Amazzoni e robot – Terza puntata

Una palla. Niente di più che una palla azzurro e marrone. Simile a mille nella Galassia, tutti i pianeti con aria respirabile e un habitat adatto alla Donna. Ma quella palla era qualcosa di speciale: la biblica Terra, il pianeta di origine della Donna. Il Pianeta Sacro. Meta del pellegrinaggio annuale di ogni donna fedele alla Dea. A essere precisi non era la Terra la meta, bensì il suo satellite, la Luna, sul quale era stato costruito un enorme santuario dalla cupola del quale si poteva ammirare il Sacro Pianeta. Sarebbe stato un sacrilegio mettervi piede, ma anche soltanto avvicinarsi alla sua orbita. Era per questo che uno sciame di satelliti orbitava intorno alla sacra palla. Ognuno di essi era dotato di cannoni a energia e missili anti nave. Armi antiche ma non meno micidiali. Qualora qualche bestemmiatrice sacrilega avesse osato rompere la millenaria pace del pianeta spingendo la sua astronave al di là della Luna, i robot di guardia ai satelliti si sarebbero risvegliati dal loro plurimllenario letargo e avrebbero disintegrato l’intrusa prima che questa raggiungesse la stratosfera.

Mandy non poté non sentirsi imbarazzata nell’ammirare il Sacro Pianeta, non per la sua bellezza in quanto non era unico, bensí per il significato che esso aveva. E se tutto andava secondo i suoi piani, lei sarebbe stata la prima sacrilega intrusa che avrebbe messo piede sul santo pallone, in barba alla legge della Dea, agli antichi satelliti e ai loro plurimillenari metallici serventi, che secondo la Bibbia erano stati ordinati sacerdoti soldati cibernetici da Jusi Cristina in persona. Quei robot facevano parte dell’Ordine dei Templari dello Spazio. Combattere contro di loro significava sfidare la Dea stessa.

Mandy, reduce da un’evasione “impossibile”, già condannata per reati sacrileghi a bordo di un guscio di noce spaziale che a mala pena aveva affontato un viaggio semieterno nell’iperspazio, sarebbe stata la prima donna in due millenni a compiere quel sacrilegio. Non sarebbe certo passata alla storia, perché, se tutto fosse andato secondo i piani, l’unico testimone di quell’ impresa sarebbe stato il robot riprogrammato, che lei aveva battezzato Argo, come il cane di Ippolita, la protagonista dei romanzi proibiti, la regina delle Amazzoni.

Un barlume di timor di Dea le passò per la testa. Ma cosa stava facendo? Stava sfidando la Divinità Suprema. Poi per un attimo la sua intuizione femminile la riportò alla realtà. No, non era la Dea che aveva proibito l’atterraggio sul Sacro Pianeta, bensí le interpreti umane, e per questo non infallibili. Le stesse che avevano mantenuto il sistema come era, le stesse che avevano messo all’indice le storie delle Amazzoni. Le stesse che volevano celare all’Umanità determinate cose, chissà quali. Le cose che invero stuzzicavano la curiosità di Mandy. Che cosa era scritto sui computer preistorici? Quale erano le vere leggi che la Dea aveva dato a Jusi Cristina? Era veramente esistita poi costei? E se nei plurimillenari meandri elettronici degli antichi computer avesse trovato la Verità? E se la Verità fosse stata quella che lei sperava, cioè che in tempi antichissimi le Amazzoni erano sul serio esistite? Che cosa avrebbe fatto? Si sarebbe tenuta per sé il segreto, oppure avrebbe sbandierato una chiavetta preistorica per svelare quello che la sua intuizione da sempre aveva creduto? Che il tutto si trattava di una galattica millenaria bugia? E che l’Impero e pure il Superregno avevano bisogno di una galattica purga e di una spinta verso un progresso spirituale? Le vennero i brividi. Le Sacre Scritture parlavano dell’avvento dell’Anticristina, colei che avrebbe messo in subbuglio tutto e che avrebbe avuto milioni di seguaci i quali avrebbe messo in pericolo la Fede e la Galassia.

Oh, Dea Mia, sono io l’Anticristina? No, si disse. Perché qualora avesse trovato la prova della Frottola Universale, lei se la sarebbe tenuta per sé. Aveva un pianeta tutto per lei. Avrebbe vissuto come un’eremita fino alla fine dei suoi giorni. Che cosa le sarebbe mancato? La compagnia l’aveva, quel magnifico esemplare di bellezza cibernetica, Argo. In più un mondo tutto per lei oltre a un sacco di tempo per le sue ricerche archeologiche. Nelle notti silenziose d’estate si sarebbe tenuta in contatto con Galanet e avrebbe letto le storie delle Amazzoni, senza pericolo di essere arrestata. E un’armata di Templari dello Spazio da secoli in orbita avrebbe montato la guardia proteggendola da ogni disturbatore. Ragazze, si disse, il Paradiso Terrestre è là sotto. Andiamo a conquistarcelo!

Ciò detto attivò la sua invenzione alla massima potenza e spinse la scialuppa spaziale direttamente in direzione del satellite più vicino.

Passarono attimi di nervosismo nei quali un irrazionale timore della Dea le piantò il chiodo fisso che anche se invisibile ai sensori dei robottici Templari lei non era invisibile all’Occhio Divino e che la Divinità stessa l’avrebbe incenerita spedendole addosso una cometa.

Ma non appena superò l’orbita del satellite, ebbe una conferma che la Dea era con lei. La blasfemia stava dall’altra parte della barricata difesa dai Templari.

La grande palla divenne un pallone. Sempre più grande, sempre più vicino. Terre, mari, montagne, nevai si pararono davanti allo schermo. Secondo gli atlanti storici, il continente che si estendeva da Nord a Sud unito da un istmo era la biblica America, patria di Jusi Cristina.

Un’ora dopo entrava nell’atmosfera del pianeta e sorvolava la costa orientale. Foreste lussureggianti coprivano miglia e miglia di terra. Se non avesse saputo che la civiltà della Donna era nata lì, si sarebbe potuto credere che quello fosse un pianeta nuovo e inesplorato.

Allo schermo si parò davanti qualcosa. Su di una piccola isola spuntò l’enormità di una statua raffigurante una donna che recava in mano una fiaccola e in testa una corona. La donna immortalata nel rame vestiva una tunica simile a quelle descritte nelle storie delle Amazzoni. In un attimo Mandy capì che che la Verità era vicina.

 

CONTINUA…

 

di Paolo Ninzatti

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