ERACLE la nascita e la giovinezza (1 di 3)

ERACLE

Eroe e semidio

L’epopea di Eracle (che i Romani chiamarono “Ercole”) è sicuramente una delle più popolari delle mitologie di tutto il mondo.

La saga di questo illustre personaggio non solo è nota in tutta l’antichità classica, ma trova un suo interessante parallelo nella figura del fenicio Melqart, tanto da far pensare che nel II millennio a.C. vi fosse un culto generalizzato di questo semidio, diffuso per tutto il mar Mediterraneo[1].

Riassumere in poche pagine tutte le imprese di questo mitico eroe non è possibile, ragion per cui cercheremo di illustrare unicamente quelle che gli hanno dato più lustro e gloria…

1.

La nascita e la giovinezza di Eracle

 

La leggenda del mitico Eracle, l’eroe più popolare della mitologia greca, inizia con la storia della casa reale di Micene, una delle città più importanti di tutta l’Ellade durante l’età eroica.

La nobile città dell’Argolide venne infatti fondata da Perseo, l’eroe figlio di Danae famoso per aver ucciso la terribile Medusa[2].

Altre fonti riportano invece che a costituire il primo nucleo di quella che era destinata ad essere una prospera comunità fu Miceneo, che diede il proprio nome al borgo, mentre a Perseo doveva attribuirsi la costruzione delle mura.

Il trono di Micene passò quindi ad Elettrione, figlio di Perseo, il quale aveva una figlia di smisurata bellezza chiamata Alcmena; di lei si invaghì il cugino Anfitrione[3], che decise quindi di prenderla in moglie.

I due sposi vennero tuttavia presto condannati al-l’esilio poiché Anfitrione aveva ucciso per un malaugurato incidente il suocero Elettrione; il fratello del defunto re, Stenelo, non volle sentire ragioni e, dopo aver conquistato il trono di Micene, allontanò quei parenti così scomodi per una eventuale successione.

Trovato rifugio presso la città di Tebe, i due sposi riuscirono a riottenere, almeno in parte, la serenità perduta; non passò molto tempo, tuttavia, prima che il buon Anfitrione venisse nuovamente coinvolto in una impresa guerresca.

A questo punto, entra in gioco nella nostra storia nientemeno che il padre di tutti gli dei dell’Olimpo, il sommo Zeus, che si innamorò perdutamente della bella Alcmena.

Nella tabella: I discendenti di Perseo

 

Durante l’assenza di Anfitrione, Zeus prese le sembianze del marito di Alcmena per poterla sedurre e fece in modo che la notte durasse ben tre volte di più; ad accompagnare il padre in questa sua ennesima scorribanda nelle terre dei mortali fu il dio Hermes, che aveva preso l’aspetto del servo di Anfitrione, Sosia[4].

Quando Anfitrione – rientrato dalla guerra e ignaro di tutto – tornò a Tebe, egli si unì alla propria sposa. Tempo dopo, Alcmena scoprì di essere incinta: per una di quelle alchimie che solo i miti riescono a spiegare senza entrare in contraddizione, la figlia di Elettrione partorì due gemelli: Eracle (figlio di Zeus) [5] ed Ificle (figlio di Anfitrione).

A questo punto la nostra storia si complica ulteriormente poiché il grande Zeus, presagendo un grande futuro per il suo discendente, prima ancora che Eracle nascesse aveva dichiarato che il prossimo erede dei Perseidi sarebbe stato destinato ad avere una posizione di supremazia su tutta la casata.

Il dio del tuono e del fulmine non aveva evidentemente tenuto in considerazione la gelosia di sua moglie Hera che, per vendicarsi dell’ennesima infedeltà del marito, ritardò il parto di Alcmena ed accelerò nel contempo quello di Nicippe, moglie di Stenelo e zio di Alcmena. Il figlio del re di Micene, Euristeo, nacque pertanto prima di Eracle e a lui dovettero porgere omaggio tutti i Perseidi.

Non contenta di ciò, la dea Hera cercò di uccidere il rampollo di Zeus ed Alcmena, mettendo due serpenti velenosi nella culla dove dormivano i due gemelli Eracle ed Ificle; lo stratagemma si rivelò inutile: quando il piccolo Eracle si svegliò, egli con molta naturalezza afferrò i due rettili strangolandoli a mezz’aria…

Zeus capì dunque che suo figlio sarebbe stato perseguitato per sempre dall’ira della regina dei cieli, sua consorte; per consentire al suo rampollo di beneficiare della divina protezione, il padre di tutti gli dei ordinò al fedele Hermes di avvicinare il piccolo Eracle al seno di Hera, mentre la dea dormiva.

Il bambino succhiò così il latte della dea che, essendo divino, infuse nel figlio di Alcmena una energia sovrumana che l’avrebbe reso invincibile.

La dea Hera si svegliò a causa di un morso del piccolo Eracle ed ebbe un moto di terrore, facendo cadere dal suo seno una piccola parte del suo latte e dando origine alla Via Lattea.

Anfitrione, avendo compreso l’origine divina del bambino, non risparmiò alcuna cura nell’allevare quel figlio adottivo. Egli convocò da ogni angolo della Grecia i più rinomati maestri: il centauro Chirone, il grande arciere Eurito, il principe dei ladri Autolico e Castore, l’illustre discendente della famiglia reale di Sparta.

Il giovane Eracle apprezzò grandemente gli insegnamenti dei suoi maestri, ma non si mostrò altrettanto diligente nell’apprendere l’arte della musica;

si narra, infatti, che un giorno il suo precettore Lino, discendente del divino Apollo, rimproverò aspramente il suo discepolo per la sua inettitudine a suonare la lira; Eracle, di carattere piuttosto focoso, non riuscì a trattenere la propria forza e inconsapevolmente colpì con la lira il maestro, che cadde morto a causa dell’urto.

A causa di ciò Anfitrione fu costretto a mandare il figlio adottivo tra i guardiani delle sue greggi, nei pressi del monte Citerone, sino all’età di diciotto anni.

Si narra che, proprio mentre era intento a pascolare gli armenti, il giovane Eracle affrontò un leone che faceva stragi di pecore e lo uccise: da quel giorno, egli volle vestirsi unicamente con la pelle del leone che egli aveva così valorosamente sconfitto.

Sempre durante il suo esilio forzato presso i pastori, il figlio di Alcmena incontrò un giorno due donne affascinanti, ognuna delle quali lo invitava a seguirla;

la prima, di aspetto florido e stupendamente vestita, rappresentava il piacere e mostrava al giovane un sentiero idilliaco e facile da percorrere;

la seconda donna, invece, simboleggiava il dovere e avrebbe condotto l’eroe presso un sentiero sassoso ed irto di terribili difficoltà.

Eracle, benché affascinato dalle tentazioni del piacere, preferì seguire la via della responsabilità, segnando tutta la sua vita al servizio dei più deboli.

Eracle al bivio

[1]    FRAU, Le Colonne d’Ercole, Roma, Nur Neon srl, 2002.
[2]     Racconti senza tempo, Vol. IV, pp. 168-186.
[3]   Anfitrione era infatti figlio di Alceo e quindi nipote in linea diretta di Perseo.
[4]   Da allora, usiamo il termine “Sosia” per indicare chiunque abbia le stesse sembianze di un’altra persona. Le vicende narrate ispirarono una divertente commedia degli equivoci (“Amphitruo”) al poeta latino Plauto.
[5]    L’eroe era noto nel mondo ellenico anche come l’Alcide, dal nome del nonno Alceo.

 

 

di Daniele Bello

 

Aprile 11, 2017

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