terra dei Giganti, questi chiede conforto a Mimir sul futuro del mondo e riceve il prezioso dono della sua saggezza; il giorno della fine del mondo, Odino salterà in groppa al suo cavallo per chiedere consiglio alla testa di Mimir, ma questa volta il suo capo mozzato rimarrà muto: allora, il padre degli dei comprenderà che è giunto il giorno della sfida finale tra le forze del Bene e quelle del Male.

La terza radice affonda sino al Niflheim, il Regno del Ghiaccio, dove affonda in una sorgente ribollente e velenosa; nubi tossiche e vapori venefici si levano attorno alle radici del Frassino.

Lì si aggira il terribile drago, Nidhögg, che con le sue terribili fauci si avventa contro Yggdrasill tentando di lacerarne le radici; accanto al drago vivono molti serpenti che soffiano mefitiche nubi di veleno.

Quattro cervi giganteschi si alzano sulle zampe per brucare le foglie e staccare la corteccia di Yggdrasill, mettendone sempre a repentaglio la vita.

In cima ai rami più alti sta appollaiata una vecchia aquila, che si scambia continuamente ingiurie con Nidhögg; uno scoiattolo corre di continuo da una estremità all’altra dell’albero a riferire gli insulti che si scambiano le due creature.

Il giorno della fine del mondo, le radici di Yggdrasill prenderanno a tremare, anche se non cadranno; esse saranno scosse dalle torme dei giganti, che valicheranno i confini delle loro terre assieme agli spiriti dei defunti malvagi, confinati nell’oscuro reame di Hel; essi salperanno dalla spiaggia dei cadaveri a bordo della nave Naglfar, costruita con le unghie delle mani e dei piedi di coloro che sono morti senza onore.

Gli zoccoli dei cavalli dei giganti del fuoco percorreranno Bifröst, il ponte di arcobaleno che separa la dimora degli dei dalla terra di mezzo, e lo frantumeranno.

Le forze del male si raduneranno davanti ad una enorme pianura, sulla quale saranno già schierate le forze del bene: gli Æsir (gli dei), gli elfi, i nani e gli spiriti dei valorosi morti in battaglia che dimorano nel Valhalla.

In quel giorno verranno decise le sorti dell’universo intero e solo Odino e forse la völva conoscono il destino del mondo e l’esito della battaglia che avrà luogo nel giorno decisivo: il giorno del Ragnarök.

 

4.

IL RAGNARÖK

Ragnarok

Molte e terribili sono le leggende che riguardano il Ragnarök, parola arcana che significa il tramonto degli dei, di tutti coloro che dagli dei dipendono, la fine di ogni cosa; esse ci sono state rese note grazie ai vaticini della völva, la Veggente.

Scelse per lei Odino

anelli e collane,

ricchezza, sapienti carmi magici

e profezie ottenute tramite verghe;

Ella (la sibilla) vede molto al di là

su ogni mondo. [1]

 

I primi a subire le terribili conseguenze del mutamento dell’ordine naturale saranno gli dei; il più bello e il più luminoso tra di essi, Balder il Buono, perirà a causa del tradimento del signore degli inganni.

Successivamente, saranno gli uomini della Terra di Mezzo, i discendenti di Frassino ed Olmo, a vivere grandi disastri.

I fratelli si combatteranno gli uni agli altri

e giungeranno ad uccidersi,

i cugini spezzeranno

i legami di parentela;

[…]

 tempo d’asce e di spade,

gli scudi sono rotti,

èra di tempeste, èra del lupo,

prima che il mondo crolli;

nessuno risparmierà l’altro. [2]

 

A queste guerre crudeli seguirà il terribile inverno Fimbulvet, in cui tempeste di neve e di ghiaccio tormenteranno l’umanità per tre anni consecutivi; nei cieli, uno dei figli del lupo Fenrir inghiottirà il sole mentre l’altro divorerà la luna. Un terremoto sconquasserà tutte le terre, consentendo alle forze del male di liberarsi dalle prigioni in cui erano state confinate dagli dei.

Fenrir inghiotte il sole

Latra forte Garm

davanti ai cancelli di Hel,

i lacci si spezzeranno

e libero correrà il lupo Fenrir.

Il gigante Hrym verrà da est

con un scudo di tiglio davanti;

si contorce Jörmungand

con rabbia da gigante;

il serpente flagella le onde. [3]

Dal regno dei morti salperà la nave Naglfar, con a bordo la sua ciurma di cadaveri guidata da Loki, il signore degli inganni. Il cielo si squarcerà e si riverseranno le orrende truppe dei giganti del fuoco, guidati da Surt dalla spada fiammeggiante. Anche i giganti montani e quelli del ghiaccio si uniranno alle forze del male nello scontro decisivo con gli dei.

Il mattino del Ragnarök il gallo Gullinkambi canterà per la prima ed ultima volta e chiamerà tutti gli eroi ed i valorosi ad unirsi agli dei e ai loro alleati nello scontro finale.

In testa alle schiere, Odino si avventerà sul più terribile dei suoi nemici, il lupo Fenrir, che spalancherà le sue fauci e lo inghiottirà per sempre.

