Ariccia tra Storia e Leggenda…

Oggi vi voglio raccontare la storia del decimo comune dei castelli romani, Ariccia.

Il paese di Ariccia ha origini molto antiche e la sua fondazione è ancora oggi avvolta nel mistero.

Un poeta latino Publio Ovidio Nasone nel libro XV vv.  “Le metamorfosi” aveva raccontato la storia delle origini del paese ricollegandole alla mitologia greca e proiettandoci nell’antica Atene, governata dal re Teseo, fondatore e primo re.

Teseo aveva un figlio Ippolito che venne accusato di incesto con sua madre (o matrigna) Fedra; fu costretto a scappare e si rifugiò nel Lazio, dove la dea Artemide lo accolse nel Bosco Sacro di Nemi.

La dea gli donò un’altra identità e lo chiamò Virbio (in lingua latina probabilmente vir bis, “due volte uomo”, l’uomo nato due volte).

La tradizione vuole che Virbio sia stato il fondatore di Aricia, il cui toponimo deriverebbe dal nome della moglie autoctona, chiamata Aricia.

Un’altra teoria dello storiografo latino Gaio Giulio Solino nel suo “Collectanea rerum memorabilia” sostiene che la città venne fondata da alcuni Siculi comandati da un certo Archiloco, dal quale deriverebbe il toponimo della città.

Con il progressivo abbandono di Aricia andò consolidandosi il nuovo abitato posto sul colle dell’antica acropoli aricina, e del moderno centro storico: alla fine del X secolo l’abitato risulta sotto il dominio dei Conti del Tuscolo come gran parte dei Colli Albani.

Dopo la caduta in disgrazia dei Conti di Tuscolo e la distruzione della loro roccaforte Tusculum, nel 1191, il feudo di Ariccia fu governato dalla famiglia Malabranca, che era probabilmente un ramo della famiglia dei Conti di Tuscolo originario di Velletri.

Nel 1223 i Malabranca vendettero il feudo a papa Onorio II ed Ariccia rimase probabilmente sotto il possesso della  Camera Apostolica e  occupata brevemente dalla famiglia Savelli, che per legittimare il proprio possesso sul feudo millantarono una donazione dell’imperatore Ottone I di Sassonia in favore di Virginio Savelli.

Nel Trecento Ariccia fu spopolata e nel Quattrocento si perdono le tracce del feudo, che nel 1460 risulta sotto il “pieno dominio” dell’abbazia di Santa Maria di Grottaferrata.

Il  cardinale Giuliano della Rovere, eletto nel 1503 papa Giulio II,  abate commendatario dell’abbazia criptense, siglò con Mariano Savelli la permuta del “castrum dirutum” di “Ritiae” con le case in rovina, Vallericciae tutte le attinenze e dipendenze in cambio del Borghetto di Grottaferrata: iniziava così la dominazione feudale dei Savelli su Ariccia.

Mariano Savelli, nell’atto di permuta, si impegnò alla costruzione del castello di Ariccia, nel corso del Cinquecento la popolazione di Ariccia aumentò fino a poco meno di 800 unità, superando addirittura la popolazione della vicina Albano Laziale, sede vescovile suburbicaria.

Nel 1610 Paolo e Caterina Savelli firmarono e si impegnarono a rispettare gli “Statuti” della Comunità ariccina.

Poco dopo la famiglia Savelli attraversò una grave crisi economica e fu costretta a vendere il feudo ariccino ai Chigi, nella persona del cardinale Flavio Chigi, che agiva anche a nome dei fratelli Agostino e Mario e dello zio papa Alessandro VII .

L’antica casata dei Savelli si estinse con lo sfortunato Giulio Savelli, che oberato dai debiti fu costretto a vendere il feudo di Albano Laziale alla Camera Apostolica nel 1697.

Dopo la turbolenta parentesi della Repubblica Romana (1798-1799) e dell’occupazione napoleonica, nel 1816 i Chigi rinunciarono al dominio feudale su Ariccia, pur conservandovi tutte le loro proprietà.

Papa Pio VI si era interessato al ripristino della via Appia, ed aveva avviato la bonifica delle  Paludi Pontine fino a Terracina a questo scopo: l’opera, incominciata dal papa Pio V  fu portata a termine entro il 1780 alla medioevale via postale corriera tra Roma e Napoli, passante per Marino,  Nemi, Velletri si sostituì nuovamente la più rettilinea via Appia.

 L’evento pose le basi per lo sviluppo commerciale di Albano Laziale, Ariccia e Genzano di Roma, a scapito di Marino che finora era stata la stazione di posta privilegiata sulla via postale. Il tracciato originario della strada, tuttavia, per arrivare da Albano a Genzano evitava Ariccia con un lungo giro attorno a Vallericcia, per evitare i forti dislivelli in entrata ed in uscita.

Papa Gregorio XVI per ovviare all’inconveniente, incominciò la costruzione dei ponti di San Rocco e di Galloro e pose le basi per la costruzione del ponte di Ariccia, sotto il regno di papa Pio IX.

Nel 1897 i contadini di Albano Laziale ed Ariccia organizzarono una delle prime invasioni di terre del Lazio, e occupando alcuni terreni a Santa Palomba e Cancelliera: nell’aprile dello stesso anno la lega contadina ariccina sollevò il problema delle case, che a dire delle stesse autorità locali esisteva, poiché c’era una sproporzione di rapporto tra le case abitate e gli abitatori: sicché si registrarono occupazioni delle seconde case e dei villini utilizzati dalla media borghesia per le vacanze estive, così numerosi ad Ariccia e nei dintorni.

Oggi questa cittadina è meta di turismo, sia per le bellissime opere architettoniche paesaggi boschivi e praterie ma anche per le “Fraschette” dove poter degustare la rinomata “porchetta” famosa in tutto il mondo e la tipica cucina romana dai sapori unici e caratteristici che solo i queste zone si possono assaporare.

Autrice: Dott.ssa Mariachiara Patriarca

Fonte:
https://it.wikipedia.org/wiki/Ariccia
Fonte Immagini
http://cinetramando.blogspot.com/2012/12/fedra-phedre-jean-racine-prosa-e.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Collegiata_di_Santa_Maria_Assunta_(Ariccia)
https://www.paesionline.it/italia/monumenti-ed-edifici-storici-ariccia/palazzo-chigi

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