Le streghe dei Castelli Romani

Oggi il nostro viaggio nei miti e leggende dei castelli romani ci porta nei ricordi popolari dei nostri nonni… storie di streghe.

Sono loro le protagoniste dei racconti del focolare, quelli che facevano tremare di paura i bambini che con occhi sorpresi ascoltavano con curiosità e stupore i racconti narrati dai loro nonni.

Secondo le credenze diffuse in varie culture, le streghe sarebbero state dedite alla pratica della Magia e dotate di poteri occulti che sarebbero derivati loro dall’essere in contatto col maligno o comunque con entità soprannaturali.

Queste donne (perché si è trattato per lo più di donne) avrebbero usato tali poteri quasi esclusivamente per nuocere alle persone e alle cose e talvolta per opporsi all’intera società umana.

Disegno di Mariachiara Patriarca

Le streghe abitavano nei paesi dei castelli romani, alcune si nascondevano nei boschi dove si divertivano con feste notturne per osannare la Luna, altre nelle case e soprattutto nelle stalle.

Ogni paese era caratterizzato da streghe particolari, ad esempio a Rocca di Papa erano sicuramente malvagie: prendevano di mira soprattutto i bambini, che potevano storpiare o indebolire fino alla morte.

Ci sono alcune zone dei castelli Romani i cui toponimi richiamano ancora oggi quelle storie “Colle delle streghe” a Grottaferrata o “Colle delle fate” a Rocca di Papa.

Per difendersi da questi malefici le nonne consigliavano di non lasciare i panni stesi dei propri figli all’aperto di notte perché potevano esser utilizzati dalle streghe per qualche maleficio.

Le streghe, inoltre, toccando una donna incinta potevano far nascere un bambino con qualche malformazione, per impedirlo la futura mamma poteva difendere il nascituro solo mangiando un po’ di ruta (Ruta Graveolens, pianta considerata magica in tutta Italia).

Nei racconti folcloristici popolari, le streghe, grazie alla loro grande conoscenza in erboristeria, potevano aiutarti nel curare il mal di testa o nell’incrementare la fertilità, oppure potevano curare le pene del cuore preparando pozioni per conquistare la persona amata.

La cosa certa è che erano molto temute.

Disegno di Mariachiara Patriarca

Per alcuni secoli molte persone sono state oggetto di persecuzione da parte della Chiesa quando in loro venivano individuate le caratteristiche attribuite alle streghe.

Con il supporto delle scienze sociali e della ricerca storica la figura della strega è stata collocata all’interno di determinati gruppi sociali, quali ad esempio i poveri, i mendicanti, gli emarginati, gli anziani, le vedove, e in tutti coloro che all’interno di una comunità ristretta esercitavano pratiche magiche e guaritive. Naturalmente non sono esistite delle categorie fisse entro le quali si possono rintracciare con assoluta certezza i soggetti che corrispondono allo stereotipo della strega.

Nei secoli delle persecuzioni vennero infatti accusate di stregoneria anche persone giovani, benestanti, fisicamente sane e perfettamente inserite nell’ambito sociale di provenienza. Ciascuna differenziazione dipende dallo specifico contesto storico, culturale, politico, religioso ed economico, ma in linea di massima la strega è sempre colei che si distingue dalle persone che la circondano e che non si adatta interamente al modo di vita e alle regole del gruppo sociale di appartenenza.

L’immagine della strega è stata ampiamente rinnovata e rivalutata all’interno dei movimenti neopagani e in particolare dalla Wicca a partire dalla prima metà degli anni Cinquanta del Novecento oltre che da tutte quelle correnti tradizionaliste individuabili nella Stregoneria tradizionale e nella Stregoneria italiana, le quali, rifacendosi agli studi sul folclore, mettono in evidenza soprattutto il ruolo della strega nelle società antiche e moderne come guaritrice ed esperta di medicina naturale.

Disegno di Mariachiara Patriarca

La figura della strega ha radici antichissime che precedono di molto il cristianesimo. Già nel II millennio a.C. sotto al regno di Rameśśêśe III vengono redatti degli atti d’inchiesta dove sono riportati gli antesignani dei riti vudù che ricordano i riti messi in atto dalle fattucchiere.

Un’ altra fonte che narra la loro esistenza è il codice di Hammurabi dove sono descritte pratiche magiche, quindi plausibilmente diffusa nella società.

Spostandosi poi in Assiria, nella biblioteca di Assurbanipal (VIII sec. a.C.) si trovano notizie di esorcismi per contrastare l’azione di streghe e stregoni.

Se si guarda all’epoca classica se ne incontra una presenza corrente nei decreti penali, nei quali si arriva a punire con la morte la magia nera.

Ma il campo più florido dove viene dipinta la figura della strega è la letteratura. La mitologia sia greca che romana pullula di maghe e maliarde, descritte come esseri per metà umani e per metà animali, capaci di assumere aspetti diversi a seconda del proprio obiettivo e interessate a succhiare il sangue dei bambini e a sedurre gli uomini, non esonerati dalla stessa terribile fine.

Alcuni esemplari sono le empuse o le lamiae della mitologia greca, queste ultime originatesi probabilmente dal mito della dea-uccello, che rappresenta una figura femminile con ali e artigli connessa presumibilmente a Lilith, divinità mesopotamica e presente nell’ebraismo sotto forma di civetta.

Molto famosa la Strega di Endor, in realtà una negromante, citata nella Bibbia, come anche le celebri streghe della Tessaglia, nell’antica Grecia.

