Charles De Brosses

DA SPOLETO A BOLOGNA

(da Modena, il mercoledì delle Ceneri 1740)

L’indomani mattina -ah, miei amici!- fa fresco, fresco. Diavolo, era rose e fiori il freddo che avevamo provato la notte, partendo da Roma, rispetto a quello che si trova qui.

In questo maledetto passaggio degli Appennini e attraverso tutta l’Umbria, è un’aria pungente che vi passa da parte a parte; e quando si è rivolti a nord, in una carrozza aperta sul davanti, si ha il vantaggio di non perderne il più piccolo soffio.

Per rinfrescarvi il sangue, vi trovate in una serie ininterrotta di precipizi tremendi, su di un sentiero strettissimo, dotato di scarpate dal lato della caduta; una costruzione poco piacevole per i viaggiatori, ma necessaria a cagione delle acque che, senza tale inclinazione, formerebbero dei torrenti impraticabili.

Si va dunque sempre lungo una catena di montagne…

Così non può durare; bisogna addossarsi alla roccia come mai prima e non si arriva più a vedere la conclusione…

A Serravalle, mi tirarono fuori dalla carrozza tutto intirizzito e mi portarono presso una compagnia di giovinette, graziose come amorini, che trassero buon augurio dal mio arrivo: ma, ahimè, non ero parte in qua.

Si scaldavano intorno a un grande fuoco acceso su di una pila di mattoni. Chiesi se faceva spesso tanto freddo in Italia. “Di solito-mi risposero- fino al mese di giugno”. Ah, per Giove, signorine, mi rallegro con voi; non credo che farò mai costruire una casa di campagna per mio piacere nella vostra regione!

Ci sedemmo a terra su spesse coperte, circondati da un grande fuoco. Divorammo del pane nero e alcune grosse cipolle, il pavimento ci servì da tovaglia. In quelle condizioni, ci si addormenta come se niente fosse. Al diavolo, bisogna ripartire. Ah ecco prepararsi una giornata infernale!…

Maledetta montagna, ti ho scritto a lettere nere sul mio carnet insieme con il Vesuvio, e sono certo che mai più mi farò prendere dalla fantasia di ritrovare l’incontro con entrambi.

La città di Ancona è ciò che di meglio abbiamo incontrato dopo la partenza da Roma. La si può collocare al quarto posto fra quelle dello stato Pontificio, dopo Bologna, Ferrara e Ravenna…

Ad Ancona incontrammo il nostro amico cardinale Lambertini, al quale porgemmo i nostri saluti: è diretto a Roma per il Conclave. Io gli disse, ridendo, che nell’elezione fatta  fra noi al Vascello gli avevo dato il mio voto per la sua elezione a pontefice, e che mi aspettavo di essere fatto cardinale.

Mi rispose, nello stesso tono, ch’egli non era ancora abbastanza vecchio e che era bene che io conservassi la mia buona volontà per un altro Conclave.

Nulla è più bello dell’intero percorso attraverso la marca di Ancona. Da Loreto a qui il territorio è incredibilmente fertile e ben coltivato; e se ci sembrò piacevole alla vista, malgrado una coltre di neve alta due piedi…, immaginate ciò che sarebbe stato se avessimo percorso quella piana nella buona stagione!…

Una buona parte della strada dopo Loreto l’abbiamo fatta lungo il mare, su di una sabbia fine. I postiglioni preferiscono così, piuttosto che viaggiare più sopra, sulla ghiaia, e hanno ragione; é un modo di andare divertente, specialmente di notte, con una luna splendente come quella che abbiamo  avuto noi.

A Rimini si lascia il mare e ci si interna a sinistra. Forlì, Faenza (che ha il privilegio di dare il suo nome alla maiolica) e Imola: queste le tre città che si attraversano prima di giungere a Bologna. Fu quasi necessario scavare nella neve per arrivarci.

Infine la rivedemmo, dopo aver fatto trecento e otto miglia, quasi tutte in un fiato, da Roma. è una tratta pazzesca, caro amico, e ne sono ancora sconvolto; cercatemi una locanda, dove io possa rimettermi in sesto.

Charles De Brosses “Lettres Familiares écrites d’Italie…en 1739 et 1740” – Paris 1858

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