Il figlio di Odino, il grande Thor, protettore della Terra di Mezzo, sarà impegnato in una lotta sino allo stremo delle forze contro Jörmungand, il Serpente del Mondo.

I fulmini che sprigioneranno dalle armi di Thor saranno fatali per il serpente e lo uccideranno. Ma dopo questa aspra lotta il figlio di Odino percorrerà esattamente nove passi barcollando prima di crollare al suolo, esanime, ucciso dal veleno mefitico di Jörmungand.

Anche gli altri dei si batteranno valorosamente contro le forze del caos e della distruzione, annientandosi a vicenda; ma saranno infine i giganti del fuoco a prevalere. Surt appiccherà il fuoco alla terra e tutto l’universo brucerà per tornare ad essere un caotico ed indifferenziato nulla.

Il sole si oscura,

la terra sprofonda nel mare,

scompaiono dal cielo

le stelle splendenti;

infuria il fuoco

con il fuoco,

gioca alta la fiamma

con il cielo stesso[4].

 

5.

DOPO LA FINE DEL MONDO

 

Un giorno i saggi si chiesero: “Che cosa avverrà dopo che il fuoco avrà distrutto il cielo, la terra e tutto il mondo, dopo che gli dei e gli uomini saranno morti? Che cosa succederà dopo che Surt avrà avvolto tutto con le sue fiamme?”.

Un grande iniziato riuscì ad udire le parole che Odino sussurrò a Balder il Buono prima che costui esalasse l’ultimo respiro e ne lasciò traccia per i posteri affinché tutti serbassero un messaggio di speranza per il futuro.

Stando alla profezia, dopo il disastro del Ragnarök i giganti del fuoco domineranno il mondo per un breve periodo; essi abiteranno una dimora con la porta rivolta a settentrione fatta intessendo le pelli di tutti i serpenti del mondo; le teste di quei serpenti saranno vive ed emaneranno veleno;

il drago Nidhögg tormenterà i cadaveri dei morti con le sue fauci. Ma ben presto i giganti si distruggeranno da soli con le proprie fiamme; anche Surt perirà miseramente nel rogo che lui stesso avrà provocato.

La terra risorgerà di nuovo a nuova vita e si scuoterà di dosso le acque del mare, tornando verde e bella; allora cresceranno messi non seminate. Le cascate torneranno a scorrere dalle rupi e le aquile volteggeranno ancora nei cieli.

Balder il Buono tornerà dal regno dei morti e con lui i nuovi dei; essi abiteranno le dimore che erano state di Odino, di Thor e degli altri protettori del genere umano, dimentichi degli antichi mali di Fenrir, di Jörmungand e del signore degli inganni.

Anche Yggdrasill, il Frassino del Mondo, che durante l’inizio del Ragnarök comincerà a tremare, resisterà al disastro della fine del mondo. Alcuni esseri viventi si nasconderanno tra le sue foglie ed i suoi rami e troveranno riparo; una donna e un uomo, chiamati Vita e Desiderio di Vita, si salveranno dalle fiamme e daranno vita ad una nuova stirpe, che ripopolerà il nuovo mondo.

Lif e Leifthrasir

Lif [Vita] e Leifthrasir [Desiderio di Vita]

devono nascondersi

nel bosco di Hoddmimir;

la rugiada del mattino

hanno come cibo

e di lì rinasceranno le stirpi.

E prima di essere divorata dal lupo, Sole genererà una figlia non meno luminosa di lei che percorrerà di nuovo gli stessi sentieri della madre nei cieli.

Subito dopo aver udito la profezia, il grande iniziato udì un grande tuono in tutte le direzioni; allora si mise in viaggio e raccontò tutto quanto aveva visto e udito; e dopo di lui queste storie vennero tramandate di padre in figlio, di generazione in generazione. [5]

 

A differenza della mitologia greca, che concepisce l’universo come Cosmo (sinonimo di ordine ed armonia), dove ognuno di noi ha un posto assegnato che non può travalicare senza commettere il peccato di ‘hybris’ (superbia), la concezione del mondo secondo i popoli del nord è molto più cupa.

L’equilibrio tra Bene e Male è sempre precario e spesso affidato alla forza e al coraggio di impavidi eroi e divinità, senza i quali il Male potrebbe prendere il sopravvento (il che spiega la disperazione con la quale veniva pianta la morte dei grandi capi e dei guerrieri più famosi).

La tensione tra queste due forze opposte, inoltre, è destinata a trovare una soluzione non in una riconciliazione finale ma in una lotta decisiva tra i due contendenti, al termine della quale il Male prevarrà sul Bene (sia pure provvisoriamente), ma distruggerà se stesso, creando i presupposti per la ricostruzione di un nuovo, buon mondo.

[1]    VÖLUSPÁ, ibidem, p. 58.
[2]    VÖLUSPÁ, ibidem, p. 80.
[3]    VÖLUSPÁ, ibidem, p. 87.
[4]    VÖLUSPÁ, ibidem, p. 96.
[5]    EDDA DI SNORRI, ibidem, pp. 153-157.

 

 

di Daniele Bello

 

 

Settembre 26, 2017

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