Disegno di Mariachiara Patriarca

La presenza di reati di stregoneria negli atti giudiziari precedenti al XIII secolo è piuttosto scarsa. La vera sistematizzazione di questa figura, con le sue caratteristiche uniche e distinguibili, si forma solo a partire dal XI secolo grazie ai teologi e agli studiosi sulla base della demonologia. Si comincia in questo momento a distinguere tra maleficae e strigae, mentre si fa spazio la teoria che queste donne siano l’estrinsecazione della potenza del demonio.

Nel 1233 il papa Gregorio IX promulga la bolla Vox in Rama in cui è esplicita la concezione forte e ormai abbastanza precisa dell’azione stregonesca; nel 1250 Stefano di Borbone descrive il sabba; nel 1258 arriva il primo processo; nel 1275 il primo rogo a Tolosa.

A partire dal tardo Medioevo e con l’inizio del Rinascimento, la Chiesa cattolica e, in seguito, anche alcune confessioni protestanti, hanno individuato nelle streghe delle figure eretiche, pericolose per la comunità e dedite al culto del Maligno, da perseguitare ed estirpare dalla società con la violenza. L’insieme dei fenomeni persecutori contro la presunta setta di adoratori del Demonio è noto come “caccia alle streghe” e in Italia l’ultimo caso di una donna che sia stata uccisa perché ritenuta una strega avvenne nel 1828 a Cervarolo in Valsesia.

 Si stima che in Germania, nel solo secolo compreso tra il 1450 ed il 1550, vennero condannate al rogo circa centomila donne, considerate streghe.

Le storie delle donne accusate di stregoneria ci sono note solo attraverso gli interrogatori e i verbali dei processi a cui sono state sottoposte. Bisogna tenere in considerazione l’uso frequente, se non costante, della tortura come strumento di estorsione di confessioni.

Disegno di Mariachiara Patriarca

Nella fantasia popolare a partire dal Rinascimento le streghe appaiono soprattutto come delle donne vecchie e arcigne, anche se non manca all’opposto la figura della strega bella e ricca di fascino, qualche volta rappresentate accanto ad un filatoio o nell’atto di intrecciare nodi, a richiamare l’idea di vendetta, tessendo, cioè, il destino degli uomini e ponendoli di fronte a mille ostacoli.

Avevano capelli molti lunghi e un marchio, che poteva essere un neo o una macchia sulla pelle.

 Ogni strega della tradizione è accompagnata da qualche strano animale, il famiglio, con caratteri diabolici, che fungerebbe da consigliere della propria padrona. Tipici famigli sono il gatto, il gufo, il corvo, la civetta, il topo e il rospo.

Un’altra immagine tradizionale e molto popolare della strega la rappresenta in volo a cavallo di una scopa. Questa iconografia dichiara esplicitamente la sua parentela con la Befana, e l’appartenenza di entrambe le figure all’immaginario popolare dei mediatori tra il mondo dei vivi e quello dei morti.

Disegno di Mariachiara Patriarca

Le storie antiche narrano che erano difficile riconoscerle, apparivano come donne normalissime potevano essere parenti, vicine di casa, donne che di giorno si comportavano come tutte le altre del paese, che andavano a lavare i panni alla fontana, raccoglievano la legna, lavoravano in campagna e cantavano.

Ma con il calare della notte usciva fuori la loro vera personalità e come per magia riuscivano ad entrare nelle case e nelle stalle.

Venivano immaginate come maghe che riuscivano ad entrare dalle porte pur non avendo le chiavi, altri sospettavano che solo con incantesimi riuscissero ad aprire le serrature delle case e i robusti chiavacci di ferro delle stalle.

I loro incantesimi erano molto potenti e temuti.

Disegno di Mariachiara Patriarca

Ma c’erano anche dei modi per difendersi dagli attacchi della strega, chi racconta che bastava mettere una scopa dietro alla porta, altri che bastava mettere del sale sulla soglia di casa e sui davanzali delle finestre e nei quattro angoli dalle stanze.

In questo modo la strega sarebbe stata bloccata dalla scopa e obbligata a contare ogni granello di sale fino al mattino e la luminosità del giorno annullava ogni potere malefico e costringeva la strega a tornare nella sua casa.

Disegno di Mariachiara Patriarca

Nelle stalle che abitualmente si chiudevano dall’esterno era difficile appoggiare la scopa. Ci si affidava allora all’immagine di Sant’Antonio, patrono degli animali, rinforzata da un grosso ferro di cavallo, ma nonostante tutte le precauzioni, si trovavano i cavalli sudati, stanchissimi come se avessero corso durante la notte, a volte con la coda e la criniera intrecciate in minuscole inestricabili trecce, questa leggenda è molto comune in tutta la penisola Italiana.

A volte mistero e fantasia si fondono e formano storie fantastiche che affascinano grandi e piccini, ma la storia ci insegna che identificare una donna come strega voleva dire condannarla a morte, come succedeva nella santa inquisizione.

Bastava veramente poco per esser considerate streghe, la maggioranza delle donne accusate di stregoneria era innocente, spesso semplici levatrici o prostitute o guaritrici.

Queste ultime erano figure tradizionali dedite alle cure con piante officinali e semplici praticanti della medicina popolare che affiancavano la medicina ufficiale perché la popolazione essenzialmente rurale raramente aveva la possibilità di curarsi con metodi costosi. Si poteva essere considerata strega anche per aspetti del tutto irrilevanti, per pura superstizione.

La cosa certa che sono state protagoniste di molte storie fantasiose nella cultura e tradizione italiana.

Ma non va dimenticato che una superstizione, un’ accusa o paure infondate, la mentalità chiusa dei paesi ha causato la morte di molte donne che nascevano fate e morivano streghe.

Autrice: Dott.ssa Mariachiara Patriarca

Fonte:
https://abitarearoma.it/streghe-dei-castelli-romani/
https://it.wikipedia.org/wiki/Caccia_alle_streghe
https://it.wikipedia.org/wiki/Strega

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